Capitolo 34

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IL SACRIFICIO

Il sisma si fermò, intorno a loro c'era confusione. La squadra si batteva contro le ombre, ma stava avendo la meglio. Brandon si rivolse a Flora, ancora sconvolta. Le prese il viso fra le mani in modo che lei gli prestasse attenzione e la guardò negli occhi.

"Flora, ascoltami, siamo nei guai. Dobbiamo andare via di qui immediatamente."

"Ma... Brandon, cosa sta succedendo?! Io..." Scoppiò a piangere. "... mi dispiace." Brandon sospirò, capendo che la sua fata era forte, ma cose come quelle la confondevano, le facevano perdere il senso che lei credeva muovesse le cose. In quel momento avrebbe soltanto voluto liberarla.

"Mi dispiace." Fu l'unica cosa che le poté dire, poi le prese la mano e insieme si diressero alla navicella. Il principe Sky, mentre combatteva, intravide il suo migliore amico sporco di sangue e capì che era successo qualcosa. Il principe lasciò il campo di battaglia e si diresse alla navicella, quando entrò, i suoi amici lo guardarono come se li avesse scoperti nel mentre di un terribile atto.

"Ragazzi, cosa è successo?" Chiese il principe, squadrandoli da capo a piedi.

"Jackson è morto." Rispose Brandon, Flora tremava. Sky lo guardò ma si pentì di quello sguardo che gli rivolse perché Brandon si affrettò ad aggiungere: "Non sono stato io, è stato il re. Sky, mi accuseranno, ci accuseranno, dobbiamo andarcene da qui." Flora si prese la testa fra le mani e prese a camminare per la navicella, Sky guardò il suo amico.

"Non potete scappare, non farete altro che dare prova della vostra colpevolezza."

"È il re che ci accusa!" Sbottò Flora, voltandosi di scatto verso di lui. "La sua parola contro la nostra basta! Santo cielo, io..." Flora fu interrotta: in quel momento entrò Tecna, allarmata, dicendo:

"Sky cosa fai? Sono stata contattata da Nebula, Tír na nÓg è sotto attacco e... cosa diavolo è successo?" Chiese poi, vedendo i suoi amici.

"È una lunga storia." Rispose Brandon con un sospiro.

"Voi state bene?" Chiese la fata, i due annuirono. "Allora andiamo subito a Tír na nÓg. È quello il centro di tutto e se Zvonimir ha deciso di mandare lì le sue ombre è perché è sicuro di vincere. Brandon, abbiamo bisogno di Logan, dobbiamo compiere quell'incantesimo."

"Bene, richiamate gli altri! Brandon, tu ai comandi con me!" Ordinò Sky. Si sciolsero le file, ma il principe trattenne la sua amica per il braccio. "Tecna, tu stai bene?"

"Sì, perché me lo chiedi?" Replicò lei, guardandolo.

"Le tue ali. Hai combattuto a terra." Lei, seria, dichiarò:

"Sto bene, ora abbiamo cose più importanti a cui pensare."

"Ma, Tecna..." Provò Sky, ma lei si sciolse dalla sua presa e si allontanò per chiamare gli altri. Velocemente, la squadra salì sulla navicella per dirigersi a Tír na nÓg.  Quando le ragazze videro Flora corsero da lei, vedendo in che stato era ridotta. Flora raccontò alle sue amiche quanto accaduto, poi però sedette in disparte, mentre loro discutevano anche sui destini di Andros, e se Musa avesse potuto occuparsi anche di quello una volta nella Dimensione di Obsidian. Ma Flora sentiva le loro voci come un brusio in sottofondo. Nessuno, su quella navicella, poteva mettersi nei suoi panni perché nessuno l'aveva conosciuto veramente come lei. Per gli altri Jackson era semplicemente il cattivo della storia, quello che l'aveva incastrata in quella situazione, una specie di aguzzino. Ma lei sapeva che non era così, anche se spesso si era arrabbiata con lui, anche se all'inizio l'aveva odiato. Odiato era un parolone, ma era il polo opposto dell'amore, sotto certi aspetti, ed era ciò che sentiva di provare per colui che la separava dall'uomo che amava. Anche se si era separata lei stessa da lui, all'inizio, ma quello era un altro filone di pensieri. Jackson era sensibile, una persona che non era stata mai veramente capita, e i cui occhi lo imploravano. Erano diventati amici, aveva imparato a capire i suoi silenzi, i suoi sguardi. Sapeva che Jackson era una persona attenta, anche ingenua. Sì, era profondamente ingenuo. Credeva nel bene, e credeva di poterne fare; sognava di poterne fare. Le aveva persino confidato tutto sull'accordo perché aveva capito di tenere a lei. L'aveva difesa, fino alla fine, anche quando ormai sapeva che l'aveva tradito. Non si era tirato indietro, ma aveva affrontato suo padre per lei. Non l'aveva salvato, ed ora l'avrebbe vendicato, in un modo o nell'altro. In Flora montò rabbia, mista a dolore. Aveva sempre provato disgusto per il re, ma ora desiderava del male per lui. Non sapeva cosa stesse accadendo, ma capì che le cose erano cambiate.

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