Capitolo XII

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C'è una storia dietro ogni persona.
C'è una ragione per
cui loro sono quel che
sono. Loro non sono così
solo perché lo vogliono. Qualcosa
nel passato li ha resi tali, e alcune volte è impossibile cambiarli.
Freud.


Per poco non ebbi un attacco di cuore mentre i suoi occhi si scontrarono con i miei, pieni di stupore per qualche istante, cancellato dall'arroganza dal suo sorriso.

– Questa è la 4° D? – chiese, e quasi saltai alla gola di Erika mentre rispondeva, presentandosi e chiedendogli come si chiamava.

Idiota, era questo il suo nome, oltre a rompipalle. Non Luca. idiota.

Dopo aver stretto amicizia con Diego ed Edoardo alla velocità dei bambini delle elementari, si sedette nel banco davanti al loro, continuando a guardarmi di tanto in tanto e facendomi irritare sempre di più ogni secondo che passava.

Presi il cellulare e iniziai a scrivere ad Arianna.

" L'universo mi odia. Non ci sono altre spiegazioni".

Dopo nemmeno un minuto arrivò la sua risposta.

" Cos'è successo?"

" L'Idiota. È in classe con me. A quanto pare non è così stupido come pensavo se fa un liceo scientifico"

" Sexy e Intelligente. Possibile che tutti i ragazzi così finiscano nella tua classe!!". " Mandane qualcuno anche da noi, assicurandoti che non sia gay!!!! Ci basta Renzo"

" Molto d'aiuto!" replicai sarcastica, tenendo gli occhi fissi sullo schermo. Non dovevo assolutamente alzare la testa e guardare verso di lui.
Potevo resistergli e lo avrei fatto.

" Dai Sofi, magari non è poi così Idiota"

" Mi ha toccato il culo!"

" Può essere stato un incidente" obbiettò, per l'ennesima volta.

Io dubitavo che si fosse trattato di un incidente ma non replicai, anche perché suonò la campanella e  gli ultimi compagni entrarono in classe.

Non erano cambiati molto in questi mesi, il che era rassicurante. Non mi piacevano i cambiamenti, soprattutto se non ero io a provocarli e non avevo il controllo totale.

La nuova professoressa di Fisica entrò in classe. Era giovane, coi capelli biondo tinti e occhi scuri. Una camicetta giovanile e un paio di jeans normalissimi.

– Buongiorno ragazzi. Io sono la professoressa Torre, Alice. – si sedette prendendo il registro e iniziando a parlare un po' di lei, di quello che avremmo fatto e di come funzionavano i voti con lei prima di fare il registro:– Quando vi chiamo presentatevi. Cosa vi piace fare, i vostri hobby. Se avete fratelli o sorelle. Cosa vorreste fare da grandi. Quello che vi sentite per iniziare a conoscerci – disse, sorridendoci e tenendo lo sguardo puntato su di noi.

Per il momento non sembrava male, ma avevo imparato a mie spese che anche le più dolci delle prof. potevano essere delle stronze pazzesche e trasformarsi nel diavolo nel giro di pochi minuti.

– Miriana Armani – chiamò e lei iniziò a parlare di lei, cose che sentivo da tre anni. Ogni volta che arrivava un professore c'era questa sorta di presentazione e perdevamo la prima parte dell'ora.

– Lucia Azzurri –; – Giulio Baro –; – Luca Conte –

Il silenzio calò sulla classe e gli sguardi di tutti, escluso il mio, si concentrarono sul nuovo ragazzo. – Mi chiamo Luca, ho diciotto anni e mi sono appena trasferito da Torino con la mia famiglia –

Come Neve D'EstateWhere stories live. Discover now