𝐑𝐞𝐦𝐢𝐧𝐝 𝐌𝐞🍁 [ᵏⁱᵐ ᵗᵃᵉʰʸᵘⁿᵍ]

Chapter 3.

[𝑰 𝒄𝒂𝒓𝒓𝒚 𝒕𝒉𝒆 𝒔𝒖𝒏 𝒊𝒏 𝒂 𝒈𝒐𝒍𝒅𝒆𝒏 𝒄𝒖𝒑,
𝒕𝒉𝒆 𝒎𝒐𝒐𝒏 𝒊𝒏 𝒂 𝒔𝒊𝒍𝒗𝒆𝒓 𝒃𝒂𝒈].
- 𝑾. 𝑩. 𝒀𝒆𝒂𝒕𝒔.

🍁🍁🍁

E così ora mi ritrovo adagiata su una stupida sedia ad aspettare di salvare un ragazzo inutile dalle grinfie arrapate della preside.

Perché mi sono lasciata convincere? Ah si, per dei stupidi compiti. Ma cosa mi ha realmente presa così tanto da farli questo favore? La sua bellezza? No, non sono il tipo.

Io non aiuto mai nessuno, neanche Haneul, figuriamoci un ragazzo appena visto.

Ma il suo sguardo intenso mi trasmette qualcosa di differente dal solito ed è stata quella sensazione che non mi ha permesso di rifiutare, quando sapevo benissimo di poterlo fare tranquillamente.

Aish! Ma cosa pensi, te lo dice sempre tua madre che non hai un cervello.

Ormai quei famosi 5 minuti sono passati ma rimane un piccolo problema: non so il suo nome, o almeno, lo so ma non per intero.
Sbuffo scocciata ma decido di chiamarlo esattamente come mi ha detto. D'altronde non è colpa mia se non sa sussurrare bene.

Apro lentamente la porta dell'ufficio ed infilo la testa con il sorriso più bello che riesco a fingere.

:«Scusi, ma mi servirebbe Kim Tae» pronuncio quel pezzo di nome con così tanta sicurezza che la preside mi guarda stupita e il ragazzo ne rimane confuso.

:«Ah, sarà importante dato che la signorina ha interrotto la preside» dice la dirigente marcando bene la sua professione e corrugando la fronte.

:«Allora...?» dico rivolgendomi al ragazzo e sbattendo più volte le palpebre innocentemente, vedendo che non si muove ad uscire.

:«M-ma certo, mi scusi è davvero importante, ne riparleremo» dice il nero fingendo una risata.

:«Bene, allora alla prossima» la preside saluta il ragazzo con gli occhi a cuoricino e quasi vedo la saliva che le cola sulla cattedra.

Come potrebbe essere una scuola sobria se pure la nostra dirigente è così? Assurdo.

Le sorrido con diligenza e faccio uscire il ragazzo che si chiude la porta alle spalle mentre si tocca la fronte come se fosse scappato da un grosso problema della vita.

Prendo il cellulare per vedere i compiti che ho da fare per questa settimana e comincio a dettarli.

:«Geografia per domani, giovedì matematica e venerdì fisica e poi vediamo un po'...» dico fingendo di essere pensierosa.

:«Cosa fai?» chiede il ragazzo confuso piegando di nuovo la testa di lato, evidentemente è un suo vizio.

:«Prendi appunti dei miei compiti, ti aspettano due settimane piene» dico continuando a scorrere il registro di scuola.

Il moro sbuffa e mentre alza il braccio per sistemarsi i capelli il primo bottone della camicia si stacca dal suo posto mostrando una striscia sottile della sua pelle chiara e lucida.

I suoi occhi continuano a guardarmi come per dirmi di andare avanti ma il suo sguardo mi blocca paralizzandomi del tutto.

:«Non si può evitare?» chiede disinvolto.

:«Hai dato la tua parola caro Tae» lo squadro male mentre cominciamo ad incamminarci per il corridoio.

:«Non mi chiamare Tae, sono Kim Taehyung» rotea gli occhi porgendomi una mano da stringere.

:«Yoon Danbi» dico sentendo una piccola scossa al contatto con la sua mano grossa e calda.

Cos'ha lui di così diverso?

:«Non mi chiedi da dove vengo?» mi porge la domanda da farli ma io continuo a camminare verso la mia classe in silenzio.

:«Non sei curiosa a quanto pare» dice aumentando la mia voglia di sapere qualcosa su di lui.

Non faccio in tempo a dire niente che siamo già davanti alla mia classe e la campanella suona, sprigionando le mandrie di bufali tenuti dentro a quelle aule per 6 ore ogni giorno, povere anime.

Abbasso gli occhi, forse per la prima volta imbarazzata, non sapendo come salutarlo ma a scongelare il ghiaccio ci pensa qualcun altro anche se non saprei se prenderla bene o male.

:«Fratellone ti trovi bene qui? Ma... perché sei con questa sfigata?» Junseo avvolge il suo braccio attorno alla spalla di Kim Taehyung e mi guarda disgustata.

Perfetto i fratelli Kim sono finalmente riuniti.

Evviva.