48°capitolo - escape into happy dreams to escape a bad reality

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Mi trovavo davanti a quei garofani ormai schiacciati dalla pioggia che era venuta giù.

Udiì dei rumori.

Aron spuntò da dietro la siepe «E tu che cosa ci fai quì?»
«Potrei farti la stessa domanda.»
Non mi rispose, trascorse un attimo «Non pensavo che ci venissi.»
«Be'...» ridacchiai.
Mi tirò un'occhiata torva «Cosa c'è da ridere?»
«Secondo te chi ha mantenuto viva quella pianta?» indicai i garofani con un gesto del capo.
Aron chiuse gli occhi e tirò su un angolo della bocca «Oh, certo...»

Tornammo a contemplare quei fiori in rigoroso silenzio.

«È l'unica cosa rimasta viva in questo campo ora morto...» sussurrò.

Sospirai angosciato.

«Proprio come lei.»

Parlai senza pensare immerso nei pensieri.

«Proprio come me.»

-Gli tirai un'occhiata che però lui non colse- ‹Pensa che non lo abbia sentito?›

Sembrò che ci fossimo persi entrambi per un momento nei nostri pensieri, non facendo caso l'uno all'altro.

Espressi un pensiero riferendomi alla pianta «Si rimetterà in sesto.»

Aron non mi rispose.

Era troppo occupato ad osservare quell'unica fonte di vitalità. Ma forse, ciò che di più morto c'era quà attorno erano i nostri cuori.
Questo luogo distrutto era un'associazione alla nostra dannata infanzia.

Osservai il limpido cielo sopra le nostre teste.

«Saranno insieme adesso, no?» domandai in un sussurro.
«Smettila.» disse lui «Non sono tipo da queste cose, lo sai.»

‹So tante cose. Ma forse te lo scordi.›

«Ricordare le anime che non ci sono più le mantiene vive.»

Mio fratello non rispose.

«Non posso...»
Lo guardai «Fare cosa?»
«Parlarci!» sbottò «Come se meritassi di poterci parlare!»
-Chiusi gli occhi- ‹Già.› -poi li riapriì.- «Forse hai ragione. Ma la colpa non è solo tua.»
Aron mi guardò come se avessi detto una bestemmia «Dici davvero?»
«È ch–..» non terminai la frase, mi fu a mezzo centimetro di distanza dal volto e mentre teneva la mie spalle in una stretta ferrea sbraitò «Per quale fottuto motivo mi difendi?! Lo so che mi odi per questo!»
Distolsi per un attimo lo sguardo «Lo so, ma... eri soggiogato.»
«No! E lo sai! Lo sai bene!» mi costrinse a guardarlo «Perchè stai parlando in questo modo?!»
Lo spintonai «Hai ragione! Ti odio per questo! Ti ho odiato tanto!» fu mia la volta di urlare come un forsennato «Ma sai cosa c'è? Sono stufo. Stufo!»
Aron alzò le braccia in aria «Visto? Ho ragione!» e poi gli ricaddero lungo i fianchi.
«Ma sono stanco di tutto questo rancore...» gesticolai guardandomi le mani «Di tutto questo fottutissimo odio...»
«Sei stanco...» disse.
«Sì! Stanco!» gridai.
Aron scosse la testa «E facendo finta che non sia mia la colpa pensi di risolvere?»
«Sì!» poi mi corressi «No!» e mi corressi ancora «Forse!»
Mi indicò «Vedi? Non lo sai neanche tu!»
«Perlomeno io ci provo.»
«Provarci non serve a niente.»
«Oh, certo, tu sei un esperto di questo!» gli tirai la frecciata.
Socchiuse gli occhi in due fessure «Scusa?»
«Aaaaaaaargh!»

CRESCERE NEL CRIMINEWhere stories live. Discover now