26°capitolo - true identity

1.1K 41 0
                                    

«Si può sapere cosa vuoi Dylan?!»

Sobbalzai!

«Martina–..» «Si può sapere perchè ci stavi osservando?» ‹Carlos aveva ragione. Se ne sono accorte.›
Mi grattai la testa «Bé...» che le avrei dovuto dire?
Mi si avvicinò pericolosamente «Piantala кольоне.»

Si allontanò.

Io «Se devi insultarmi potresti farlo normalmente almeno?» commentai.

Mi fulminò.
Mi diede una spallata quando mi passò accanto.

«Ma–..»

Non la sopporto!›
‹La cosa è reciproca, lo sai benissimo.›

Sospirai.

Continuava ad avercela a morte con me, eppure avevo pensato che con gli anni la cosa sarebbe sfociata, ma a quanto pare così non era andata. ‹Per lei è impossibile perdonarti.› -dopo questa ennesima affermazione, strinsi i pugni.-

Christian Jay (POV'S)

Contando oggi, non dormivo da due giorni.

Appena varcai la porta blindata mi diressi verso quella del suo ufficio. Peccato che non riusciì bussare, davanti ad essa c'erano le sue guardie del corpo.

«Christian. Te l'abbiamo già detto ieri.» mi disse uno di loro «Il direttore in questi giorni è impegnato a prendere accordi per il trasferimento del detenuto 6 0 6‹Aron.› -pronunciai il suo nome nella testa.-
Insistetti «Ho bisogno di riportargli un'informazione importante.»
«Ovvero?» mise le mani dietro la schiena.
«Non posso riferirlo ad una semplice guardia del corpo.» lo sfidai.
Lui «Come hai detto?» mi si avvicinò.
«Calmati.» l'altro lo fermò per la spalla.
Io «È piuttosto urgente.»
«Mi spiace, non può essere disturbato.»
Continuai ad insistere «È importante!» alzai la voce.
«No.»
«Ritorna domani.»
Feci un giro su me stesso «Anche ieri avete detto la stessa cosa!»
«Mi dispiace, ma è così. Questi sono gli ordini.» mi rispose risoluto.

Buttai fuori l'aria dai polmoni rumorosamente.
Mi voltai, feci mezzo passo, in fine mi girai di nuovo e mi fiondai sulla maniglia della porta!

«Ma cosa stai facendo?!» mi gridò contro.

Cercai di aprire la porta ma mi fu possibile. Mi tirò indietro con la forza! Picchiai un paio di pugni sulla superficie della porta provocando un gran bel rumore.

«Hai capito o no che è impegnato?!» urlò.

Mi stavano sbattendo fuori!

Si udì un cigolio.

«Cosa sta succedendo?! Non vi avevo detto–..» fermò ciò che stava dicendo «Christian.»

Ero riuscito a farlo uscire.

Parlai «Probab–..» mi interruppe «Sono impegnato.»

Stette per richiudere la porta.

«Torna un'al–..» fu mia la volta di interromperlo «Ci siamo sbagliati!»

Ormai mi avevano trascinato fuori.

«Fermi.» gli fece segno con la mano e loro si fermarono ‹Sono proprio dei perfetti cani da guardia addestrati per il compito.› -commentai nella mia testa.- «Di cosa stai parlando?»
Mi sistemai il colletto sgualcito della divisa e lanciai ad entrambi un'occhiata da superiore «Una detenuta mi ha riferito–..» «Tu mi hai disturbato per riferirmi una cosa che ti ha detto una detenuta?! Chiudete la porta!»
«No!» parte della sua figura scomparve dalla mia vista  «Era la detenuta che si è suicidata!»

CRESCERE NEL CRIMINEWhere stories live. Discover now