10°capitolo - the expert

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Ambra «Andiamo no?»

Mi venne un dubbio.

«E come facciamo?»
Chiara «No è así difficile.» sventolò una mano davanti al viso. ‹La fa troppo facile.› -commentai nella mia testa.-
Ambra aggiunse «Le poche guardie presenti non possono tenerci d'occhio tutti.»
«Esattoo!» nello stendere il braccio facendo poi l'okay col pollice la sua mano mi arrivò proprio davanti alla faccia.
Io dissi «O-okay, se lo dite voi...»
Chiara si volle togliere un dubbio «Ma por qué non la hai portata con tigo?»
«Se l'avessi messa in tasca si sarebbe sciolta...»
«Uff, dai, dobbiamo fare in fretta.» commentò Ambra in uno sbuffo.

Ci guardammo in giro e facendo finta di niente ci incamminammo. Colsimo subito l'occasione appena la guardia si voltò! Chiara ci fece segno con la mano di muoverci. Ambra era la più lontana, una guardia la stava osservando! Avevano notato qualcosa? Così, Chiara, le fece segno verso di egli. Lei dopo essersi stampata un sorriso sul volto si avvicinò alla guardia carceraria.

Che ha intenzione di fare?› -mi chiesi senza capire.-

Probabilmente Chiara notò la mia espressione, disse «Está usando il vero fascino di una mujer. Su mente.»

La osservai mentre gli disse qualcosa e dopo avergli fatto un sorriso continuò a camminare come se niente fosse fino a giungere a noi, probabilmente se non avesse fatto così ci avrebbero scoperto.

Fummo dentro.

Giunsimo davanti la mia cella praticamente senza alcun problema.

Io «E ora?»

Senza avere bisogno di una risposta la ragazza con la pelle ambrata si tirò su le treccie con una mano e con l'altra si mise a trafficare fra i capelli tirando fuori delle forcine fatte in ferro.
Dopo aver chiesto all'altra di controllare il corridoio adiacente iniziò a trafficare con la serratura, solo che ebbe qualche problema ad aprirla. Ci provò per più volte. Come già mi disse poteva succedere che questo metodo non funzionasse.
Se le mise in tasca e ne tirò fuori altre due sempre tramite la sua chioma. Quante ne aveva in testa? Ci riprovò e per fortuna ci riuscì! Dopo averla aperta si diedero il cambio, lei aspettò fuori.
Mi avvicinai al letto e infilai la mano dentro la fodera del cuscino. Dopo averla tirata fuori praticamente integra, gliela porsi.

Chiara «Mmmmmh...»

Se la rigirò fra le mani.

«Da quanto sei laureata in medicina?» mi sorse questa domanda in modo spontaneo.
Chiara mi osservò, stava per mettersi a ridere? «Oh, ma yo no soy laureata in medicina.»
«Ma–..» ‹Ma come?›
Lei «Tengo 18 años, non ho neanche fatto in tiempo a entrare all'università.»
«E allora come–..» non mi fece terminare «Pero ne so quanto la gente che si è già laureata. Mi è siempre interessato lo estudio médico, ma anche la chimica!» ora potevo capire.
Sorrisi «Quindi avresti voluto laurearti esattamente in...?»
«Farmacologia.» -riusciì solo a pensare- ‹Wow.› «Più specificatamiente nel branco farmacocinetico e farmacodinamico.» ‹Oddio...› -sì, esatto, non ci stavo capendo molto.-
«Interessante.» mi limitai a commentare.
Si rigirò fra le mani più e più volte quella pastiglia «Di cierto no è comune.»
«No?»
«Assolutamente no.»
Così le chiesi «Ed è una cosa buona? O è una cosa cattiva?»
«Vedi, potrebbe anche esere "normale" dar delle medicine a los reclusos. Ma no se il carcere o el carcerato non è munido di un medico de base.» mi spiegò.

Continuò ad ispezionarla. Non ebbe neanche bisogno di sbriciolarla dato che si era scheggiata da una parte, così, prima di passare il dito sulla superficie di essa lo bagnò e solo dopo averlo fatto se lo mise in bocca. Si passò la lingua sulle labbra e poi sputacchiò in giro. Ma cosa combinava?

CRESCERE NEL CRIMINEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora