Capitolo 2

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Dopo la nostra breve presentazione in aereo mi sono rimessa gli auricolari e ho fatto nuovamente partire la musica in modo da lanciare il chiaro segnale di non voler fare conversazione. Il mio piano ha avuto un effetto immediato e, escludendo qualche altra frase scambiata mentre scendevamo dal mezzo, non ci siamo più rivolti la parola. 

Nonostante gli svariati tentativi di convincermi che tutto questo si tratti della nuda e cruda realtà, persino ora che stiamo entrando nel nostro hotel, sono ancora fermamente convinta di essere rimasta intrappolata in un incubo. Uno di quei sogni angosciosi da cui non si sa come uscire e che ti tengono prigioniero fino a che non si raggiunge una situazione estrema, come cadere nel vuoto o essere sparati. E se il mio io più realista non stesse continuando ad urlarmi che quello che io considero un brutto sogno è in realtà la mia vita, forse avrei provato a buttarmi giù dall'aereo. O, alternativa letteralmente più allettante, avrei potuto lanciare nel vuoto mister sono figo e so di esserlo.

"Buonasera, cosa posso fare per voi?" mi rendo conto di essere arrivata al bancone posto al centro della grandissima e lussuosa hall, solo quando la receptionist ci rivolge la parola. Sbatto le palpebre e, proprio mentre sto per archiviare i miei pensieri folli in un angolino remoto della mia mente, sono nuovamente distratta dall'atrio a cui prima non avevo prestato neanche un briciolo d'attenzione. La stanza immensamente grande in cui siamo capitati è così luminosa da dare l'impressione che sia ancora giorno, nonostante sappia bene che il sole è tramontato da un bel po', ormai. Il bianco e l'avorio sono gli incontrastati padroni di questo spazioso ambiente e si combinano con pochi accenni d'oro in un accostamento decisamente raffinato.

"Siamo Krystal White e Cole Davis" il corso dei miei pensieri è nuovamente interrotto dal mio compagno di viaggio.

"Come cazzo fai a sapere il mio cognome?" gli chiedo a denti stretti poiché, nonostante questo non sia un buon pretesto per essere incazzata, quella festa lo è eccome. So bene che la colpa è tanto sua quanto mia, però non riesco proprio a farne a meno. Probabilmente perché la schiettezza e la rabbia proteggono e nascondono quella che sono io per davvero. Una ragazza insicura che ha sofferto a causa di persone superficiali che si basano solo su apparenze e idee completamente sbagliate. Una ragazza fragile ed emotiva che è stata distrutta da pensieri totalmente errati, formulati e diffusi da gente che non pensa nemmeno due volte prima di far soffrire qualcuno in questo modo. Ed ora, con la scoperta della gravidanza, anche una ragazza impaurita e sola perché, a differenza degli altri che possono decidere se restarmi accanto o meno, io non posso fuggire.

"Me lo hai detto sull'aereo" lui si difende con nonchalance ed io, pur di non guardarlo dopo il tentativo fallito di affibbiargli la colpa di qualcosa, mi limito ad osservare la receptionist che picchietta le dita lunghe e affusolate sulla tastiera del computer. Osservandola meglio, mi accorgo che si tratta proprio di una bella donna, con la pelle scura e i capelli neri che le ricadono in ricci perfetti sulle spalle. Vengo anche a conoscenza del suo nome, Amelia, che ha appuntato sull'uniforme elegante e dai colori chiari che s'intona perfettamente all'armonia di questo albergo.

"Siete i vincitori del concorso" dice infine, mentre ci abbaglia con un sorriso a dir poco splendente "La vostra stanza è la numero 245, terzo piano, corridoio a destra" poggia sul bancone in vetro che ci separa un paio di chiavi "Vi auguro una buona permanenza" ci rivolge un altro grande sorriso, però questa volta non mi lascio distrarre dalla sua schiera di denti bianchissimi e perfettamente allineati.

"Mi scusi, la camera numero 245 è la mia o la sua?" fingo di non aver capito nella speranza che sia davvero così, anche se l'aggettivo vostra non mi è affatto sfuggito, anzi, mi ha colpita come una pugnalata nello stomaco.

"Di entrambi" la donna mi risponde come se fosse la cosa più scontata del mondo "Quando è stato indetto il concorso ci era stato detto che il vincitore sarebbe stato uno soltanto e, purtroppo, ci hanno avvisati troppo tardi di questo cambio di programma, così siamo stati costretti a trovare una soluzione alternativa a due camere singole di cui non disponevamo"

Perfectly WrongWhere stories live. Discover now