Un MoJiTo di Troppo

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8 Agosto 2017

Si prova a sfidare la vita,
Il mondo intero.
Si fallisce, più delle volte
cadrai a terra,
esausto, combattuto.
Ma non importa
Alzati e riprova.
Ancora ed ancora
Hai tanto da imparare dalla vita.
Fallendo si impara. Imparando si vive.
Vivi, cadi e ti rialzi .
Questo si chiama vivere

Claudio era placidamente disteso sul letto. In silenzio, assonato, spaventato. Era solo, le lenzuola bianche in cui era avvolto, erano fredde. Nessun calore sul suo corpo. Allungando la mano non sentì niente. Nessun corpo giaceva vicino a lui. Nessuno respiro sul suo collo.

Non voleva aprire gli occhi, per ritornare alla realtà. Avrebbe fatto ancora una volta male.

Quello di stanotte era stato un bellissimo sogno,perché svegliarsi?

Senza voglia di alzarsi, si ricoprì con quello stesso lenzuolo fino alla testa e dando le spalle all'armadio, provò a riaddormentarsi per continuare a sognare.
<<per stare insieme almeno nei sogni>>
La sua tranquillità fu interrotta dal suono del cellulare. Si girò nervosamente verso il comodino per vedere chi rompesse a quell'ora del mattina. Era un numero sconosciuto. Aprì gli occhi sorpreso e si alzò di scatto dal letto, e con un respiro affannoso prese la chiamata.

<<P-Pronto? disse con voce assonnata ed incerta >>

<<Stronzo dove cazzo sei? E' da tre ore che busso alla porta e non mi apri!!! Ringhiò Giulio, urlando al telefono>>

Claudio sentendo la voce del suo amico, soffiò di sollievo. E sentendo la preoccupazione del suo amico, sorrise debolmente.

Claudio era ormai sveglio, ed iniziò a guardarsi intorno. Notò qualcosa di strano, quella stanza non era la sua. Non era il suo letto, non era il suo armadio. Quella non era casa sua. Spalancò gli occhi sorpreso e con le mani mosse i capelli nervosamente cercando di ricordare qualcosa.

<<Giù scusami non sono a casa. Ci sentiamo più tardi.>>

<<Claudio aspet- >>

Non lo lasciò finire che chiuse la conversazione.

Che cazzo ho fatto? stava pensando. Era mezzo nudo in una stanza che non era sua. Si mise le mani davanti il viso. Con la paura di aver commesso un errore imperdonabile. Con la paura di farlo star male di nuovo. Di poterlo ferire. Di potersi ferire.
No.No.No.No
Scosse la testa nervosamente.

Sentì una voce che canticchiava e dei rumori che credeva provenissero dalla cucina. Si mise un paio di pantaloncini che trovò appoggiati sulla poltrona ed uscì dalla stanza.

Ad ogni passo, affioravano i ricordi. La farina, le bottiglie di birra a terra, frammenti sparsi, il portacenere capovolto. Tutto era familiare. E il respiro piano si regolarizzava di nuovo. Quella realtà non stava facendo così male. Anzi. Il suo bene. Mario. Era lì in ginocchio vicino il piano cottura a pulire, cantando una canzone di Alessandra Amoroso, una delle preferite anche di Claudio, " Avrò cura di tutto"

Per chi non guarda mai oltre il margine,

per chi disegna la catastrofe,

Quella Crepa Sul CuoreWo Geschichten leben. Entdecke jetzt