Twentythree.

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"Ho fatto tutto questo da solo
Ho odiato un po' me stesso per quello che sono
Non ti chiamo mai ma

So che sei vicina
Tu mi hai insegnato sai a vivere la vita
E non puoi raggiungere i desideri
Se non ti ricordi da dove provieni"
-Tedua, Da Dove Provieni


"Quindi porterai Lucas alla cerimonia, si?" Katline era a momenti più entusiasta del figlio.
Da quando erano tornati a casa la donna non aveva fatto altro che riempire di domande il figlio, che aveva cercato di rispondere nel modo più vero e coerente possibile.
Cosa abbastanza difficile se ci si ricorda come ha avuto origine la loro 'relazione'.
"Si" Aaron rispose brevemente sorridendo a sua madre, continuando ad apparecchiare la tavola. Era quasi ora di cena e da un momento all'altro suo padre sarebbe tornato dal lavoro e capitava molto di rado che lui tornava ad un orario così decente.
"Toglimi solo una curiosità, come sei passato da Nathan a Lucas? Cioè non fraintendere le mie parole, il tuo ragazzo mi piace tantissimo, sembra così carino ma prima di partire mi sembravi stare così male per Nate e ora ti ritrovo fidanzato con un altro."
Katline, come ogni madre, si stava preoccupando per suo figlio.
Non voleva che magari, per dimenticarsi il suo ex migliore amico, stesse usando un povero ragazzo illudendolo.
"Oh." Aaron al solo sentir nominare il suo vicino di casa cambiò atteggiamento.
Non era pronto a tutto ciò.
Non era pronto a quella conversazione.
"Sinceramente? Non lo so. Nathan era tutto per me solo che, cazzo, non avrebbe mai funzionato.
Lui è bravo, dolce, gentile, conosce tutto di me, siamo cresciuti insieme, eravamo destinati a stare insieme, almeno in amicizia. È ordinato, sapeva sempre motivarmi e non diceva mai una cosa sbagliata.
E poi in gita ho conosciuto Lucas e lui è completamente l'opposto di me.
È ironico, sarcastico, cinico, non si fida praticamente mai di nessuno, mi conosce da poco ma sembra che ci conosciamo da un'intera vita, è caotico, agisce d'istinto, ed é un pessimista nato.
Sto combinando un casino, non è vero?" Nemmeno Aaron sapeva come fosse uscito da lui quel discorso. Stava praticamente urlando e si sentiva dannatamente in colpa.
Katline tacque.
Osservò, per quella che sembrò un eternità, il figlio e poi sorrise.
"Ti deve piacere veramente tanto allora Lucas" Eh?!
Aarona aveva sentito bene?
Ma com'era possibile?
Il ragazzo era veramente confuso, cosa stava succedendo?
"Ho capito. Quando parli di Lucas i tuoi occhi brillavano, parlavano da soli." continuò la donna.
"E cosa dicevano?" E Aaron ricevette il colpo di grazia con la frase che la madre pronunciò l'attimo dopo.
"Che hai molta confusione in testa."
E non poteva essere, Lucas era solo una copertura per far tornare il suo migliore amico da lui. Non poteva piacergli il biondo...vero?
Katline appoggiò una mano sulla guancia del figlio, accarezzandolo con la stessa cura che si da ad un vaso costoso. Come se da un momento all'altro potessi rompersi da solo.
"Sono a casa!" Il momento fu interrotto dal rumore della porta che veniva chiusa e dall'ingresso di suo padre nella stanza.
Aaron sapeva che i suoi genitori si amavano ancora, nonostante tutti gli anni trascorsi insieme. Lo si poteva notare da alcuni piccoli gesti.
Come al fatto che Andrew, appena tornato a casa, andava subito a baciare Katline, stringendole in una maniera delicata i fianchi. O come a lei le si illuminavano gli occhi appena lo vedeva, ridendo l'attimo esatto in cui lui le si buttava addosso.
Aaron osservava tutto come uno spettatore, come qualcuno che non faceva parte di quel quadro perfetto, come se lui, in mezzo a loro, non c'entrasse niente.
Escluso, ecco il termine adatto.
"Ciao figliolo, com'è andata la gita? Perché siete tornati prima? Hai trovato una bella ragazza da portare alla festa?" Andrew abbracciò leggermente suo figlio, lasciandogli qualche pacca sulla schiena.
Ormai doveva essere abituato a tanta freddezza nei suoi confronti ma la verità è che non si sarebbe mai abituato.
"Sapresti entrambe le risposte alle tue domande se solo avessi ascoltato l'audio che ti ho inviato" Aaron si fermò con le spalle rivolte verso i suoi genitori, intento ad andare a prendere i tovaglioli nello scaffale. Aveva evitato l'ultima domanda apposta.
Quella sera aveva voglia di litigare.
O forse di sfogarsi.
"Oh andiamo lo sai che non posso ascoltare o leggere i messaggi mentre sono a lavoro" e davvero non stava capendo quello che stava provando suo figlio? Non leggeva il dolore nei suoi occhi che stavano diventando lucidi, o la rabbia nelle sue mani che si stavano chiudendo in due pugni, o la delusione nelle sue spalle che si erano abbassate.
Non si rendeva conto di starlo rompendo?
"Quindi?" Domandò nuovamente il padre, aspettando.
Quindi Aaron era pronto a sganciare una bomba.
Anzi, LA bomba.
Così con un finto sorriso e con i tovaglioli in mano si rigirò, appogiando questi ultimi sul tavolo con troppa forza, facendo sobbalzare dalla sorpresa i suoi genitori
"Quindi?! QUINDI?! QUINDI LA GITA SAREBBE STATA PERFETTA SE SOLO MIO PADRE SI FOSSE INTERESSATO A ME SENZA LASCIARMI OGNI FOTTUTA SERA CON LA MENTE PIENA DI PARANOIE. PERCHÉ? TI PREGO RISPONDI A QUESTA MIA FOTTUTA DOMANDA, PERCHÉ MI ODI? PERCHÉ, PERCHÉ, PERCHÉ SEI COSI INSENSIBILE, FREDDO, GLACIALE E APATICO NEI MIEI CONFRONTI? SONO TUO FIGLIO CAZZO. E SAI LA PARTE DIVERTENTE? È CHE OGNI SANTA VOLTA CHE TU MI NOMINI UNA RAGAZZA A ME VIENE DA VOMITARE PERCHÉ SONO GAY CAZZO E SONO PURE FIDANZATO. EH SI, PORTERÒ ALLA FESTA UN RAGAZZO. UN MOTIVO IN PIÙ PER ODIARMI, NO?" Aaron si sentiva la gola asciutta e il fiato corto. Si era finalmente sfogato e si sentiva male. Male perché sapeva di star ormai piangendo, male perché gli veniva da vomitare. Male perché vide la sofferenza negli occhi di sua madre. Male perché non riuscì a guardare in faccia suo padre.
"Sei omosessuale?" Il tono di disprezzo e disgusto che usò l'uomo fu abbastanza per Aaron da sentire.
Cosi, senza pensarci due volte, prese il suo cellulare ed uscì di casa.

fake relationship...or not? {boyxboy}Where stories live. Discover now