Why you didn't tell me?

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*ecco una bella Thaluke.
Sì, ho cambiato tutto. Mi sono chiesta cosa sarebbe successo se Luke non fosse morto e Talia non fosse diventata Cacciatrice...*

Ero felice di essere tornato.
I campi che usavamo per allenarci, i campi di fragole, la Casa Grande, la foresta... era tutto come mi ricordavo.
Arrivai alla mensa, dove tutti erano riuniti a pranzo.
La prima a notarmi fu Annabeth, seduta al tavolo di Atena. Alzò gli occhi per un secondo dal piatto e mi vide. Un sorriso le illuminò il volto.
-Luke! -esclamò. I semidei si voltarono verso di me e mi accolsero a braccia aperte con sorrisi sollevati. Beh, ero scomparso per mesi dicendo di avere una missione da compiere...
Mi si strinsero tutti attorno, tempestandomi di domande.
-Ok, ok, ragazzi. Lasciamolo respirare! -disse Chirone sorridendo, poi mi avvicinò e mi diede una pacca sulla spalla. -Bentornato, ragazzo.
-Grazie. -risposi sorridendo a mia volta.
Poi notai una cosa: -Dov'è Talia? -chiesi.
Chirone si morse il labbro: -Ehm...
-È in infermeria, si è ferita durante la partita di Caccia alla Bandiera. -intervenne Annabeth. -Ma sta bene, non preoccuparti.
Si era ferita a Caccia alla Bandiera? E da quando Talia era così distratta da farsi male a Caccia alla Bandiera? Strano.
-Si è ferita.
-Già.
-Ed ora è in infermeria.
-Già.
Annabeth fece un sorrisino che doveva sembrare reale.
Le scompigliai i capelli biondi, come facevo quando era piccola.
-Eddai, Luke! Ci ho messo ore per riuscire a districare i nodi! -esclamò la figlia di Atena sbuffando.
Risi.
Poi Austin, un figlio di Apollo, ci raggiunse correndo.
-Annabeth. È ora. -disse riprendendo fiato.
Annabeth spalancò gli occhi: -Ma mancano...
Austin scosse la testa: -Will mi ha detto di chiamarti.
-D'accordo, arrivo. -Annabeth si rivolse a me. -Ci vediamo più tardi?
-Ok, ma... -Non mi lasciò finire e corse via con Austin.
Perché avevano tutti un comportamento così strano?
-Ehi, Luke! Vieni a sederti! -mi chiamò Connor Stoll dal tavolo di Hermes.
Lanciai un'occhiata nella direzione in cui Annabeth era sparita con Austin, poi andai a sedermi con i miei fratelli. Nonostante avessi ventitré anni, al Campo Mezzosangue potevo stare quanto volevo. Anche perché non avevo idea di dove andare.

Dopo pranzo, mi diedi una sistemata: avevo rametti e foglie tra i capelli, la maglietta che indossavo era sporca di fango ed era strappata in diversi punti, avevo qualche graffio qua e là, ma nulla di grave.
Uscii dalla Casa di Hermes per passeggiare un po'.
Passai davanti all'infermeria e mi bloccai di colpo.
Talia era lì dentro.
Quando le avevo detto che dovevo partire, lei aveva insistito per seguirmi. Durante la notte ero scappato, senza dirle nulla.
Lo so, lo so. È stato ingiusto.
Eppure non volevo che rischiasse per colpa mia. Era una missione che dovevo affrontare da solo.
Sospirai.
"È giunto il momento, Luke" mi dissi. "Se la ami..."
Mi avvicinai all'infermeria.
Entrai e cercai Talia con lo sguardo.
Vidi Annabeth uscire da una porta. Quando mi vide, sbiancò.
-Luke! -esclamò sottovoce. -Cosa ci fai qui?
-Voglio parlarle. -spiegai sempre sottovoce. -E perché stiamo bisbigliando?
-Talia sta dormendo. Will le ha dato un tranquillante. -spiegò la mia quasi-sorellina.
-Un tranquillante?
-Sai quanto Talia odi stare ferma... e ehm... beh, la conosci no? -Annabeth ridacchiò nervosa.
-Sì... -aggrottai le sopracciglia. Non sono un detective, ma si vedeva che Annabeth mi stava nascondendo qualcosa.

Tre giorni dopo mi stavo allenando con la spada nell'arena.
Non avevo ancora visto Talia.
Per qualche motivo, quando andavo in infermeria Annabeth, Percy o qualsiasi altro semidio mi facevano tornare indietro con qualche scusa.
Cominciai a credere che fosse Talia a inventarne di sana pianta per non vedere me, e le davo ragione. Ero scomparso nel mezzo della notte senza dire nulla. Aveva tutti i motivi per odiarmi.
Decisi di fare una pausa, così appoggiai la spada e presi dell'acqua. Faceva caldissimo essendo agosto.
Sentii dei passi e mi voltai verso l'entrata.
Lei era lì che mi guardava. Un'espressione omicida negli occhi blu elettrico.
-Talia... -dissi. E le sorrisi.
-Sì, so il mio nome, grazie. -disse lei fredda. -Sette mesi, Luke. Sette mesi ed io non sapevo dove fossi finito.
-Mi dispiace. Non avrei dovuto...
-Ah! E così ti dispiace eh? -commentò la figlia di Zeus. -Hai idea di come mi sono sentita?
Non distolsi gli occhi dai suoi: ogni volta mi incantavo a guardarli.
Talia mi si avvicinò con le braccia conserte.
-Avevo intenzione di darti una notizia bellissima, lo sai? Una notizia che riguardava noi. Ma tu sei partito.
Capii che stava trattenendo le lacrime, ma non avrebbe mai pianto.
-Non mi ami più, non è così?
-Come? -spalancai gli occhi.
-Altrimenti non saresti partito senza dirmi nulla.
-Talia, mi dispiace, ok? Io non avrei mai voluto lasciarti. Ma era una missione che...
-E se fossi morto?
Non risposi.
-Sai cosa ti dico? Forse sarebbe stato meglio. Ora non sarei qui a perdere tempo.
-Talia? -era la voce di Piper. -La ragazza fece capolino dalla porta.
-Cosa? -chiese lei voltandosi verso la figlia di Afrodite.
-Abbiamo un'emergenza. -rispose l'altra.
Lei sospirò: -Arrivo subito.
Piper annuì, poi uscì dall'arena.
-Talia. Cosa succede? -domandai. -Mi stai evitando. Ok, lo so, mi odi. Ma se mi lasciassi spiegare...
Talia scosse la testa: -Tempo scaduto.
E la figlia di Zeus uscì.

Camminavo per il Campo quando sentii un pianto di un neonato. Cosa impossibile, perché al Campo Mezzosangue di neonati non ce n'erano.
Eppure dalle Case proveniva quel suono.
Cercai di capire da quale Casa provenisse.
La Casa di Zeus.
Entrai e quello che vidi mi lasciò a bocca aperta: addossata alla parete di fronte a me c'era una culla azzurra.
Mi avvicinai: al suo interno c'era un neonato che piangeva.
Lo presi in braccio senza pensare.
Non lo so, solo... mi era sembrata la cosa giusta da fare.
Riuscii a farlo calmare e lo guardai meglio: aveva i capelli nerissimi e gli occhi blu elettrico. Era molto piccolo, probabilmente era prematuro.
Mi guardai attorno e vidi una foto che avevamo scattato io e Talia quando ci eravamo messi insieme. Nella culla c'era un orsetto che avevo regalato a Talia appena l'avevo conosciuta a quattordici anni.
E collegai.
Quel bambino era mio figlio.
-Si chiama Jason. -disse una voce dietro di me.
Mi voltai. Talia mi guardava dalla porta.
-Ti somiglia. -dissi.
Lei si avvicinò.
-È nato lo stesso giorno del tuo ritorno. -spiegò.
-Mi dispiace... per non esserci stato. Per tutto quello che ti ho fatto... non ho visto nostro figlio nascere...
Il piccolo Jason mosse i piedini e le manine, chiedendo attenzione.
Lo guardammo.
Lui fece un sorriso.
-Jason. -dissi.
-Come mio fratello. Non avevo idea di che nome dargli. E poi Piper lo approva pienamente. -rise. -Lui lo deve ancora vedere. Al Campo Giove lo tengono sempre occupato.
-Talia... perché non me lo hai detto? -la interruppi guardandola.
Lei prese Jason dalle mie braccia.
-Io... non ne ho avuto il coraggio. -ammise. -Eri così preso dalla partenza che...
La presi in viso e la baciai.
Talia mi mise una mano dietro al collo, mentre con l'altra teneva nostro figlio.
-Ti amo. -mormorò scostandosi.
-Ti amo anch'io. -dissi. La mia ragazza aveva gli occhi umidi.
Jason attirò la nostra attenzione con un urletto, come a dire "Ehi, io sono qui".
Sorrisi, guardandolo. Era identico a Talia.
-Talia... -dissi. -Nel tornare al Campo Mezzosangue mi sono fermato a New York... e ho comprato una cosa.
Presi la scatolina che tenevo in tasca da quando l'avevo acquistata.
-Ora abbiamo Jason e siamo insieme... vedi... mi piacerebbe affrontare una nuova impresa. -dissi. Lei spalancò le iridi blu. Mi inginocchiai.
-Luke...
-Talia Grace. Mi vuoi sposare? -chiesi.
La figlia di Zeus trattenne un singhiozzo e annuì: -Sì. -le misi l'anello al dito e mi rialzai.
Mi baciò.
E fummo interrotti da Jason, quello adulto, che entrò nella Casa 1.
-Talia, ho saputo che... oh santo Romolo! -esclamò.
Mi trattenni dallo scoppiare a ridere.
Jason... mini Jason si mise a piangere, probabilmente se la rideva mentre io e sua madre ci baciavamo. E si sarebbe preso i pop corn, se avesse potuto. Ma a quanto pare, l'apparizione di suo zio (alias big Jason) aveva interrotto la sua serie tv preferita.
Talia si avvicinò al fratello.
-Jason, ti presento Jason. -disse ridacchiando.
-Come me? -chiese Jason prendendo in braccio nostro figlio.
Talia fece spallucce: -Lo ha scelto Piper.
Jason arrossì di botto e a quel punto scoppiammo a ridere.
-Credo che faresti meglio a raggiungerla. Non sai che stress che è diventata.
Lui mise il neonato tra le mie braccia e sorrise.
-Bentornato. -mi disse. Ed uscì, lasciandomi con la mia famiglia.
Dopotutto... avevo promesso...

One Shots... MezzosangueUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum