Five.

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"The time has come for me
To break out of this shell
I have to shout
That I am coming out"
-Diana Ross, I'm coming out

"NON HAI ANCORA PARLATO CON I TUOI?!" urló Grace al telefono.
La verità era che Lucas non voleva far spendere altri soldi a Liz e George, sapeva benissimo che economicamente non erano messi bene perciò se non glielo diceva e lui non andava in gita i suoi non si sarebbero sentiti in colpa.
Un piano a dir poco perfetto.
"Ti prometto che entro stasera lo sapranno" Lucas disse quelle parole solo per far calmare Grace, insomma, gli stava rompendo un timpano talmente era alto il suono della sua voce.
"PROMETTILO" urló Grace, incrociando le dita davanti allo schermo del cellulare.
"PROMESSO" rispose a tono Lucas, ripetendo lo stesso gesto. Non che volesse giurare il falso per carità ma lei era la sua persona, avrebbe fatto di tutto pur di renderla felice. Anche se questo significava darle false speranze.
"PERFETTO, FAMMI SAPERE DOPO, CIAO" e così Grace concluse la conversazione, avvicinando lo schermo alle sue labbra e mandando un bacio virtuale.
Lucas emanó un sospiro di sollievo, quella tortura era momentaneamente finita, quando poi l'avrebbe chiamata dopo cena avrebbe detto che i suoi genitori non volevano mandarlo.
Si sentiva in colpa per Grace? Certo e la situazione non era per niente piacevole. Doveva mentire all'unica persona che aveva mai veramemte amato nella sua vita.
Sperava solo di non ferirla troppo anche se già si immaginava lo scenario post-apocalittico che avrebbe fatto la mera dopo il suo annuncio.
Si avvicinò alla cartella e cercò il permesso della gita, pronto a strapparlo, ma non lo trovò.
"Merda, era qui, dove cavolo é!" sussurró Lucas a sé stesso, iniziando a girare fuori libri, quaderni e tutti gli astucci che aveva.
Peccato che non aveva considerato Christopher, la piccola peste della casa, come già accennato precedentemente, che si aggirava per la casa con un piccolo foglio bianco in mano.
Infatti, mentre Lucas impazziva in camera, in sala accadeva un bizzarro discorso.
"Madreee" parló a gran voce il piccolo Chris scendendo le scale
"Figlioooo" rispose di rimando Liz, chiedendosi perché suo figlio minore non la chiamasse mai 'mamma' ma 'madre'
"Voglio i gamberi" disse queste parole mettendosi davanti alla madre, indicando il pesce dentro il frigorifero
"Doamni sera li facciamo con la pasta, abbi pazienza. Okay tesoro?" Liz si piegò e lasció un dolce bacio sulla chioma bionda del figlio.
"Voglio anche le caramelle" disse mettendo il broncio Chris, mostrando i suoi occhiali azzurri.
"Quelle dopo cena" Liz mise gli orsetti gommosi nel cassetto più alto nello scaffale.
"Voglio le caramelle sui gamberi" ribatté
E okay, entrambi si guardarono con due espressioni diverse.
Liz lo guardava tra lo sbalordito e il perplesso, Christopher invece era sicuro di sé e guardava la madre con fierezza, come se avesse appena dato la risposta a tutti i dubbi esistenziali dell'universo.
"Cosa?" chiese Liz con voce stridula
"Cosa?" rispose il minore con tono scocciato.
"Fai come vuoi, contento tu, contenti tutti" finí spazientita la madre
Chris si girò facendo per andarsene quando si ricordó di una cosa
"Ah mamma, ho trovato questo, é caduto dalla cartella di Lucas, credo sia per te e papà" e, con un sorriso di chi la sapeva lunga, se ne andò definitivamente dalla stanza, pronto a guardarsi i Gormiti sulla televisione.
"Ma cosa...oh" il suo umore cambiò in un secondo quando lesse una cifra di alto valore accompagnata dalle parole 'gita' e 'Miami'.
Con il foglio ancora in mano corse subito da suo marito in taverna e che per fortuna era a casa, visto che aveva lavorato quella stessa mattina ed aveva finito solo un paio di ore prima.
"George, George!" urló in preda al panico Liz, sventolando in faccia all'uomo il biglietto con le informazioni della gita.
"Cosa cavolo?! Liz calmati" cosi dicendo prese il foglio dalle mani della moglie e lesse, rimanendo in un chiassoso silenzio.
"Io voglio che vada in gita ma cazzo" rispose convinta Liz "prendiamo i soldi dalla cassa di famiglia senza toccare quelli del collage, si potrebbefare si?" continuò in preda all'ansia, muovendosi avanti e indietro.
"Beh la cifra non è così alta come immaginavo se contiamo che sarà una settimana a Miami" prese un respiro profondo "e poi Lucas ha rinunciato a tutto in questo periodo, almeno la gita dell'ultimo anno la deve fare, non può saltarla...andrò a fare degli straordinari e tutto il resto, resterò sveglio anche durante la notte se necessario, ma se lo merita" disse George firmando il foglio, preparandosi mentalmente ai turni invernali che gli sarebbe ricatto fare.
"Ce la faremo" disse Liz compilando il modulo della gita.
Lucas sarebbe andato a Miami, a costo della loro vita.

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Aaron e Katline erano al centro commerciale a mangiare il gelato.
Come promesso quella stessa mattina ora si trovavano insieme dopo tanto tempo, pronti a trascorrere quelle ore un compagnia l'uno dell'altro.
"Oggi a scuola ci hanno informato della gita, andremo a Miami, devi solo firmare e ho già compilato io" disse Aaron interrompendo la conversazione precedente sulla festa di beneficenza a cui avrebbe dovuto partecipare, tirando fuori il foglio e una penna.
"Ecco fatto" disse Katline firmando "e per quanto riguarda il party devi venire con qualcuno, non m'interessa chi, purché piaccia a te, okay?" continuò finendo il suo gelato al fiordilatte e cioccolato. Se c'era una cosa che accumonava la madre e il figlio era la passione per i dolci, avrebbero potuto vivere di essi per decenni.
"Okay, sarà fatto, tanto è tra tantissimo tempo, posso avvicinarmi a qualcuno durante la gita e fare in modo che mi accompagni, poi ti faccio sapere" Aaron sorrise mettendo via il foglio. Gli era mancato passare del tempo con sua madre, sapeva che non lo avrebbe mai giudicato per le sue scelte. Era sua madre e lui era suo figlio, si sarebbe fatta ammazzare per lui pur di vederlo felice. Era la sua vita, lo stesso feto che aveva tenuto in grembo per 9 mesi.
Uscirono dal centro commerciale, Katline piena di buste e Aaron con il gelato al gusto fragola e caramello salato, i suoi preferiti.
S'incamminarono verso il parco ridendo e scherzando, anche sulle cose più stupide, finché non si sedettero su una panchina.
Katline gaurdava con amore il figlio mentre gli acarezzava i capelli e le guance, era la cosa più bella ceh avesse mai realizzato nella sua vita. Era suo figlio, sangue del sangue, niente avrebbe mai potuto rovinare il loro rapporto.
A rompere quel silenzio fu Katline stessa.
"Se vuoi non dirmelo lo capisco ma ho bisogno di chiedertelo lo stesso...cosa è successo fra te e Nate? Tu sei triste e quando vi vedo insieme non vi parlate, a malapena vi guardate...ti vuoi sfogare un po'con tua madre?"
Kat non sopportava più questa situazione, suo figlio si allenava e basta, non usciva nemmeno più con i suoi amici e quando non era concentrato sul basket passava il tempo ad ascoltare la musica o guardando la televisione, era diventata una situazione ingestibile.
"Non lo so nemmeno io mamma, un giorno eravamo migliori amici e il giorno dopo il nulla." disse Aaron nervoso, avrebbe dovuto dire tutto a sua madre? Si sentiva pronto veramente? Era la situazione giusta e il luogo adatto per parlare di determinati argomenti?
Per una volta mandò affanculo le sue paranoie.
"La verità è che tra me e Nate da qualche tempo c'era un rapporto che andava oltre all'amicizia e ad entrambi andava bene... solo che quando abbiamo parlato di fare 'il passo avanti' ho iniziato a dare di matto, mi sono fatto prendere dalle paranoie e dall'ansia e ho mandato a puttane tutto, e come se non bastasse non l'ho cercato per farli smaltire l'ansia. Una settimana dopo l'ho visto baciarsi con Markus Denphry che a quanto pare è diventato il suo attuale ragazzo. Ecco tutto." raccontò tutto d'un fiato Aaron, con gli occhi lucidi e la voce tremante. Aveva fatto una grande cazzata, se lo sentiva.
Katline lo guardó commossa e gli asciugó le lacrime che scendevano sulle guance del figlio. Come faceva a non capire quanto lo amava?
"Sarei sempre il mio bambino, okay?
Non me ne frega un cazzo di chi ami, se uomo o donna, l'importante per me è la tua felicità. Se un ragazzo ti rende felice ben venga, sarai sempre il mio bambino, quello che ho cresciutio e che ho partorito.
Sei ancora quello che prende il gelato sempre allo stesso gusto perché odia cambiare, sei ancora quello che vive per il basket, sei ancora quello che passa più tempo a lamentarsi della scuola che a fare i compiti per migliorare, sei ancora mio figlio. Niente e nessuno, in alcun modo, cambierà il mio amore per te, chiaro?" disse Katline ormai piangendo, abbracciando suo figlio altrettanto in lacrime.
Aaron si era tolto un peso dalle spalle e Katline aveva suo figlio tra le braccia.
Tutto è bene ciò che finisce bene.

fake relationship...or not? {boyxboy}Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt