Capitolo 17

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Chi è l'emerito coglione che ha inventato un giorno così odioso come il lunedì?

Cerco di trovare una risposta a questa domanda mentre entro nella classe dove la professoressa di storia aspetta i suoi alunni, come al solito carica di un'elettricità che mi fa pensare che si sia drogata o qualcosa del genere.

Il suo finto sorriso smagliante mi fa venire la nausea.

La saluto con poco entusiasmo e, dato che la voglia di sentirla parlare di eventi del passato è inesistente, prendo posto al banco nell'angolo più remoto della stanza.

Proprio mentre esco dallo zaino il necessario per la lezione, Cole-sono figo-Davis fa il suo ingresso trionfale nell'aula.

Le cagne in calore con cui dovrò condividere questa fantastica ora di storia iniziano a ridacchiare e ad abbassarsi la scollatura in modo di attirare la sua attenzione e, magari, di riuscire a scoparselo nello spogliatoio maschile durante l'ora di pranzo.

Per la cronaca non ho mai creduto alla storia della sua prima volta che mi ha rifilato al nostro primo incontro da sobri. Mai.

Cole attraversa la stanza rivolgendo occhiolini e sorrisi fantastici a tutte, una dopo l'altra. Con mia grande sorpresa e disappunto si avvicina a me e, mentre indica il banco accanto al mio, chiede: "Posso?", per poi sedersi ugualmente.

"Generalmente quando si chiede il permesso per fare qualcosa si aspetta una risposta prima di procedere" gli faccio notare mentre rivolgo alla classe uno sguardo fugace.

Arrivo velocemente alla conclusione che, se le occhiate potessero uccidere, a quest'ora probabilmente sarei già morta a causa degli sguardi omicidi che tutte le ragazze presenti nella stanza mi stanno lanciando.

Non avrei mai pensato di fare una cosa del genere, eppure eccomi qui, a ringraziare mentalmente la professoressa Taylor che si è seduta dietro la cattedra ed ha cominciato a spiegare.

Sbircio con la coda dell'occhio il mio compagno di banco e noto che sta strappando un foglio dal suo quaderno che probabilmente gli servirà per mandare un messaggio alla sua puttanella di turno.

Cerco di non lasciarmi distrarre dai miei mille pensieri per potermi concentrare sulla spiegazione, però senza successo.

A farmi perdere quel briciolo d'attenzione che ero riuscita a conquistare è Cole, che fa strisciare sul banco il foglio che prima aveva strappato fino a farlo arrivare davanti a me. Quest'ultimo è completamente bianco ad eccezione di una scritta in alto.

Scusami per l'altro giorno, sono stato uno stronzo

Non scrivo niente e mi limito a restituirglielo. Dopo qualche minuto, la pagina di quaderno torna sul mio banco.

Dopo scuola ti va se andiamo in biblioteca? Mi piacerebbe parlare del bambino e magari possiamo leggere insieme qualche libro sulla gravidanza.

Prendo la penna nera e scrivo velocemente una risposta.

Sono impegnata.

Cole non si arrende e continua a scrivere.

So che non è vero. Per favore, ho bisogno di parlarti

Leggo e non rispondo.

Se non vuoi farlo per me, fallo per il bambino

Sbuffo, però allo stesso tempo sono curiosa di sentire ciò di cui vuole parlare.

Va bene, però non montarti la testa

Sorride divertito, così mi affretto ad aggiungere due paroline: Ti odio.

Perfectly WrongWhere stories live. Discover now