33°capitolo - the rage of a beast

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Taylor Vega (POV'S)

Mi trovavo nel letto. Oggi non avevo alcuna voglia di uscire dalla mia cella e di incontrare persone, volevo starmene quì, a crogiolarmi nei miei pensieri. E poi avevo male ovunque.

Era mattina, riusciì a capirlo dal rumore che proveniva all'esterno.

«Hei!»

Mi provocò una spavento. Potei vedere solamente le sue braccia infilate tra le sbarre laterali della cella, nient'altro. Però dalla sua statura capiì comunque di chi si trattasse.

Mi misi seduta, feci fatica nel farlo, e poi mi diressi verso Chiara.

Lei «Alora sei sveglia!»
«Sì.»
«Esci, su!»

Spalancò la porta.
Ogni mattina le guardie passavano per tutte le celle e le aprivano, in questo periodo i disguidi sembravano essere diminuti parecchio e proprio per questo avevano adottato questo metodo. Tranne che per il corridoio est.
Peccato che comunque io non avessi alcuna voglia di uscire.

«Dai dai!» saltellò.

Questa ragazza mi divertiva parecchio. Certo, era tutta pepe, ma il suo essere riusciva a metterti allegria anche quando per essere allegri non avevi alcun motivo. Lei sorrideva sempre e proprio per questo ti veniva automatico sorridere assieme a lei. Nonostante i problemi, i guai, e tutto il resto.

Chiara «Ti offro el coffee.»

Come avrei potuto rifiutarmi?

«Dai, avanti. Muoviti!»

Non era il tipo di persona a cui potevi dire di no, rifiutare era difficile.

Ci ritrovammo vicino alla macchinetta mentre sorseggiavamo i nostri caffè.

Chiara «Haora la mato.» Oddio, ancora?› -mi stava esasperando!-
«Non ti ha guardata male...» le ripetei.

Ce l'aveva con una ragazza, continuava a ritenere che l'avesse guardata male.

-Risi- ‹È proprio impossibile.›

Più tardi incontrammo Martina.

La sua presenza incuteva quasi timore.
Era completamente diversa dalla biondina affianco a me, ma nonostante questo, lei sembrava non farci neanche caso.
Non faceva altro che avvicinare a sé tutti quelli che le stavano attorno o che conosceva, di chiunque si trattasse.
Era una fra le cose che adoravo di lei.

Una ragazza sembrò venire verso di noi «Chiara, potresti venire un attimo?»

Così rimasimo solamente io e quella ragazza con più tatuaggi che pelle addosso.

«Tu non mi piaci.».

Avevo già lo sguardo su di lei. ‹Che?› -ne rimasi interdetta.-

Io «Come dici?»
«Hai sentito quel che ho detto.» e poi aggiunse «Дурний.» ‹Mi ha insultata?› -mi chiesi- ‹Ci scommetto...› -mi imbronciai.-
Le domandai «E perchè mai?»
Sbuffò «Non sembri "tipo da carcere".» che voleva dire?
La guardai male «Perchè non sono come te?»
Mi diede accesso al suo sguardo «Nel senso?»
«Non rispetto i tuoi canoni "da cattiva ragazza del carcere"?» virgolettai con le dita.
Spostò il suo sguardo «Mah...»

CRESCERE NEL CRIMINEWhere stories live. Discover now