Athena's daughter

1.3K 94 10
                                    

Atena si odiava.
Si era innamorata di un mortale, di nuovo.
Ed ora aveva un mal di testa assurdo.
Sapeva cosa significava: presto avrebbe avuto un bambino.
Ma, con la sua fortuna da dea, il mocciosetto sarebbe nato dalla testa, come lei era nata dalla testa di Zeus.
Beh, almeno i suoi, di figli, nascevano piccoli e non già armati come lei.
Un'altra fitta di dolore la fece urlare.
Ma dov'era Artemide?
La dea in questione aiutava sempre le altre quando dovevano partorire e anche quella volta sarebbe intervenuta. Atena lo sapeva.
Ovvio. Era la dea della sapienza.
Altra fitta di dolore, stavolta più intenso.
Ma dove cavolo si era cacciata Artemide?
Ok, va bene. Magari era da qualche parte in giro per il mondo a caccia...
Ahah. "Caccia"... "cacciata"... carina questa.
Oh no! Stava diventando come quell'insopportabile dio del Sole che si era ritrovata come fratellino.
Proprio mentre un'altra fitta di dolore le faceva stringere i denti, ecco che Artemide comparve al centro della stanza.
-Alla buon'ora! -esclamò Atena.
-Mi dispiace, sorellina. Ero con le mie Cacciatrici in Giappone. -si giustificò la dea della caccia nascondendo palesemente l'arco dietro la schiena. -Allora, nuovo arrivato?
Atena le lanciò uno sguardo di fuoco.
-Va bene, siediti. -sospirò Artemide tirando su le maniche. -Ma ricorda che voglio un riconoscimento...
-FALLO NASCERE!
-Ok, scusa.

Atena poté finalmente tirare un sospiro di sollievo.
Artemide teneva tra le braccia la piccola, venuta al mondo pochi secondi prima.
La dea della caccia sorrise quando diede la bambina alla madre.
-Il mio lavoro qui è terminato. -disse e sparì con un piccolo pop.
Atena guardò la neonata che aveva tra le braccia: aveva i capelli biondi e gli occhi grigi come tutti i suoi figli, ma era la più bella che avesse mai avuto.
-Annabeth. -disse la dea della saggezza scostando un po' la coperta bianca in cui la bimba era avvolta. -Ti chiamerò Annabeth.
La piccola non sembrò contraria alla scelta del nome: osservò la madre con aria curiosa. Una degna figlia di Atena.
Atena non riusciva a staccare gli occhi dalla bimba. Era quello che lei definiva "dono degli dei".
Ma sapeva di non poterla tenere con sé. Era una semidea, aveva un padre mortale.
Frederick Chase.
Non avevano mai parlato di bambini quando erano insieme, ma in qualche modo Annabeth era nata, perciò...
La dea si alzò con Annabeth in braccio e uscì sul balcone della stanza.
Guardò la bimba, che non le staccava gli occhi di dosso e le sorrise.
-Sarai una ragazza bellissima. -le disse.
Annabeth sorrise per la prima volta.
Atena lasciò che le prendesse il dito con le sue piccole manine.
-Sono sicura che sarai anche saggia e intelligente, vero? -continuò cullandola.
La dea guardò verso il mondo mortale, dove da qualche parte c'era il padre di quella bambina che lei aveva in braccio.
Ricacciò indietro le lacrime che le si erano formate ai lati degli occhi e tornò dentro.
Decise di camminare un po', così uscì dalla stanza con Annabeth.
Sapeva che Poseidone aveva fatto un patto con Zeus e Ade, eppure, l'ultima volta che era stata sulla terra, aveva visto il dio del mare con una ragazza mortale. Sperò che non nascesse nessun bambino da quell'unione e, se così non fosse stato, che il moccioso non conoscesse la sua Annabeth. Lei odiava Poseidone.
(Alcuni anni dopo capì che nessuno aveva esaudito le sue preghiere, ma questa è un'altra storia.)
Passò davanti alle stanze degli altri dei.
Afrodite si stava sistemando i capelli. Probabilmente sarebbe scesa sulla terra per stare con la sua nuova conquista, un attore famoso.
Apollo canticchiava allegro.
La stanza di Artemide era vuota, dato che la dea era via.
Efesto era stranamente nella sua camera. A quanto ne sapeva Atena, il dio preferiva starsene rintanato nella sua fucina. Poi lo sentì mormorare qualcosa su una certa Esperanza.
Ares sembrava affranto, forse perché Afrodite aveva una cotta per un'altro.
Dioniso era sulla terra, direttore del Campo per semidei. Atena guardò Annabeth e sperò che la sua piccola riuscisse a raggiungerlo possibilmente senza morire troppo presto.
Poseidone era sempre nel suo palazzo nelle profondità marine (grazie agli dei!).
Era purtroppo si trovava sull'Olimpo e litigava con Zeus riguardo ad una mortale con cui aveva già avuto una bambina. Il cognome era Grace, le sembrò di capire.
Hermes la superò correndo.
Demetra era la più tranquilla fra tutti: Persefone era con lei in giardino.
-Beh, forse è meglio che tu cresca lontano da questo posto. -disse Atena ad Annabeth. -Troppa confusione.
Poco dopo tornò nella sua stanza, scrisse una lettera per Frederick in cui spiegava ogni cosa su di sé e della piccola Annabeth e prese un cesto, in cui mise un cuscino e delle coperte.
Stava per mettere Annabeth al suo interno, quando la bimba si mise a piangere.
-No, no, no... shh! -disse Atena cullandola, mentre cercava un possibile motivo per l'improvviso pianto di Annabeth. Poi capì: vide un ragno sul bordo del cesto. Come tutti i suoi figli, Annabeth doveva aver paura dei ragni.
Quando riuscì a far calmare la figlia, Atena singhiozzò. Odiava quel momento. Non poteva mai godersi i suoi figli per più di un giorno. Li rivedeva quando erano più grandi, al Campo Mezzosangue, e doveva riconoscerli.
-Annabeth. -disse alla bimba. -Ora papà ti potrà conoscere, eh?
La neonata le prese il dito e le strappò un sorriso: -Diventerai una semidea intelligente e bella, tesoro. Spero che papà ti voglia bene.
Poi le diede un bacio sulla fronte e la cullò fino a farla addormentare.
Quando Annabeth chiuse gli occhioni grigi, Atena si asciugò una lacrima e continuò a cantare la ninna nanna che aveva sentito dai mortali. A malincuore lasciò la piccola nel cesto, la coprì per evitare che prendesse freddo e le mise la lettera indirizzata a Frederick Chase vicino ai piedini.
Finì di cantare la ninna nanna e sistemò al meglio le coperte.
Rimase lì per un po' a guardare Annabeth dormire, poi si alzò con la culla improvvisata in mano.
Chiamò Zefiro e lasciò il cesto al vento dicendogli dove portare la piccola Annabeth.
Salutò ancora la bambina, ben consapevole che non la poteva sentire, e si allontanò, lasciando che Zefiro la portasse via.

One Shots... MezzosangueKde žijí příběhy. Začni objevovat