42°capitolo - good blood sometimes lies

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Christian Jay (POV'S)

«Hai capito?» domandai ad Aron.

Erano almeno due minuti che glielo ripetevo. Sembrava trovarsi in una specie di stato di trance, non mi stava ascoltando. I suoi pensieri erano così tanto forti da farlo estraniare davvero dal mondo in questo modo?

«Ti sto parlando, mi senti?» lo riscossi.

Sbatté gli occhi.

«Sì, ti ho sentito.» rispose burbero.

Forse riusciì ad intendere a cosa stesse pensando.

«Ascolta...» cercai di attirare la sua attenzione «Questa volta non ci rovinerà.»
«Forse a te no! Ma a me sì!» si mise sbraitare. ‹A quanto pare si è risvegliato benissimo.›
Tentai ancora una volta di rassicurarlo «Non riuscirà a fare–..» «Niente?! Peccato che abbia già fatto abbastanza, non credi?» sembrò ringhiarmi contro.

Decisi di non rispondergli. Non sarebbe servito a niente.

«Dobbiamo andare ora.»
«Non voglio vederlo.» disse con risolutezza.
«Non dirmi che pensi di risolvertela da solo.»
Aron mi guardò «E invece è proprio così!»
«E come, spiegami! Non puoi. Ci siamo di mezzo tutti–..» m'interruppe «Ah!» commentò con ilarità «Ma non farmi ridere.»
Allargai le narici «Ci serve la tua collaborazione. Lo capisci?!»
«Capisco fin troppo...»

Dieci minuti dopo entrammo nell'ufficio del direttore.

Egli «Dal tuo sguardo mi tocca dedurre che tu sia a conoscenza di tutto.» mi tirò una brutta occhiata.

Pensava davvero che non se ne fosse potuto accorgere?

«Sarebbe dovuto sparire, non essere rinchiuso in un carcere lontano da quà!»
Sospirò «Sì. Ma certe cose sono "problematiche" da portare a termine.»

Aron si strofinò la faccia in modo agitato e le manette emisero un suono metallico.

-Continuai ad osservare Aron- ‹Fra poco so che scoppierà il finimondo.›

Egli proferì nuovamente parola «Non te ne saresti dovuto preoccupare–..» «Ah no?! Eppure vuoi spedirmi nel suo stesso carcere!» gli sputò in faccia.

Mise le mani sulla scrivania lucida.

A Boston si trovava un carcere di massima sicurezza da cui era impossibile fuggire. Eppure, ci erano riusciti, persino in due. Nonostante avesse fatto progettare dai migliori ingegneri una stanza apposita per Claus lui era riuscivo comunque a svignarsela ancora una volta. Niente riusciva a fermarlo. Né mura d'acciaio, né alcun sensore, né delle manette di posizione. Né tantomeno le preghiere di chi aveva il suo stesso sangue in circolo.

Non si degnò di commentare a riguardo, gli volle solo far presente «Non sarebbe dovuto fuggire. È stato progettato da me.»
«A quanto pare non è bastato!» ringhiò.

Si stavano guardando intensamente, potevo percepite sin da quì il loro volersi tener testa a vicenda solamente con lo sguardo.

CRESCERE NEL CRIMINEWhere stories live. Discover now