Capitolo 28

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"White, smettila di inventarti malori fasulli solo per saltare l'ora di educazione fisica e vai a correre come tutti gli altri" le parole pungenti della professoressa Williams mi rimbombano nel cervello facendo solamente crescere l'odio che provo per lei sin dall'inizio dell'anno. Parte del mestiere dei professori dovrebbe essere quello di capire gli studenti, ma lei ci verrebbe incontro solo a bordo di un carro armato con il suo solito sorriso sadico impresso sul volto.

Continuo a correre nonostante la stanchezza e il mal di schiena atroci che, come ho letto sui libri che ho acquistato, sono sintomi abituali che corrispondono a questo periodo della gravidanza. Non mi sento affatto bene, ma alla professoressa sembra non importare. Quell'arpia potrebbe almeno pensarci un po' e comprendere che, visto che il più delle volte partecipo attivamente alle sue iniziative, forse c'è davvero un problema.

Di solito amo fare attività fisica e liberarmi di tutti i miei pensieri, ma questa volta proprio non riesco a rilassarmi e, anzi, mi sento come se stessi per cadere stramazzata al suolo da un momento all'altro.

All'improvviso il mio respiro diventa decisamente troppo affannoso e il battito del cuore così veloce che sembra rimbombarmi nelle orecchie a tutto volume. Mi fermo nella speranza di un miglioramento, ma purtroppo non cambia assolutamente nulla. Il mio respiro non accenna a voler tornare regolare e mi sembra che un pesante macigno mi si sia poggiato sui polmoni impedendomi una corretta respirazione.

"White, non ho detto che potevi smettere di correre" la voce della professoressa è soltanto un eco lontano: ho cose più importanti a cui pensare e, soprattutto, di cui preoccuparmi.

All'inizio pensavo che la mia fatica nel respirare derivasse dalla corsa, ma il tempo scorre e non riesco proprio a riprendermi da questo stato che mi pare tanto una vera e propria tortura. Cole si accorge della mia assenza e mi corre incontro.

"Che succede?" mi chiede visibilmente spaventato.

"Non... riesco... a... respirare..." dico in modo molto sconnesso a causa del fiatone che non accenna a voler andare via.

"KRYSTAL NON RIESCE A RESPIRARE" urla il moro a pieni polmoni e la professoressa esce dalla palestra di corsa alla ricerca dell'infermiere dell'istituto. Mentre aspettiamo il suo ritorno e cerco di riprendere in mano la situazione, Cole mi aiuta a sedermi su una panca accanto all'ingresso degli spogliatoi.

Dopo un tempo che suppongo sia breve, ma che a me pare infinitamente lungo, la Williams fa il suo ritorno nella grande stanza luminosa seguita a ruota da Charlie - l'infermiere della scuola - la cui leggenda narra che si trovi nell'istituto ventiquattro ore su ventiquattro.

Il signore sulla cinquantina mi raggiunge di corsa mentre chiede a coloro che parlottano sottovoce di fare silenzio. Spero tanto che sappia mettermi a mio agio invece di far aumentare ulteriormente l'ansia che sta crescendo dentro di me. 

Non provo una particolare simpatia per i medici, nonostante voglia diventare - un giorno - una di loro. Forse perché la maggior parte di dottori con cui ho avuto a che fare non mi hanno ispirato fiducia più di tanto.

Mi si siede accanto e, notando la mia difficoltà, decide di porre una domanda ai miei compagni di classe anziché farla alla sottoscritta.

"Ragazzi, qualcuno di voi sa qualcosa, qualsiasi cosa che potrebbe aiutarmi a capire la causa di questo malore?" la prima cosa che mi viene in mente è la gravidanza. So bene che le due cose sembrano appartenere a due universi completamente differenti, però una piccola parte di me mi suggerisce che sono collegate.

Cole è l'unico a saperlo e, adesso più che mai, sono combattuta tra la speranza che parli e che non dica nulla. Potrebbe aiutarmi a stare meglio, però ho paura di affrontare la reazione dei miei compagni.

Perfectly WrongWhere stories live. Discover now