Capitolo 11

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Il suono tremendamente violento della sveglia mi costringe ad aprire gli occhi.

Anche se la tentazione di rompere quest'aggeggio infernale è tanta, mi limito a spingere meccanicamente il tasto per interrompere questa tortura.

Oggi tornerò a scuola dopo qualche giorno d'assenza e finalmente potrò urlare a Cole tutte le cose che mi passano per la testa.

Fa decisamente più male continuare ad ascoltarle nella mia testa che lasciarle uscire, quelle parole taglienti che desidero gridare a squarciagola dal giorno in cui sono tornata a Miami.

Metto insieme tutta la mia buona volontà per uscire dal letto e per dirigermi in bagno per una bella doccia. Non c'è nulla di più rilassante dell'acqua calda che mi carezza il corpo con delicatezza; della nuvola di vapore che avvolge l'intera stanza e appanna ogni superficie lucida; dello scrosciare dell'acqua simile a quello di una cascata che sovrasta persino i pensieri più bui. Così il tempo si ferma e riesco persino ad assaporare questa splendida sensazione di pace prima di una giornata che di sicuro sarà molto impegnativa. 

Dopo essermi asciugata nel mio grande accappatoio rosa pastello, indosso un bel paio di jeans a vita alta, un maglioncino giallo che mi ricorda tanto i girasoli di Van Gogh e le mie inseparabili Adidas. Mi vesto in silenzio e pettino i miei capelli con calma, come se fossi ancora intrappolata in quella bolla di tranquillità assoluta.   

Esco dal mio piccolo bagno solo quando sono pronta per quella che si prospetta essere una lunghissima giornata. Scendo le scale velocemente e una volta in cucina trovo la mia famiglia al completo che mi accoglie con affetto.

"Buongiorno tesoro" mia madre mi mette davanti un piatto pieno dei suoi squisiti pancake.

"Buongiorno" le sorrido, in qualche modo sollevata in previsione di ciò che sto per fare.

Ho talmente fame che potrei divorare l'intera cucina e continuare a non sentirmi sazia, però decido che è meglio limitarsi a mangiare soltanto i pancake e, proprio quando inizio a sentirmi soddisfatta della mia abbondante colazione, un intenso conato di vomito decide di darmi il suo personalissimo buongiorno.

Scendo dalla sedia alta con un balzo e corro nel bagno della mia camera. Se fino a qualche istante fa ero felice e mi stavo gustando in pace la mia colazione, adesso mi trovo di testa nel water mentre rigetto anche la mia stessa anima.

"Kry, dovresti andare da un medico, ormai succede troppo spesso" la voce di mio fratello mi fa sobbalzare.

"Sto bene" gli dico brusca mentre mi avvicino al lavandino per sciacquarmi la bocca con un po' di collutorio alla menta.

"Krystal" non usa mai il mio nome per intero "Sono serio. Non è normale vomitare così spesso"

"Christopher" utilizzo la sua stessa arma, nella speranza che chiamarlo con il suo nome di battesimo - cosa che odia con tutto sè stesso - lo distragga dal principale argomento di questa conversazione "Ti ho detto che sto bene"

"Sono preoccupato per te" cerca di persuadermi a farmi visitare da un medico o a condividere con lui ciò che so già.

"Non ce n'è bisogno, davvero" gli sorrido, ma lui non accenna a voler abbandonare il suo sguardo scettico "Adesso vado, altrimenti rischio di arrivare tardi a lezione" gli scocco un bacio sulla guancia ed esco di casa, pronta per una giornata che di sicuro non sarà una passeggiata, ma che di certo mi aiuterà a sentirmi molto più leggera.

"Non ce n'è bisogno, davvero" gli sorrido, ma lui non accenna a voler abbandonare il suo sguardo scettico "Adesso vado, altrimenti rischio di arrivare tardi a lezione" gli scocco un bacio sulla guancia ed esco di casa, pronta per una giornata che ...

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