Capitolo 15

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Non ho mai sopportato le persone ritardatarie, eppure oggi sono io ad essere tremendamente in ritardo. Come al mio solito stavo uscendo di casa con oltre mezz'ora d'anticipo, però l'esserino che mi cresce nel ventre ha deciso di farmi uno scherzetto di cattivo gusto e mi sono dovuta precipitare in bagno, dove sono poi rimasta per un tempo infinito.

Così ho corso come una pazza per arrivare al Lummus Park nel minor tempo possibile ed ora eccomi qui, con il sudore che m'imperla la fronte per la fatica e con gli occhi che corrono in ogni direzione nella disperata ricerca di Cole.

Quando finalmente riesco a scorgerlo seduto su una panchina, mi costringo a corrergli incontro nonostante non abbia più nemmeno la forza di stare in piedi.

"Pensavo che non saresti venuta" dice ed io non riesco a capire se dica sul serio, oppure cerchi solamente di fare il simpatico.

"Scusami davvero per essere arrivata così tardi... Ho avuto un piccolo" e schifosissimo "Contrattempo" mi accomodo sulla panchina accanto a lui. Restiamo in silenzio per qualche attimo, poi, dopo aver riordinato gli innumerevoli pensieri che mi riempiono la mente, mi decido a parlare per prima.

"Ho deciso di darti questa seconda opportunità solo perché questo bambino non ha fatto nulla di male per essere privato della presenza di entrambi i genitori. Voglio che tu sappia che, anche se ti sto offrendo questa chance, io non riesco a dimenticarmi della tua fuga e, se davvero ci tieni al ruolo di padre, dovrai riconquistare la mia fiducia" decido di mettere in chiaro le cose fin da subito.

"Proverò ad essere un buon padre per questo bambino" mi dice raggiante, però per me non è sufficiente.

"A me non basta che tu ci provi, Cole. Mi devi giurare che anche se sbaglierai ottomila volte, qualunque imprevisto si presenti davanti, non andrai via" provo a mantenere un tono di voce calmo e, con mia sorpresa, ci riesco appieno.

"Ti giuro che resterò" sembra sincero.

"Rispondimi onestamente a questa domanda" aggiungo sempre con tono pacato "Vuoi essere il padre di questo bambino?"

"Ma io sono il padre di questo bambino" dice convinto facendomi saltare i nervi.

Il tentativo di mantenere un tono di voce tranquillo si mescola con il desiderio di urlare a pieni polmoni, così il risultato mi fa sembrare una pazza psicopatica disperata: "C'è un enorme differenza tra il padre biologico e colui che riesce a farti ridere quando vorresti solo piangere, colui che controlla sotto il letto, dietro la porta e nell'armadio per dimostrarti l'assenza di mostri paurosi pronti ad assalirti, colui che tutte le sere passa a darti il bacio della buonanotte anche se dormi e probabilmente non lo saprai mai, colui che ti aiuta a rialzarti quando cadi e soprattutto colui che è il tuo eroe, il tuo punto di riferimento, il tuo esempio da seguire" rimane fermo e in silenzio "Forse questo non puoi capirlo" sputo più acida di quanto avessi voluto.

Cole si blocca e inizia a fisare un punto indefinito nel vuoto. I suoi occhi azzurri diventano di ghiaccio ed iniziano a lampeggiare, mentre i suoi lineamenti si contraggono in una smorfia di dolore e concentrazione.

È uno dei suoi "momenti bui" di cui ero venuta a conoscenza a Londra. Questa volta dura molto più del solito e sembra che stia lottando contro sé stesso, o meglio, contro i suoi demoni.

I suoi, però, sono molto più che semplici demoni. Sono così imponenti e maligni che, nonostante gli atroci sforzi per reprimerli, riescono quasi sempre a vincere il suo autocontrollo e, quando ci riescono, iniziano a corroderlo lentamente e dolorosamente dall'interno.

Quello che non so è il perché. Il perché dell'esistenza di tali mostri e soprattutto che cosa li abbia generati. Che cosa può nascondere Cole di così doloroso e ingestibile?

Perfectly WrongWhere stories live. Discover now