Capitolo 12

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La giornata non poteva iniziare peggio: la sveglia non ha suonato, ho perso l'autobus e quindi sto percorrendo l'infinito percorso casa-scuola a piedi, piove e, ciliegina sulla torta, ho tre ore in comune con Cole che non vorrei assolutamente vedere.

Guardo per terra davanti a me cercando di non mettere i piedi nelle pozzanghere.

Fa freddo e, nonostante ormai sia già bagnata fradicia, mi stringo ugualmente nella mia giacca alla ricerca di un po' di calore.

All'improvviso una macchina sportiva grigio scuro mi passa da vicino e, dopo aver rallentato, comincia a seguirmi.

Inizialmente cerco di non pensarci, però la situazione diventa ogni secondo più inquietante e sto seriamente cominciando a prendere in considerazione l'idea di mettermi a gridare alla ricerca di aiuto.

Ad un tratto il finestrino della macchina si abbassa facendo diventare vana la mia idea di ignorare il veicolo e una voce proveniente dall'interno dice: "Serve un passaggio?"

Strizzo gli occhi cercando di mettere a fuoco il guidatore, però la pioggia fittissima me lo rende impossibile.

Pagherei oro per potermi riparare in un posto asciutto e caldo, però dico: "Non si accettano passaggi dagli sconosciuti"

Continuo a camminare spedita, ma la macchina non si allontana.

"Ti assicuro che sono una persona per bene, non voglio ucciderti o cose del genere" la voce calda sovrasta lo scrosciare della pioggia.

"Resti comunque uno sconosciuto e, per quello che ne so io, potresti anche essere uno stupratore"

Ride, evidentemente per la mia eccessiva schiettezza, poi dice: "Vorrei farti presente che esistono ancora dei gentiluomini pronti ad aiutare le donzelle in difficoltà"

Questa volta sono io a sorridere, però il sorriso mi si congela sul volto quando un fulmine squarcia il cielo seguito da un rumore assordante.

"Cambiato idea?" domanda la persona dentro la macchina e, per quanto incosciente sia, gli rispondo: "Credo proprio che farò un'eccezione ed accetterò il passaggio"

L'auto accosta e salgo a bordo del mezzo. L'interno della macchina profuma di nuovo ed è così immacolato da farmi sentire persino più zuppa di quanto non sia. 

Così, per evitare di aumentare ulteriormente il disagio che mi sta assalendo, mi allaccio la cintura muovendomi il meno possibile, per evitare di bagnare ulteriormente il sedile di pelle.

"Allora, dove ti porto?" solo ora mi rendo conto che da quando ho incontrato questo tizio non l'ho mai guardato in faccia.

Alzo lo sguardo e resto incantata dai due smeraldi che mi fissano con intensità. Si tratta di un ragazzo giovane e, a giudicare dagli accenni di barba, deduco che abbia come minimo una ventina d'anni. I capelli biondo scuro legati in una coda bassa gli danno un'aria tra l'estremamente moderno e dio greco dell'Olimpo.

Sono finita nella macchina di un perfetto sconosciuto strafigo.

"Ehi" mi distoglie dai miei pensieri e, rendendomi conto di essere rimasta a fissarlo con la bocca spalancata, arrossisco.

"Devo andare al polo liceale" mi decido a tornare con i piedi per terra e mi accorgo di non essere sull'Olimpo, bensì in una semplice automobile.

Non sapendo cosa dire inizio a guardare le gocce di pioggia sul finestrino cercando di indovinare quale sarà la prima ad arrivare in fondo.

"Non parli con gli sconosciuti in generale oppure non ti va di parlare?" la voce del dio greco mi costringe a distogliere lo sguardo dalla gara fra le goccioline di H2O.

Perfectly WrongWhere stories live. Discover now