capitolo ventitrè

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"Probabilmente avrai sentito alcune persone dire che se sei figlio unico in famiglia, hai tutte le attenzioni dei tuoi genitori. Ma non è sempre vero. Non sono mai stata quella bambina che veniva viziata, aveva molti giocattoli costosi e indossava vestiti bellissimi. Non posso dire che la mia infanzia sia stata miserabile, ho anche dei ricordi felici, ma quando ci penso...ci sono cose che mi sembravano diverse soltanto perchè ero troppo piccola. Per esempio, non ho mai avuto un buon rapporto con mio padre. Stavamo insieme, ma quest'era. Quando ero bambina, pensavo che così dovesse essere e ho smesso di volere attenzioni da lui da quando avevo tre anni."

"Invece con mia madre mi sentivo un po' più vicina, rispetto a mio padre. Ricordo che a volte, dopo avermi presa all'asilo, a casa cucinavamo dei biscotti e scherzavamo su tutto. In quei momenti rideva molto. Ma dopo aver compiuto sei anni ed essere andata a scuola, le cose cambiarono. Iniziai a vedere i miei genitori molto raramente e Rose, la mamma della mia amica, fu colei che si prese cura di me maggior parte del tempo. Passai anche molte notti a dormire a casa sua nella stessa stanza di sua figlia Tina. Non sapevo cosa stesse succedendo a casa mia, ma quelle rare volte che vedevo i miei genitori, percepivo quella sensazione che non andava tutto bene. Un paio di volte provai a chiedere loro se ci fosse qualcosa di sbagliato, perchè, nonostante avessimo preso le distanze, volevo trovare un modo per proteggerli. Volevo aiutarli. Ma loro non risposero mai alle mie domande, quindi smisi di chiedere."

Potevo sentire il dolore crescere nel mio cuore, rendendo difficile continuare. Tuttavia, i miei occhi erano asciutti e non c'era segno che presto avrei iniziato a piangere. Il braccio di Harry era ancora intorno alle mie spalle e potevo percepire che stesse ascoltanto con attenzione ogni parola che dicevo.

Questo mi dava un po' di forza.

Harry mi aveva fatto realizzare quando avessi bisogno che qualcuno...ascoltasse semplicemente ciò che mi ero tenuta dentro per molti anni.

Presi un profondo respiro e focalizzai il mio sguardo sull'uccello che era comparso di nuovo. Poi continuai.

"Avevo dodici anni quando vidi per la prima volta mio padre tornare a casa ubriaco. Stavo appena litigando con mia madre. Lei non voleva che passassi altro tempo a casa di Rose, perchè si sentiva come se Rose mi stesse rubando. Io avevo iniziato a difendere Rose e, alla fine, sia io che mia madre ci urlammo addosso. Non notammo mio padre entrare e...quando ci sentì discutere...andò in bestia. Non l'avevo mai visto così arrabbiato e mi spaventai, ma non riuscivo a correre in camera mia, perchè...non volevo che facesse del male a mia madre. Quindi rimasi lì e...dissi che era tutta colpa mia, che avevo iniziato io a discutere. Lui mi sgridò e mi spinse contro il muro. Tuttavia, non mi ferì fisicamente."

"Dopo ciò, non vidi più Rose e il mio rapporto con mia madre iniziò a rompersi. Mio padre iniziò a tornare a casa ubriaco sempre più spesso e di solito mi urlava contro tutti i tipi di cose. Tuttavia, si scusava sempre il giorno successivo e non mi feriva mai fisicamente, nonostante c'erano state volte che pensavo l'avrebbe fatto. Lui e mia madre iniziarono a trattarsi freddamente e solo la sera quando andavo in camera mia, li sentivo discutere. Presto scoprii di cosa. Mio padre aveva chiesto un prestito alla banca e aveva cercato di fare affari, ma senza successo. Aveva anche usato molti soldi per la sua macchina nuova e altre cose, quindi fondamentalmente aveva un enorme debito da pagare. La situazione peggiorò soltanto quando fu licenziato a lavoro."

"Scomparve al mio quattordicesimo compleanno. Una settimana dopo io e mia madre ricevemmo una singola lettera da parte sua. Era diretta a mia madre e diceva soltanto che non voleva essere cercato. Lui...non aveva scritto una parola su di me."

Avevamo raggiunto la casa di Harry e ci eravamo fermati davanti la porta. Dopo aver sussurrato l'ultima frase, rimasi in silenzio e continuai a deglutire il nodo che avevo in gola, rifiutandomi di piangere. Poi sentii i polpastrelli di Harry sotto il mio mento, prima che mi sollevasse lentamente la testa. I suoi occhi verdi mi guardarono con così tanta dolcezza, che mi provocarono immediatamente le lacrime agli occhi, ma una parte di me si rifiutava ancora di piangere.

Quella parte che mi accusava anche di essere stata la colpevole di tutto quello che era successo nella mia famiglia.

"Heather..."

Lasciai uscire un respiro tremante, prima di allontanarmi da Harry. Vidi della tristezza balenare nei suoi occhi e aprì la bocca per dirmi qualcosa, ma io scossi velocemente la testa. La voce nel retro della mia mente diventava sempre più forte e continuava ad accusarmi, facendomi sentire ancora più inutile di quanto già mi sentissi.

Avvolsi le braccia intorno al mio corpo e allontanai lo sguardo da Harry, sentendo il mio cuore iniziare a rompersi in pezzi. Ora che sapevo che lui era l'unico a potermelo dare, volevo maledettamente il suo conforto. Ma la voce dentro la mia testa non mi lasciava. Diceva che non lo meritavo, diceva che alla fine anche lui mi avrebbe lasciato come avevano fatto tutti, diceva che meritavo di rimanere sola dopo tutto quello che avevo fatto.

"Heth, per favore...lasciami aiutarti."

Notai Harry cercare di avvicinarmisi e la mia testa scattò verso l'alto, prima di allontanarmi di alcuni passi. Il mio corpo incominciò a tremare e sentii gli occhi riempirsi di lacrime, ma non permisi loro di sgorgare.

"No, Harry. Non avvicinarti." dissi con voce tremante. "È stata colpa mia. Io ho causato tutto. Non merito nessun conforto da parte tua. Non avrei dovuto dire...io..."

La voce dentro la mia testa ora era cambiata e potevo sentirla urlare le parole che mio padre mi aveva detto mentre era ubriaco.

Non ho mai voluto un bambino. Sei stato un errore, Heather. Un errore! Tutta questa merda è successa per colpa tua. Non ho più soldi per colpa tua, tutti sprecati per te! Le cose sarebbero state molto più facili se non fossi nata.

Potei vedere lo sguardo deluso di mio padre nella mia mente e subito dopo anche quello di mia madre. Poi...gli occhi di Alyson e improvvisamente ricordai le parole che dissi prima che il nostro gruppo uscisse quella notte.

"Questa festa è noiosa. Andiamo al parco."

Ero stata io a suggerire di lasciare la festa di Ethan. Se non fossimo andati altrove, Alyson sarebbe stata viva.

Andai verso la strada. Harry disse qualcosa, ma non lo sentii. Più mi allontanavo da lui, più sentivo me stessa cadere nell'oscurità che mi schiacciava, quindi non provavo altro che un insopportabile dolore.

Era colpa mia. Alla fine la morte di Alyson era stata per colpa mia, proprio come avevo pensato sin dall'inizio.

Tutto era per colpa mia.

Non puoi mai scappare dal tuo passato. Nessuno ti vuole qui. Non verrai mai salvata, quindi perchè continui a vivere?

La mia vista iniziò a scurirsi, ma risucii a vedere una macchina che si stava avvicinando abbastanza velocemente. I miei piedi iniziarono a muoversi prima che potessi realizzare pienamente cosa stavo provando a fare. L'unica cosa che sapevo era che quella voce nella mia testa mi stava torturando al punto che volevo solo un po'...di silenzio.

Meriti di morire comunque.

Tuttavia, all'improvviso sentii le braccia di qualcuno avvolgermisi con forza intorno al corpo e tirarmi indietro. Provai a liberarmi e aprii la bocca per urlare, ma non ne uscì nulla. Non riusivo neppure a respirare adeguatamente.

"Non ascoltarla! Heather, per favore, guardami." sentii la voce di Harry e gradualmente smisi di lottare. Lo sentii avvicinarmi a lui, prima di posare l'altra mano sotto il mento e facendomi guardare nei suoi occhi verdi. Potei vedere che la loro sfumatura era diventata blu, poi tornò verde. E, nonostante già avessi visto i suoi occhi cambiare colore, questa volta ci fu qualcosa di diverso nel suo sguardo. Sembrava perforarmi e, in un modo strano, sentii la voce accusatoria scomparire, finchè non la sentii più. Lentamente il mio respiro iniziò a rallentare e l'oscurità che mi circondava svanì. Ora mi sentivo stranamente spossata, ma allo stesso tempo...era come se qualcosa di davvero pesante mi fosse stato tolto da dosso.

Non realizzai neppure che la lacrime avevano incominciato a sgorgare dai miei occhi, finchè Harry non le spazzò via dalle mie guance gentilmente. Poi mi prese a mo' di sposa e mi portò verso casa sua.

"Ti prometto che andrà tutto bene, Heth," lo sentii dire con calma. "Ora ti porto a casa. Sarai al sicuro lì. Andrà tutto bene."

Posai la testa sulla sua spalla e inspirai il suo profumo familiare, prima di chiudere lentamente gli occhi.

"Tu sei la mia casa, Harry."

The Blue Rose [h.s. - italian translation]Where stories live. Discover now