Capitolo 23

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"Non posso farcela, Meg" continuo a fare avanti e indietro nella mia stanza mentre parlo al telefono con la mia migliore amica che cerca invano di calmarmi.

"Certo che puoi!" mi dice in un tono tra il severo e l'incoraggiante "Devi smetterla di dire il contrario!"

"Prova a metterti nei miei panni!" perché non riesce a capire? "Sto per dire ai miei genitori di essere incinta a diciassette anni, sto per distruggere l'orgoglio che provano nei miei confronti, sto per far diventare fumo gli sforzi che hanno fatto affinché conoscessi ed imboccassi la retta via" sto anche per piangere e, nonostante il mio impegno per mascherarlo, la mia amica se ne accorge.

"Non devi piangere" se fosse con me mi farebbe una carezza incoraggiante "Loro ti amano e capiranno, ne sono sicura"

"Mi sento come se stessi per soffocare"

"Fai un respiro profondo" la sento respirare con me e, solo dopo essersi accertata che ho fatto come mi ha ordinato, continua "So che è difficile, ma non sei l'unica a commettere sbagli e loro non sono quel tipo di persone. In questo momento starai immaginando tutte le possibili reazioni, dalle più positive a quelle più catastrofiche, però non è il caso di fasciarti la testa prima di essertela rotta"

"Voglio un abbraccio" sembro una bambina piccola in cerca di attenzioni.

"Domani ci incontriamo e ti abbraccio" dice dolcemente.

"E se spostassimo ad oggi?" nonostante abbia organizzato io questa serata con cibo spazzatura e partita di football, continuo a cercare un qualsiasi escamotage per fuggire.

"Smettila di dire cazzate! Oggi sei impegnata a far finta di interessarti al football solo per poter parlare alla tua famiglia al completo del frugoletto"

"Non sono ancora pronta" biascico.

"Krystal, la pancia in questi ultimi giorni sta crescendo in modo spaventosamente veloce e continuare a mentire non servirebbe a nulla, se non a farli arrabbiare di più. In questo momento vorrei tantissimo essere con te e magari tenerti la mano quando dirai ai tuoi che presto saranno nonni, però credo che sia meglio per la loro sanità mentale sentirselo dire dai due genitori del bambino. Ricordati che non sarai sola, ci sarà Cole con te"

Il suono del campanello riesce a superare l'ostacolo degli auricolari e mi risuona nel cervello.

"È appena arrivato" deglutisco a fatica il groppo che mi si è formato in gola "Devo andare"

"Ci vediamo domani per un racconto dettagliato della serata"

"Se sopravvivo..."

"Cretina!" ridacchia e le mie labbra s'inarcano in un sorriso meccanico che non si addice minimamente al mio umore attuale.

"Buona fortuna, mammina" cerca di stemperare la tensione.

"Grazie" dico mentre mi alzo dal letto su cui sono beatamente stesa.

Ci salutiamo e, dopo essermi tolta le cuffiette ed averle attorcigliate intorno al mio smartphone, mi dirigo verso la porta d'ingresso con lo stesso passo che utilizzerebbe una persona che sta andando al patibolo.

Una volta in soggiorno trovo mia madre che sta stringendo la mano di Cole mentre gli dice: "Sono la mamma di Krystal, però puoi chiamarmi Rachel" gli sorride con calore "Lui invece è mio marito Luke" mio padre, essendo meno espansivo di mia madre, sembra sollevato dal non doversi presentare e di potersi limitare ad un sorriso ed una stretta di mano.

"Io sono Chris" anche mio fratello si presenta al nostro ospite con uno che, più che un sorriso, sembra un ghigno malefico.

"Ciao Cole" attiro l'attenzione verso di me "Pronto a sostenere i Miami Dolphins?" cerco di far sembrare tutto il più naturale possibile e, a quanto pare, tutti tranne il mio complice sembrano cascarci pienamente.

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