Capitolo 28

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TEMPESTA

Quando Brandon e Logan raggiunsero la classe del professor Avalon, Flora li fulminò con lo sguardo. Non poteva crederci. Non riusciva a capire come Brandon potesse essere arrivato a tanto. Logan era suo fratello, era vero, ma stava oltrepassando la giustizia. Il soldato si appoggiò ad un banco, mentre Logan sedette con Avalon e le tre fate per aiutarle con i loro incantesimi.
Il professor Avalon diede prima spazio alle sue allieve e la loro pratica della magia oscura, Musa sembrava quella che aveva fatto più progressi, e il professore non se ne meravigliava. Ciò che Musa stava facendo, a differenza delle altre, era utilizzare la magia oscura, invece di piegarne l'aurea.

"Ragazze, devo dire che sono molto fiero di voi. Di questo passo, sarete in grado di tenere testa alle ombre, e anche di evitare che qualcosa come quello che è successo su Andros succeda ancora. Siete ad un ottimo punto. E tu, Musa..." Il professore posò il suo sguardo su di lei. "... te la stai cavando bene, ma devi stare attenta."

"Può fidarsi di me, professor Avalon." Replicò la fata. "La mia magia è bianca, ed io sono una fata buona, non userei mai degli incantesimi contro degli innocenti o per il mio proprio tornaconto, e fin qui, credo che la magia nera possa far poco dentro di me." Avalon annuì, stringendo le labbra. Si dedicarono all'obscuromanzia, mentre Flora e Brandon li osservavano. Erano entrambi appoggiati a dei banchi, Flora a braccia incrociate cercava di non voltarsi verso di lui. Ma Brandon, avvicinatosi, disse, a bassa voce per non disturbare la concentrazione delle sue amiche:

"Posso spiegarti." Flora si voltò, guardandolo accigliata.

"Ah sì? Intendi spiegarmi perché hai intenzione di aiutare Logan a scappare?!" Esclamò lei, contenendo il tono. Brandon sospirò.

"... sì."

"Oh, beh, sentiamo, allora." Replicò la fata, stizzita.

"È complicato, ma... non sono dalla sua parte. So che di Logan non ci si può fidare, e non voglio che faccia qualcosa di stupido come ciò che ha fatto quest'inverno."

"Bene, allora dovrebbe rimanere a Roccaluce. È tuo fratello, lo capisco, okay? Ma tu... non puoi." Dichiarò lei, decisa.

"Lo sai che non farei qualcosa che potrebbe mettervi in pericolo, è solo che..."

"... cosa? Cosa stai cercando di dire? Perché sembra che tu voglia trovare delle scuse." Brandon a quel punto alzò un sopracciglio, contrariato.

"Ehi, ehi, ehi, aspetta... cos'è quel tono, eh? Vorresti dirmi cosa fare? Vorresti fare la parte di quella che sa meglio le cose? Non mi sembra che tu ne abbia il diritto."

"Oh, il diritto ce l'ho eccome!" Ribatté lei, con le guance rosse dalla rabbia.

"E invece no!" Replicò il giovane, con sicurezza. "Tu non hai nessun diritto sulla mia vita né sulle mie scelte. Non devo dar conto a te, tanto siamo solo amici, chiamaci amici, poi... non ricordo l'ultima volta che abbiamo parlato come se lo fossimo davvero."

"Beh, pare che ti piaccia litigare, ma comunque, fino a prova contraria, siamo amici, cosa che mi sembra avevamo deciso ieri. Quindi tu una cosa come quella che hai in mente non la fai, perché farla significherebbe mentire a me e al resto dei tuoi amici, e non ce lo meritiamo!" Brandon alzò gli occhi al cielo. "Oh, non fare quella faccia! Guarda che..." Flora non poté finire: Avalon, con aria calma, chiese:

"... ragazzi, va tutto bene?" Si voltarono entrambi verso il professore.

"Certo, professor Avalon! Non volevamo disturbare." Rispose Flora, sfoggiando poi un sorriso. Avalon sospirò, poi disse, rivolto alle sue allieve: "Bene, ragazze, potete fare pratica con l'aiuto del signor Bravo il tempo che io, Flora e l'altro signor Bravo discutiamo di una faccenda." Le amiche si gettarono un'occhiata e poi fecero come era stato loro detto. Avalon fece un cenno ai due, che si avvicinarono alla cattedra. "Sedetevi." Loro obbedirono, anche se c'erano ancora scintille che andavano da una parte all'altra. Il professore chiuse il libro di obscuromanzia e lo spostò, aprendo davanti a sé quello dedicato alla Natura. Guardò i due giovani e sospirò, unendo le mani intrecciando le dita. "Bene." Flora era a braccia incrociate, e guardò il professore negli occhi. Brandon, invece, teneva i gomiti appoggiati sulla cattedra. "Ragazzi, ho bisogno di collaborazione da parte di entrambi, quindi vi pregherei di mettere da parte qualsiasi vostra divergenza, tanto non ce l'avete davvero l'uno con l'altra." Flora, con le labbra strette, si voltò verso di lui, e Brandon fece lo stesso. Si guardarono, e capirono cosa c'era da fare.

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