Capitolo 24

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PRENDERSI CURA DEGLI ALTRI

Quando Sky mise piede sulla banchina, sapeva che non era certo finita lì. Gettò uno sguardo in su, cercando di vedere il suo amico, ma non ne ebbe il tempo, dato che sentì l'ordine lanciato ai pirati di recuperarlo. Il principe, dunque, corse via, verso il punto in cui ricordava aveva lasciato la sua windrider due giorni prima.

"Dannazione!" Esclamò quando vide che non c'era più: a quanto pareva l'avevano presa. Sky si guardò in fretta intorno e capì di essere osservato. D'un tratto, sentì qualcuno che gridava: "Laggiù!" Si voltò e vide un gruppo dei pirati di don Pedro che correva verso di lui. Sky, allora, scappò via, imboccando un vicolo. Il principe corse, svoltando i vicoletti senza sapere dove stesse andando. Insieme ai pirati, una volta che si era saputo che il biondino che correva e che aveva probabilmente fatto un torto a don Pedro de Ataide era nientemeno che il principe Sky, altri si unirono al suo inseguimento. Sky non poté fare altro che cercare di sfuggire, correndo veloce e lanciando roba dietro di sé per rallentare i suoi inseguitori. Mentre correva, cercava di pensare a come uscire da quella situazione. Ma qualcuno ci pensò per lui, anche se Sky in un primo momento non poté accorgeresene, dato che quella botta in testa lo lasciò privo di conoscenza.

Nel frattempo, sul vascello di don Pedro, Brandon fu costretto a fermarsi, dato che Mandragora aveva usato la sua magia su di lui una volta che fu svanito l'effetto della polvere di fata. In ogni caso, Sky era scappato ed era quello l'importante; per questo motivo, Brandon non oppose resistenza. Mandragora lo immobilizzò, tenendolo in ginocchio, mentre don Pedro era di fronte a lui. Con la sciabola gli alzò il mento e sorrise.

"E così, giochi a fare l'eroe." Esordì don Pedro. Brandon sostenne il suo sguardo con aria di sfida. "Se fossi stato Javier..."

"... non sono lui, e non sono come lui. Te l'ho detto." Lo interruppe Brandon. Don Pedro, con sarcasmo, alzò entrambe le sopracciglia, con aria sorpresa, e sorrise.

"Oh, bene, onore a te allora. Ma credi davvero che sia un pregio? Tuo padre è una persona intelligente, tu, invece, sembri proprio non voler capire le cose più semplici." Gli si avvicinò e, accigliandosi e guardandolo dritto negli occhi, aggiunse: "Ascoltami bene, Bravo, tu mi appartieni fin quando non avrai saldato il tuo debito, che ora sale a cinquecento galeoni d'oro per ciò che hai fatto, quindi faresti meglio a portarmi rispetto." Brandon, in tutta risposta, gli sputò in faccia, e il suo aguzzino non accettò l'affronto.

Su Magix, invece, Helia era in camera sua, scioccato per ciò che aveva scoperto quel giorno, un po' perplesso, e parecchio spaventato. Steso a pancia all'aria sul suo letto, con il chiarore della luna che lo illuminava quando riusciva a farsi strada tra le fitte nubi, Helia si tormentava su quel sentimento di paura che sentiva. Essere un Bach era una responsabilità nei confronti della natura e della Natura. Era padrone dei quattro elementi, nessuno lo era. Soltanto lui. Di Bach ne nascevano pochi, e mai nella stessa generazione. Questo significava che in tutta la Dimensione Magica, lui era l'unico Bach della sua generazione, ed era una responsabilità. Quella guerra contro Zvonimir, che agiva nell'ombra e faceva paura, bastava già per essere un peso da portare. C'era il Sigillo da usare, e se lui era l'unico Bach allora... allora non poteva sacrificarsi, o avrebbe sacrificato l'equilibrio della natura. Una volta che un Bach accedeva alla sua magia, il Bach della generazione precedente lo sentiva e il suo chakra si chiudeva. Vymarna sapeva il fatto suo, e troppe persone con in mano gli elementi sarebbero state pericolose. Parlarne con i suoi amici lo avrebbe fatto sentire un vigliacco, perché quell'informazione implicava il suo tirarsi indietro. Sapeva cosa fare: il giorno dopo sarebbe andato su Sakoma. Ma prima, quella notte, sedette a terra, e si mise a meditare.

Prima di seguire don Pedro e i suoi uomini quella sera, Brandon fu riportato nella sua cella sottocoperta. Il giovane sedette a terra, stanco e dolorante. Sky era fuggito, ed ora sperava che se la sarebbe cavata e sarebbe tornato a casa. Aveva fatto il suo dovere. Ora doveva cercare di scappare anche lui. Non poteva provare a seguire Sky e rischiare di mandare tutto all'aria. Era come aveva detto: era il suo scudiero e aveva giurato di proteggerlo. Bastava averlo deluso, non voleva essere il responsabile della sua morte per mano di Mandragora. Avrebbe davvero voluto essere a casa. Stavolta non c'entrava l'incantesimo della strega che cercava di leggergli dentro, stavolta era paura vera, e tristezza. La notte prima aveva come spento ogni emozione, ora erano tornate con gli interessi. Pensava alla sua fata, a quel dolce sorriso che ti faceva venir voglia di parlare con lei di tutto. Ripensò a quanto si divertiva con lei, che fosse a combattere o a piantare semini nei vasetti. Pensava a quell'inverno, durante il quale, anche se con degli ostacoli, lei c'era stata per lui. Era stata l'unica a sapere di Logan, a sapere della sua storia, e a confortarlo. Ricordò quella volta che l'aveva accompagnata su Linphea per parlare della sua magia con i suoi genitori, avevano incontrato Logan, e quella sera lei gli aveva detto di chiamarlo se avesse avuto bisogno di parlare. Era solo lì, e Brandon pianse, ancora una volta.
"Ora. Ora ho bisogno di parlare con te. Ti prego." Implorò piangendo. Un pianto che gli faceva male, un pianto silenzioso e solitario. Un paio d'ore dopo lo andarono a prendere e lo condussero alla piazza. Non disse una parola per tutto il tragitto, e quell'odore malsano e quelle facce rabbiose gli fecero ricordare dove fosse e chi fosse, e allora provò ancora vergogna. Probabilmente il giorno dopo avrebbe fatto ancora più male, ma Brandon sapeva che non poteva pensare a lei, si odiava per come pensava a lei sapendo lui chi fosse. Una persona che non meritava neanche tornare a casa. Non meritava rivederla. Non meritava nulla perché aveva preso qualcosa che non era suo. Qualcosa che nessun uomo dovrebbe prendere ad un altro. Iniziarono i combattimenti, e, nonostante il caldo e l'afa, i combattenti erano tutti pronti e all'erta. Le puntate furono fatte, e allora si cominciò, tra le urla e la folla.

Bocciolo D' InvernoWhere stories live. Discover now