53°capitolo - soul tearers

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Perchè tutti quanti non facevano altro che colpirmi ed affondarmi?

Mi tirai su a sedere con fatica, la testa mi girava come una trottola ed ogni mio nervo lo sentivo tremare.

Col respiro corto trovai comunque la forza di dire in modo impastato «Be', wow.»

Il silenzio tombale creatosi si ruppe, i loro occhi erano già da prima puntati su di me.

«Se per te posso crepare potevi lasciarmi dov'ero.»

Lo guardai dritto negli occhi. Senza alcuna paura.

Be'? Ora non parli Aron Jhones?›

«Se c'è una cosa che ho imparato è che è da stupidi dare il cuore in mano proprio a chi te lo squarcia.» aggiunsi «Quindi ti ringrazio.» sorrisi.

Entrambi stavamo tenendo lo sguardo fermo l'uno nell'altro in attesa di chi crollasse per primo.

Non sarò io a crollare questa volta, e soprattutto, non sarai più tu a farmi crollare.›

E alla fine, chi crollò, fu lui. Lo distolse.

Christian mi chiese «Come ti senti?»

Aron se ne andò.

«Bene.» gli risposi.
«Okay...» disse «Io vado a recuperarlo, non vorrei che si cacciasse in qualche guaio.»

Rimasi da sola. Mi rimisi giù.

È proprio vero che chi ti rialza è poi in grado di mandarti più affondo di prima.› -continuai a pensare.-

Un pensiero perfido si fece spazio in me, non lo cacciai indietro.

Sono proprio fratelli.›

Se uno ti faceva male fisicamente l'altro lo faceva mentalmente e viceversa.

Il male fisico e quello mentale però erano ben differenti l'uno dall'altro. Perchè se il primo ti lasciava le cicatrici, l'altro ti lasciava i traumi.
Il tipo di male fisico lo sentivi ad ogni movimento. Lo vedevi. Lo guardavi. Non era nascosto da niente, non era radicato in profondità. Mentre il primo si vedeva, per il secondo, era tutto il contrario. Era nascosto e pronto a colpire ben più in profondità perchè era proprio lì che si radicava.
I dolori invisibili erano quelli che più facevano male. Non ti scalfivano il cuore, ma la mente. Questo era il male psicologico. Ed anziché lasciarti un livido si tramutava in un mostro.

Aron Jhones (POV'S)

Stavo passeggiando per il cortile con la sigaretta tra le mani che nemmeno stavo fumando come se fossi un'anima in pena.

La vuoi smettere?›
‹Di fare cosa!›
‹Sembri una maledetta ragazzina frustrata col ciclo!›

Mi fuoriusciì un verso dalle pareti della gola.

Notai di sfuggita una figura venire verso di me, sembrava piuttosto arrabbiato.

«Aron, se ti vedono–..» ‹Uff. Eccolo che comincia a farmi la paternale.› -alzai gli occhi al cielo.- «Mi stai ascoltando?»
«No.» risposi con nonchalance.
Christina apparve frustrato «Aron, senti...»
«Scommetto che principalmente ti trovi quì per dirmi qualcosa che probabilmente mi infastidirà.»
Lui mi osservò con un'espressione da pesce lesso «E come fai a dirlo?»
«Ci scommetterei le palle che mi sono appena cadute a terra vedendoti.» feci un tiro, non lo guardai.
Finse una risata «Ma come sei divertente!»
«Ora lasciami finire di fumare in santa pace.»
Christian tornò serio, segno che doveva dire qualcosa ‹Che palle.› -commentai.- «È inutile che ti comporti così facendo tutte queste scenate.»
Lo guardai senza capire «Sarebbe?»
«Lei c'è dentro quanto noi.»
«Come?» dissi sarcasticamente «Ma che cosa vai a blaterare?»
«Si sono visti. Ne sono sicuro.»
Non terminai di fare l'ultimo fiato che iniziai a tossire come un dannato «Ma che cosa stai dicendo?! Ne sei proprio sicuro?!»
«Un paio di giorni fa qualcuno ha nuovamente usato la saletta privata.» mi informò.
«E perchè sei venuto a saperlo solo adesso?!»
«Non è che ogni volta mi arrivi una notifica a riguardo o cose del genere...» mi lanciò un'occhiataccia.

CRESCERE NEL CRIMINEWhere stories live. Discover now