Capitolo 6

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Sbadiglio e sbatto le palpebre con l'intento di scrollarmi di dosso anche gli ultimi residui di sonno mentre, con la voce ancora impastata dal sonno, sussurro il nome di Cole. Non ottenendo alcuna risposta, decido di abbandonare del tutto il mondo dei sogni per connettermi a quello reale e cercarlo. 

Il mio sguardo vaga pigramente nella nostra stanza s'albergo e, non trovandolo da nessuna parte, deduco che sia uscito mentre riposavo. Inoltre credo di aver dormito molto, visto che quando mi sono stesa sul letto la luce del sole filtrava ancora attraverso le tende lasciate socchiuse.

Stamattina io e Cole siamo usciti dall'hotel carichi come non mai e soprattutto pronti per un altro giro turistico fra le strade della splendida Londra. 

Nel primo pomeriggio, però, la nausea ha fatto la sua spiacevole comparsa ed io, per evitare di rovinare tutto ancora una volta ed insospettire il moro con i miei frequenti malesseri, ho continuato ad ignorarla, fino a che non ho vomitato il nostro misero pranzo in un cestino della spazzatura. I conati non avevano la minima intenzione di lasciarmi in pace ed io, dopo aver rigettato anche l'anima, ero così stremata e senza forze da temere che persino il minimo soffio di vento avrebbe potuto spezzarmi in due. 

Ho insistito per ritornare da sola in albergo ed avere così la possibilità di riprendermi un po', in modo da non rovinare la giornata anche al mio compagno di viaggio, però lui non ha voluto sentir ragioni e mi ha accompagnata. 

Una volta arrivati in stanza, prima di raggiungere quel po' di pace che tanto desideravo, ho dovuto passare una quantità tempo infinito inginocchiata davanti al wc a chiedermi cosa avessi fatto di così brutto per meritarmi tutto questo. Tuttavia, riposare in un momento in cui mi sembrava di stare per cedere sotto il peso di queste atroci torture, mi ha aiutata a recuperare un po' delle forze che avevo perduto e adesso mi sento meglio.

Decido di alzarmi controvoglia dal letto su cui sono comodamente stesa e mi dirigo in bagno, curiosa e spaventata al tempo stesso di ciò che mi rivelerà il grande specchio appeso al muro. 

Una volta arrivata a destinazione, rabbrividisco inorridita di fronte alla mia immagine riflessa. Le grandi occhiaie violacee che mi circondano gli occhi, la pelle pallida a causa della nausea costante e i capelli appiccicati alla mia fronte da un velo di sudore mi rendono irriconoscibile, oltre che spaventosa come un personaggio dei film horror. 

A distrarmi dal mio volto segnato dalle sofferenze è un post-it giallo fluo attaccato allo specchio.

Oggi la tua è stata una giornata da dimenticare, stremante e faticosa come non mai, perciò ho avuto un'idea per trasformarla in qualcosa di felice e spensierato, o almeno lo spero. Fatti trovare pronta per le nove e mezza, sono uscito così hai tutto il tempo e lo spazio per preparati. Cole.

Sto ancora fissando il messaggio, estremamente colpita da questo suo gesto gentile e super curiosa di sapere quale sarà la nostra meta, quando un dubbio si fa strada dentro di me. 

Cosa devo indossare? Opto per un look casual o qualcosa di più elegante? Non sapendo dove debba andare tutti gli abiti nella mia valigia appaiono inadatti, così decido di interpellare la mia stilista personale, nonché mia migliore amica Megan.

Afferro il mio portatile alla velocità della luce, la videochiamo e come al solito non devo aspettare molto prima che mi risponda.

"Krystal" mi sorride attraverso lo schermo, anche se capisco che la sua discrezione derivi dal non sapere se Cole sia o meno a portata d'orecchio.

"Sono sola, puoi parlare" la rassicuro e lei scioglie la sua posizione composta con un sospiro di sollievo.

"Gliene hai parlato?" mi chiede con il suo solito modo di fare diretto e senza giri di parole inutili. Penso che a renderla speciale sia proprio la sua schiettezza, il suo modo di essere spontaneo e impulsivo. Non ho bisogno di una persona che mi addolcisca la pillola, ma di qualcuno che mi dica che posso farcela per quanto difficile sia.

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