Prologo

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6:15, suonò la sveglia.

Louis stiracchiò le braccia, mettendosi a sedere sul letto. Spense la sveglia e prese i suoi occhiali da vista dal comodino.
Appena alzato sistemò il letto con un ordine maniacale, tirando su il lenzuolo senza fare una grinza, poi mettendo sopra il copriletto, facendo un rivolgimento perfetto per il cuscino. Soddisfatto del suo lavoro si avviò in bagno, per una doccia calda rilassante.
Quando uscì, vestito a puntino, si diresse in cucina a gustarsi la sua colazione preferita: due fette di pane tostato con marmellata e una bella spremuta d'arancia.
Ecco, questa era la perfetta colazione di cui aveva bisogno per affrontare la sua prima giornata di lavoro.

Era molto emozionato, si era laureato in giugno di quell'anno ed aveva già ottenuto un incarico in una scuola superiore. È vero che era in una città di provincia ma era comunque un buon inizio, anzi ottimo. Forse per il prossimo anno poteva ambire ad insegnare in un liceo nella capitale, e in non molti anni si vedeva professore ad Oxford o Cambridge. Sarebbe davvero fantastico, il suo sogno.

Dopo aver rimesso tutto quanto in ordine, uscì di casa ed entrò in macchina. Fortunatamente trovò tutti i semafori verdi, così quando arrivò a scuola era in anticipo. Parcheggiò poco distante e si avviò verso la struttura aspettandosi di non trovare nessuno.

Avvicinandosi all'ingresso però, non poté far a meno di notare un grosso albero sotto al quale era sdraiato uno studente. Anche se Louis era lontano, notò che il ragazzo aveva tra le dita una sigaretta e sbuffava fumo dalla bocca. Louis avrebbe voluto andare laggiù e rimproverarlo, dirgli quanto dannoso potesse essere fumare per lui e per tutti quelli che gli stavano intorno e soprattutto che si trovava a scuola e fumare era contro il regolamento, ma c'era qualcosa nel modo in cui il ragazzo stringeva le labbra per aspirare il fumo che lo bloccò, quasi come se lo incantasse. Scosse la testa per tornare in se stesso e in quel momento il ragazzo spostò lo sguardo su di lui. Louis rimase stupito dalla tristezza di quello sguardo. Erano due occhi vuoti, spenti, stanchi quelli che lo stavano fissando, ed il ragazzo non si preoccupò nemmeno del fatto di essere stato beccato in flagrante mentre stava fumando a scuola perché voltò di nuovo la testa, tornando a fissare dal basso le foglie del grande albero.

Louis sospirò e decise di lasciar perdere, così aprí le porte d'ingresso ed entrò.

Appena varcò la soglia gli tornarono a mentre tutti i suoi ricordi da liceale. Ricordava il lungo corridoio gremito di ragazzi, le cheerleader che non lo degnavano di uno sguardo ed i giocatori di football che erano soliti prenderlo in giro, facendogli scherzi di cattivo gusto. Ah no, quei bulli non se li sarebbe mai scordati. Ricordò tutti i danni che aveva subito al suo armadietto e la mensa dove stava sempre seduto in un angolo da solo. Ah, il liceo.

Louis non si era mai soffermato a pensare alla sua vita mentre era alle superiori perché non era stata molto felice. Nessuno lo aveva mai invitato alle feste, non aveva avuto alcun amico, nessuno si era mai seduto accanto a lui durante le lezioni.
Era come se fosse stato invisibile, era solo. Un piccolo nerd con una strana fissazione per i classici e la storia.
Ma quella vita non aveva avuto niente a che vedere con il college, ovviamente. Là era cambiato tutto. Si era fatto la sua cerchia di amici, nerd come lui e tutti con quella strana fissazione per la storia. Il college era stato il periodo migliore della sua vita. Un po' gli mancava ma era comunque entusiasta di iniziare questa nuova avventura. Tornare al liceo, questa volta dal lato di chi detiene il potere, quello vero.

"Ehi tu! Che ci fai qui? La scuola non è ancora aperta!" gli urlò un uomo, avvicinandosi.

Louis si sentí in imbarazzo ma decise di rispondere:

"Oh, mi scusi. Sono arrivato un po' in anticipo per sistemare il mio ufficio ma non pensavo fosse un problema."

L'uomo inspirò fortemente, come se avesse avuto un'illuminazione.

Amami SottovoceWhere stories live. Discover now