0. From A 🍁

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[𝑻𝒉𝒆 𝒓𝒂𝒊𝒏 𝒄𝒐𝒎𝒆𝒔 𝒂𝒏𝒅
𝒔𝒐𝒖𝒏𝒅𝒔 𝒍𝒊𝒌𝒆 𝒚𝒐𝒖].
- 𝑭. 𝑫. 𝑺𝒐𝒖𝒍.

 𝑺𝒐𝒖𝒍

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:«Yoon Danbi quanto volte te lo devo dire che il WC devi pulirlo con questo detersivo e non con quello che usi per il lavandino?!» la signora Hae-Won mi sgrida di nuovo mentre io sospiro esausta.

La permanenza della proprietaria, oggi, mi sta portando più problemi di quanto avessi immaginato.

:«Si signora, ho capito» dico alzandomi per afferrare il detersivo corretto.

La donna formosa, che indossa un orribile vestito a fiori, si allontana, mangiando una brioche. Forse l'unica cosa che riesce a fare elegantemente.

Mi osserva attentamente mentre riprendo a pulire quel orribile bagno, probabilmente pieno di germi e cose che non voglio neanche sapere.

Il nome della mia datrice di lavore non le si addice molto:

Hae-Won= grazia.

In lei non ho mai visto nessuna "grazia". Tranne quando mi consegna lo stipendio, in quel momento sì che diventa una dea, anzi, mi sembra di vedere madre natura.

D'altronde se proprio dobbiamo parlare di nomi, c'e gente che considera il mio creato appositamente per me. Inutile dire che non mi conoscono.

Danbi= pioggia dolce.

Perché "dolce"? Bhe perché secondo mio padre nel significato del mio nome è compreso anche quello, purtroppo però non ha azzeccato per niente.

Le stelle già sapevano che lui non sarebbe mai stato abbastanza presente per sapere qualcosa su di me.

Odio la pioggia, odio il sole, odio tutto e soprattutto odio le persone.

Mentre cerco lo strofinaccio nuovo che un minuto prima avevo appoggiato vicino a me, mi viene in mente il mio collega, Myung, che probabilmente è in ferie. Sicuramente sarà su qualche spiaggia ad abbronzarsi con un cocktail in mano.

Ah che ingiustizia, quel cretino!

Finisco il turno e saluto la donna in modo veloce. Mi dirigo verso casa con una fame da lupi, la via è piena di gente e si fa quasi fatica a camminare senza strusciarsi l'uno contro l'altro.

Il telefono comincia a squillare insistemente, dandomi sui nervi.

Eh che cazzo.

:«Che c'è mamma?» dico rispondendo frettolosamente.

:«Danbi vai a casa e prepara da mangiare, domani dobbiamo fare la spesa, per oggi cerca di mettere giù quello che c'è» riattacca senza neanche capire se effettivamente sono viva o morta.

Il solito, insomma.

Dopo aver fatto 1 Km a piedi, in mezzo alle strade affollate di Seoul, entro nella casa che non si può definire tale per quanto è piccola.

La nostra organizzazione è: io in salotto ed i miei nell'unica camera che abbiamo. O almeno è così da quando ne ho ricordo.

Butto per terra lo zaino pieno di libri e guardo un po' nel frigo e nei armadietti in cerca di cibo da cucinare, ma non riesco a trovare nulla.

Sta volta siamo proprio a secco.

Infuriata torno in salotto e tiro un calcio allo zaino per terra per poi sdraiarmi sul divano, che rappresenta anche il mio letto.

Studiare, lavorare e fare la domestica: è questa la mia routine. Non posso vivere come le ragazze normali passando il pomeriggio a fare shopping od a chattare con le amiche perché devo occuparmi della mia famiglia, anzi, più precisamente io e mia madre dobbiamo prenderci cura di mio padre.

Lui ha sempre fatto di testa sua.
In realtà non è mai a casa e non sappiamo mai quando torna, però siamo certe che ovunque vada non fa qualcosa di utile per la famiglia.

Dopo mezz'ora a riflettere sulla mia vita sento la porta di casa aprirsi e mia madre piomba in casa con la luna decisamente storta. Comincia a guardare negli armadietti mentre io rimango sdraiata sul divano ad osservare i suoi movimenti bruschi.

Il rumore delle ante dei armadietti che sbatte mi irrita.

:«Disgraziata! Non penso che la tua amnesia ti faccia dimenticare anche come si fa un'insalata con le carote!» dice poggiando le carote e li oli sul tavolo.

:«Non basta mangiare delle carote per tutta la giornata mamma, forse non lo sai!» grido più incazzata di lei. Ormai non sono più stupita del fatto che tira fuori la mia amnesia per qualsiasi problema.

:«Avrei dovuto venderti in qualche posto! Ma non potresti valere più di tanto» continua mentre inizia a spelare le carote. Mi alzo di scatto dal divano stupefatta.

È incredibile come vengo ripagata per aiutare ogni giorno questa famiglia.

:«Possibile che in questa casa non ci sia neanche una camera in cui rinchiudermi, io me ne vado e non torno più in questo manicomio!» ribatto con la poca forza che mi è rimasta per poi uscire di casa sbattendo la porta.

:«Danbi, l'ombrel-» ma sono ormai fuori mezza bagnata quando la sento gridare.

Piove e io, come ho già detto, odio la pioggia.

Spazio scrittrice🍁
Ed eccociii con una nuova storia!
Non so come mi abbiate trovato tra tutti questi libri BUT spero di non deludervi e spero che mi lascierete tante stelline e tanti commenti😍
-Kia

𝐑𝐞𝐦𝐢𝐧𝐝 𝐌𝐞🍁 [ᵏⁱᵐ ᵗᵃᵉʰʸᵘⁿᵍ]Where stories live. Discover now