I missed you, Percy

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*ok, visto che vi ho depresso con la Thaluke, ecco a voi una Percabeth pucciosa*

Ero nella mia cabina della Argo II.
Aspettai che tutti dormissero e uscii in corridoio.
Sì, mi sarei cacciata in qualche guaio, ma Percy era stato via per mesi e quell'attesa mi aveva quasi uccisa. Volevo stare con lui, da soli, senza Romani che ci guardassero o satiri armati di mazza da baseball.
Mi guardai attorno: i ragazzi dormivano e Il Coach era sul ponte (lo sentivo cantare Gotta kill 'em all, la sua personale versione della sigla dei Pokémon).
Perfetto.
Raggiunsi la cabina di Percy in punta di piedi.
Dall'interno proveniva un leggero russare.
Mi sistemai i capelli ed entrai: Percy dormiva supino, con un braccio sul petto e l'altro sotto la testa, aveva i pantaloni del pigiama e una maglia blu.
-Percy... -lo scrollai.
Dopo un po', aprì gli occhi e mi guardò. Risi: i capelli disordinati e la fronte aggrottata gli conferivano un'aria buffa.
-Che... che succede? Siamo arrivati?
-No, è ancora notte fonda. -sussurrai.
-Vuoi dire che...? -Percy arrossì, ma non si vedeva molto alla luce flebile della luna. -Sei entrata di nascosto nella mia cabina?
Alzai gli occhi al cielo: -Percy, tra due mesi compirai diciassette anni. Non puoi ancora preoccuparti di finire nei guai con il Coach.
Lui balbettò qualcosa sulla mazza da baseball.
Gli spiegai perché ero lì
-Posso... lavarmi i denti, prima?

-Quindi... è stato allora che hai capito che ti piacevo? -mi chiese.
Feci una smorfia: -All'inizio ti odiavo. Ti trovavo irritante. Ti ho sopportato per qualche anno. Poi...
-Ok, ok, va bene. -risi.
Mi sporsi e (finalmente) lo baciai. Quanto mi era mancata quella sensazione! Il profumo di Percy, il sapore delle sue labbra, le mani sui miei fianchi come per paura che me ne andassi e, naturalmente, la sensazione di vertigini che solo lui mi provocava.
Mi scostai: -Mi sei mancato.
Percy mi sorrise: dei, se amavo quel sorriso!
-Annabeth... -disse, un po' esitante. -A Nuova Roma...
Mi spiegò che lì i semidei potevano frequentare il college e mettere su famiglia.
-Forse un giorno, quando questa guerra con i giganti sarà finita... -arrossii: Percy mi stava chiedendo di vivere insieme! Che doooooolce!
Eppure dovevo aver fatto una faccia strana, perché mi disse:
-Scusa... è solo che... ho avuto bisogno di pensare a queste cose per andare avanti. Mi davano speranza. Fà come se non avessi detto niente...
-No! -replicai. -Santi numi, è una cosa dolcissima!
Ma, se non avessimo risolto la questione con i Romani, era un'idea irrealizzabile.
Parlammo dell'incubo che stava avendo Percy quando l'avevo svegliato, di Nico Di Angelo e del compito che Atena mi aveva affidato.
Poi riuscii a sorridere debolmente: -Che seratina romantica, eh? Ora basta con le cose brutte, almeno fino a domattina. -lo baciai di nuovo. -Capiremo come fare. Tu sei di nuovo con me. Per ora, è tutto ciò che conta.

Ed io che volevo passare del tempo con lui!
Macché!
Percy si addormentò subito e, da brava fidanzata, cercai di muovermi il meno possibile dato che mi stava abbracciando.
Passai un'ora così: Percy dormiva, io fra le sue braccia e un bellissimo paesaggio sotto di noi.
Poi il suo calore e il solo fatto di essere insieme mi aiutò ad addormentarmi.

One Shots... MezzosangueWhere stories live. Discover now