45°capitolo - rain beating on disconnected thoughts

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Mi alzai con uno scatto e in modo brusco levai la sua mano dalla mia spalla. La feci sobbalzare.

«Come cazzo sei arrivata quì?!» sbraitai.

Questo posto è mio e di nessuno altro. È il mio segreto, perchè si trova quì?!›

Un fastidio bruciante mi premette le viscere.

«I-io...»
«Tu, cosa?» ringhiai.

Nonostante la penombra e la pioggia scrosciante potevo intravedere i suoi occhi, mi parvero lucidi.
Cos'era quello sguardo? Quanto aveva sentito?
Forse non mi ero sbagliato quando me l'ero trovata davanti, era veramente lei, eppure ero arrivato a pensare che fosse un'allucinazione. Che sciocco.
Aveva un talento nello spuntare fuori proprio nei miei momenti no.

Taylor Vega (POV'S)

Il suo sguardo stava ricadendo su di me come un macigno.

«Vattene!» mi gridò contro.

Le gocce di pioggia gli ricadevano sul viso come carezze leggere, cosa che forse gli mancava da tempo.

Anziché temerlo, alzai la mano, e tremolante, sfiorai quel taglio che gli sfregiava il viso.
Si ritrasse. Io sussultai.
Si voltò dall'altra parte e si coprì la nuca con le mani.

Lascialo stare.› -mi suggerì, ma ovviamente, non l'ascoltai.-

«Aron...» lo chiamai «Andiamo, dai.»
«Sta' zitta!»

Mi ammutoliì.

Ci fu silenzio. L'unico rumore assordante era quello della pioggia battente. Correva per il cielo e volava nell'aria sfrecciante e priva della paura di collidere.

Lui disse «Tutte le volte arrivi nei momenti meno opportuni!»
«Che cosa vuoi dire?»

Non mi diede risposta.
Si trovava ancora girato dall'altra parte, mi stava dando le spalle.

Cercai di chiamarlo ancora «Hei, Ar–..» «Taci! Taci taci taci taci taci.»

‹Che diamine ha desso?!›

Non compresi il suo comportamento in quel momento.

Oramai eravamo completamente zuppi ci saremmo presi una bella influenza oltre a finire sicuramente nei guai.

Ora basta. Sono stufa.› -mi aveva stancato!-

Mi ci avvicinai con prontezza. Gli toccai la spalla e lo voltai verso di me. Mi afferrò per le spalle e me le strinse forte fino a farmi male.

-Spalancai gli occhi- ‹I suoi occhi...›

Quel suo sguardo... Era identico a quello di Claus.

«Prima che finisca per ucciderti, ti conviene andartene.» il tono che usò non sembrò nemmeno essere il suo.

Dopo un tempo che parve infinito mi lasciò in malo modo ed io caddi col sedere sul terreno bagnato.

Parlò «Sai...»

La sua figura imponente torreggiava su di me.

«Tu non dovresti neanche essere quì.»

CRESCERE NEL CRIMINEWhere stories live. Discover now