Capitolo 5

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Per la prima volta da quando siamo a Londra, oggi io e Cole abbiamo passato del tempo assieme senza litigare.

Purtroppo, però, proprio mentre stavo iniziando a lasciarmi andare ed a sentirmi più a mio agio, ha iniziato a piovere. Un acquazzone così violento da costringerci a correre nella disperata ricerca di un posto in cui poterci riparare.

Nonostante siano già le sette di sera, tutti i locali sembrano essere ancora chiusi, così non ci resta altro da fare che continuare a scappare da questo imminente temporale. In effetti la giornata stava procedendo in modo troppo perfetto e la nuvoletta nera che aleggia sulla mia testa non poteva assolutamente concedermi nemmeno il minimo accenno di tranquillità.

Questa mattina, viste le condizioni metereologiche a nostro favore, io e il moro abbiamo deciso di allontanarci più del solito dall'hotel in cui soggiorniamo. Il sole splendeva come se fossimo in primavera anziché in autunno, regalandoci uno splendido tepore capace di bilanciare il venticello freddo e mai avremmo immaginato che scoppiasse a piovere.

Cerco di coprirmi la testa con le mani, anche se questo tentativo disperato di non inzupparmi serve a ben poco. L'ultima cosa che desidero è prendermi un brutto raffreddore o, peggio ancora, una fastidiosa influenza. Perché, oltre a rovinare tutto il viaggio, potrebbe smascherare la gravidanza nell'eventualità di una visita medica.

All'improvviso, proprio mentre sto per abbandonare la speranza di trovare un luogo caldo e asciutto pronto ad accoglierci, Cole mi prende una mano e mi trascina all'interno di un negozietto che, forse a causa delle dimensioni ridotte, non avevo notato.

Non mi lascia nemmeno il tempo di leggere l'insegna luminosa che troneggia sulla porticina d'ingresso che mi ritrovo in una stanza poco luminosa e leggermente ostile.

Le pareti nere illuminate da fioche lampadine e il parquet marrone scuro contribuiscono a farmi sentire a disagio. Cole si accomoda su una poltroncina, lasciandomi da sola all'ingresso mentre cerco di comprendere in che razza di posto siamo finiti.

Osservo i tanti disegni appesi alle pareti e riconosco la maestria con cui sono stati realizzati. Continuo a guardare rapita i tantissimi schizzi presenti nella stanza mentre mi lascio coccolare dal calore di questo posto.

"È tutto pronto Carl, puoi entrare" una voce a me sconosciuta mi fa tornare con i piedi per terra. Il mio viso si muove in direzione di queste parole e scorgo un ragazzo molto giovane sbucare dalla stanza adiacente.

Il biondo scompare così come era comparso e, soltanto quando lo vedo alzarsi da una delle tante poltroncine di pelle, mi accorgo di colui che deduco sia Carl. Si tratta di un uomo dall'aria minacciosa che, solo dopo avermi squadrata da capo a piedi in modo inquietante, segue il ragazzo nell'altra stanza. Rabbrividisco e, spaventata, mi affretto a raggiungere Cole ed a sedermi accanto a lui.

"Cos'è questo posto?" sussurro, quasi impaurita di essere sentita.

"Lo studio di un tatuatore" mi risponde come se fosse la cosa più ovvia del mondo mentre mi indica l'insegna all'ingresso che riporta la scritta "tattoo". Mi chiedo come abbia fatto a non notarlo prima, poi riprendo il controllo della situazione e, spinta dall'impulso di allontanarmi da qui, mi alzo e vado fuori.

Lì dentro era caldo e la poltroncina comodissima dopo questa giornata sfiancante, eppure, nonostante ora piova persino più forte, non voglio tornare in quello studio.

"Così ti bagnerai" solo dopo aver sentito la voce di Cole, mi accorgo di aver fatto la figura della stupida "Vieni qui" mi fa segno di avvicinarmi ed io gli vado incontro.

"Avevi intenzione di abbandonarmi lì da solo?" mi sorride in modo gentile.

"Forse" rispondo in modo vago, conscia che l'unico vero motivo per cui sono scappata sia la mia paura per gli aghi. Una vera e propria fobia, direi. Mi è bastato pensare al signore prima di noi che si fa bucare la pelle a ripetizione per essere colta da un'ondata d'ansia. Agitazione che, ora come ora, mi sembra del tutto senza fondamento visto che nessuno mi avrebbe obbligata a sottopormi ad una simile tortura.

Perfectly WrongWhere stories live. Discover now