6°Capitolo ❁ You'll never be my sister

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6°Capitolo

28 Marzo 2020

-Quindi? Ti hanno dato i risultati di quella composizione che hai consegnato scorsa settimana? –chiesi, appoggiando sulla scrivania le due tazze di tisane fumanti, con al centro un piattino pieno di biscotti.
-Non avevi detto che non mi avresti augurato buona fortuna perché tanto tutto quello che compongo è perfetto? –alzò un sopracciglio, posizionando il braccio sotto la testa per avere un miglior appoggio.
Eravamo confinati in camera mia perché Jungkook aveva invitato qualche suo amico in casa e avevano occupato tutto il soggiorno, obbligandoci a spostarci al piano superiore.
A Yoongi ovviamente non dispiaceva, aveva il letto tutto per sé e non si faceva problemi a sdraiarcisi e a occuparlo interamente, nonostante fosse una piazza e mezza.
Riuscii a sedermi in un piccolo pezzo di letto, a fianco a lui, e gli passai un biscotto non appena me lo indicò con un dito.
-Lo so che sei il più bravo della tua università, ma voglio sentirtelo dire lo stesso. –
Sorrise, divertito dalla mia insistenza. -Sai che la mia università è gemellata a quella di Jimin. –
Annuii, incitandolo poi a continuare. –Presto ci sarà un importante evento di danza moderna, mi hanno chiesto di suonare. -
I miei occhi si spalancarono e mi girai completamente verso di lui, con la bocca semi aperta. –E me lo dici così?! –quasi urlai, indignata dal fatto che non me lo avesse detto prima e che avessi dovuto chiederlo io.
Si mise a ridere. –Non è niente di che. -
-Ma va a cagare, è una cosa splendida, complimenti. –lo abbracciai e finii praticamente sdraiata sopra di lui essendo che non era minimamente intenzionato ad alzarsi. –Suonerai anche per Jimin? –chiesi, improvvisamente, alzando il viso per guardarlo negli occhi, trovandomi ad un palmo dal suo naso.
Nonostante la vicinanza, non si scompose e sembrò non importargli. –Ovvio. -
Il mio sorriso non accennava a spegnersi, ero veramente troppo felice per lui. –Quando ci sarà? Devo venire a vederti. -
-Il 13 aprile, tra due settimane. –stranamente non oppose resistenza, solitamente prima di dirmelo doveva inscenare la solita tragedia del "ti prego non venire a vedermi, lo sai che mi dà fastidio". Molto probabilmente era talmente tanto fiero di ciò che non poteva dirmi di no, ne fui veramente felice.
Mi tolsi dal suo stomaco, essendo rimasta a peso morto sopra di lui, e si mise seduto insieme a me. –Mi passi la tisana? –
Gliela passai e cominciai a sorseggiarla assieme a lui. –Jimin lo sa? –chiesi, alludendo nuovamente al discorso precedente.
-No, non ancora, ma presto lo verrà a sapere. O glielo dico io stasera o il suo insegnante domani mattina. -
-Diglielo tu. –gli diedi una spallata di incoraggiamento e per poco non fece cadere la tazza dalle sue mani. –Secondo me ne sarebbe ancora più felice. -
Mi guardò serio e si morse l'interno della guancia, arricciando leggermente il naso, guardando poi la tisana fumante tra le sue mani. –Ci penserò. -
Sorrisi dolcemente. Nonostante i tanti anni che si conoscevano, Yoongi ancora aveva dei momenti in cui era estremamente timido verso gli altri ragazzi del gruppo. Era semplicemente il suo carattere e lo trovavo particolarmente carino e tenero.
Sentimmo improvvisamente dei passi salire le scale, mi girai verso la porta aperta per controllare chi fosse e vidi mio fratello passare velocemente, lanciarmi un'occhiata per poi rinchiudersi in bagno.
Sospirai e mi girai nuovamente verso il ragazzo, guardando però in basso.
-Avete litigato? –fu più un'affermazione che una domanda e io annuii, prendendola come un'interrogativa. –Non mi è nuovo, ma sembra serio stavolta. -
-In verità, sono stata io a farlo arrabbiare. È lui che ce l'ha con me. –alzai gli occhi sui suoi e lo vidi abbastanza confuso. Alzò un sopracciglio, intimandomi di andare avanti ma, quando stetti per farlo, mi resi conto che per la prima volta non potevo parlargli di qualcosa.
Io con Yoongi ero sempre stata molto trasparente, un libro aperto. Lui sapeva tutto di me e io quasi tutto di lui, mai gli avevo dovuto nascondere qualcosa tranne questo. Me e Jungkook.
Per lui la nostra relazione era un taboo, un attimo prima ci atteggiavamo come fratello e sorella di sangue, l'attimo dopo parevamo ragazzo e ragazza.
Però, non ha mai fatto domande.
Mi alzai e andai a chiudere la porta prima che il diretto interessato potesse sentire la nostra conversazione. Tornai da lui subito dopo.
Per un momento pensai di poterglielo raccontare e magari ricevere anche uno dei suoi preziosi consigli, ma mi tirai indietro immediatamente quando immaginai la sua reazione schifata.
Dio, l'ultima cosa che volevo era allontanare Yoongi dalla mia vita e dirgli della situazione avrebbe soltanto portato a quello, almeno era quello che pensavo.
-Diciamo che lui da anni si è impuntato su un certo argomento e non accetta il fatto che io mi rifiuti di crederci. -
Lo vidi completamente perso. –Che ca-
-Ok, è complicato, ma per il momento non posso ancora dirti niente. Sai che io con te sono sempre stata il più sincero possibile e ti ho raccontato di tutto, ora mi serve che tu non faccia ulteriori domande e provi a capire solamente da quello che ti dico. –lo interruppi e, dopo avergli sputato in faccia tutte quelle parole l'una dietro l'altra senza lasciare spazio al recupero d'aria, lo vidi ancora più sconvolto.
Sbatté più volte le palpebre mentre guardava nel vuoto.
Lo avevo rotto.
-In poche parole lui non accetta il fatto che tu non abbia la sua stessa visione su un certo argomento? -
Spalancai gli occhi e annuii vigorosamente. Non sapevo come avesse fatto a capire in tutto quel casino che gli avevo detto, ma ce l'aveva fatta. L'importante era quello.
-Dovete parlarne pacatamente, magari senza uccidervi, e trovare un punto di incontro. Non mi sembra molto difficile Hyunae. -
Eh, magari avesse saputo quale era realmente il problema e perché non fosse così tanto facile trovare un punto d'incontro.
Bussarono alla porta e ci girammo insieme verso di essa.
-Sì? –dissi, vedendo subito dopo la porta aprirsi e un ciuffo nero comparire da dietro essa.
Il ragazzo si appoggiò al muro, esattamente di fianco alla porta, e infilò le mani nelle tasche. Lanciò una veloce occhiata a Yoongi per poi tornare a guardarmi. Non sembrava arrabbiato, ma era particolarmente serio.
-Hyunae. –mi chiamò, facendomi sobbalzare sul posto. La sua voce era fin troppo bassa. –Ti va di fare un giro in moto? –
Lo guardai colpita per qualche secondo, non sapendo subito cosa fare, vidi Yoongi alzarsi dal letto per poi prendere il piatto dei biscotti. –Vi lascio alle vostre cose, devo andare da Jimin. –disse semplicemente, trovando una scusa per abbandonarmi da sola con mio fratello.
-Ma, Yoon-
-Ci sentiamo domani, buonanotte a tutti e due. –alzò il braccio tenente ancora la sua tisana per salutarci e scomparve dietro il muro.
-Quindi? –chiese, dopo qualche secondo di silenzio in cui si era sentita la porta di casa sbattere.
Lo guardai negli occhi e annuii. –Va bene, fammi vestire. -
-Vai bene anche così, prendi solo la giacca, non andiamo in un posto affollato. –decisi di assecondarlo e presi la giacca un po' più pesante essendo oramai sera e molto arieggiato.
Uscimmo di casa e, quando fummo davanti alla grande moto nera, tirò fuori il secondo casco che teneva sempre per me e me lo lasciò infilare, controllando però subito dopo che lo avessi allacciato bene. Lo faceva sempre.
Non mi parlò per tutto il tempo, salì sulla moto cominciando a sgasare col motore facendomi rimbombare persino le viscere, e io lo seguii subito dopo.
Inizialmente, mi aggrappai alle maniglie poste sotto il sedile. Non sapevo se fosse il caso di abbracciarlo e lui non disse nulla a riguardo.
Solamente però quando partì e cominciò ad andare veramente forte lo abbracciai istintivamente. Per un momento pensai persino che lo avesse fatto apposta perché non appena lo abbracciai lui rallentò di colpo la velocità.
Non riuscivo a capire dove mi stesse portando, ci stavamo allontanando sempre di più dal centro di Seoul e avvicinando alle colline. Stavamo salendo sempre di più e le curve diventavano sempre più spaventose. Vedere il ciglio della strada e poi una discesa simile ad un burrone nel buio più totale mi faceva tremare le gambe nonostante mi fidassi di Jungkook più di quanto mi fidassi di me stessa.
Lui sembrava totalmente tranquillo, anzi, sembrava persino divertirsi a far inclinare la moto talmente tanto da simulare quasi una caduta.
Lo sentii ridacchiare quando, all'ennesima curva, mi sentì stringere la presa su di lui. Questo mi fece rilassare leggermente i nervi, tesi per via dell'aria ambigua e strana che si era creata tra di noi dopo la litigata.
Quando finalmente arrivammo a destinazione, parcheggiò la moto vicino ad una staccionata in legno e scesi con le gambe che parevano di gelatina. Quella corsa mi aveva provato mentalmente.
Solitamente adoravo andare in moto, ma non avevamo mai provato ad andare in collina di notte e salire di altitudine. Dovevo farci l'abitudine, sarebbe stato bello guardare il panorama notturno senza preoccuparsi di morire.
Mi tolsi il casco e mi guardai in uno degli specchietti della moto, cercando di mettere a posto quei ciuffi ribelli direzionati verso l'alto. Lui invece, quando se lo tolse, sembrava avesse una parrucca. Nessun capello fuori posto, semplicemente perfetto.
Quasi lo invidiai.
-Come mai mi hai portato qui? –chiesi, guardandomi poi attorno e notando solo in quel momento di essere in uno dei punti panoramici delle colline di Seoul. Era sera, il sole era calato da poco e le luci della città creavano uno spettacolo tanto particolare quanto splendido. I grattacieli non mi erano mai sembrati così belli e affascinanti.
Rimasi semplicemente incantata davanti a tanta bellezza.
Mi si affiancò Jungkook e mi posò una mano sulla schiena, spingendomi leggermente. –Vieni con me, sediamoci. –disse, accompagnandomi poi verso una panchina posizionata esattamente davanti alla staccionata di legno, su cui potevi sedere e godere del paesaggio.
-Volevo parlare. –disse, poggiando il casco tra noi due per comodità e girandosi verso di me, poggiando il braccio sinistro sullo schienale della panchina.
Annuii, solamente perché mi vennero in mente un paio di battutine sul fatto che lui mi avesse ignorato per giorni, e se avessi aperto bocca avrei rovinato tutto.
-Prima di farlo, mi prometti che dirai la verità? –mi guardò dritto negli occhi e mi sentii scrutata nell'animo.
Annuii d'istinto, senza pensarci, ma visto che lo feci decisi di impormelo. Magari essendo sincera e aperta coi miei sentimenti, saremmo riusciti ad uscire nuovamente da quella situazione maledettamente disturbante.
-Bene. –disse, ma prima che potesse dire altro decisi di interromperlo e prendere la parola.
-Mi dispiace, per quello che ho detto. –ne rimase parecchio colpito, da quel che potei vedere. Non se lo aspettava ed, effettivamente, neanche io. –Sì, provo qualcosa per te, qualcosa di grande in verità. –i suoi occhi si fecero più grandi di quanto già erano. –Ma, come ben sai, siamo fratelli. -
-Fratellastri. –ogni volta che gli affibbiavo quel nome, lui mi correggeva. Non riusciva ad accettarlo, era più forte di lui, in qualche modo potevo comprenderlo.
-Fratellastri, non possiamo stare insieme. –si morse il labbro alle mie parole e guardò in basso. Vidi quanto provò a trattenersi dallo sbottare nuovamente e lo apprezzai, in qualche modo.
-Lo sai che io non riesco a condividere ciò che pensi. –disse, tornandomi a guardare. Sembrava quasi dispiaciuto di questa cosa.
-Lo so, ma siamo riusciti a convivere tranquillamente questi due anni, perché non continuare? -
Scosse la testa e guardò verso la città illuminata, continuò a torturarsi il labbro inferiore con i denti e uno dei suoi piedi cominciò a muoversi nervosamente. –Pensavo di averti dimenticata, pensavo di averlo fatto sul serio. –sospirò, rilassando i muscoli del collo e lasciando ciondolare la testa verso il basso, sfregando con i polpastrelli il retro del collo.
Un sorriso triste mi spuntò sul viso. Tutta quella situazione non stava facendo male solo a lui, semplicemente io lo nascondevo bene.
Rimase in silenzio qualche minuto, guardando il vuoto, mentre io rimasi a guardarlo. I suoi occhi marroni illuminati dal lampione vicino a noi, i suoi capelli castani sbarazzini ma comunque sempre perfetti, le vene del suo collo che guizzavano ogni volta che la sua mascella si stringeva.
Se ci fossimo incontrati prima dei nostri genitori, magari in contesti diversi, molto probabilmente in quel momento saremmo stati incredibilmente innamorati e con una relazione perfetta. Lui non avrebbe avuto tutto quel traffico nel suo letto e io non avrei dovuto affrontare tutta questa situazione.
Eravamo anime gemelle, di questo ero certa. Eravamo fatti per stare assieme, c'era questa specie di connessione tra di noi che non avevo mai avuto con nessuno.
Era un presentimento, una sensazione.
Sentivo di essere legata a lui in modo indissolubile.
Ma dovevo ignorarlo.
Ero costretta a farlo.
Come molte persone che non trovano l'anima gemella e si trovano a condividere la vita con meri sostituti, dovevo farlo anche io, con la sola differenza che io l'anima gemella l'avevo trovata, semplicemente non potevamo stare insieme.
Ah, quel "semplicemente", nascondeva fin troppo dolore e tristezza.
-Ho incontrato questa ragazza, quella che hai visto l'altro giorno. –cominciò a parlare e mi colse alla sprovvista. –Mi sembra simpatica, forse...mi piace. -
Non lo diedi a vedere ma quelle parole fecero più male del necessario. Al suo posto, sorrisi. –Mi fa piacere. -
-Proverò a dimenticarti, ci proverò nuovamente. –continuò. Sentii un forte peso nel petto, fin troppo famigliare.
Quante volte ancora dovevo provare questa sensazione?
In quel momento mi venne in mente quel ragazzo incontrato per i corridoi della scuola. Jongin mi pareva si chiamasse. L'ultima cosa che volevo era utilizzarlo come sostituto o per dimenticare Jungkook, ma pareva realmente un ragazzo simpatico e brillante e forse avrei avuto l'occasione di staccarmi finalmente da lui.
-Nonostante tutto, sarai sempre la mia Hyunae. –mi sorrise di rimando e mi sentii leggera. Riuscivo a sentire quanto affetto provasse per me solamente dal tono della sua voce.
Improvvisamente mi venne voglia di abbracciarlo e così feci. Mi infilai tra le sue braccia, togliendo il casco dalla mia strada, e lui non me lo impedì, mi lasciò fare. Riuscii a sentire i suoi battiti accelerati del cuore e mi parve di essere tornata a casa dal tanto che mi rilassai.
-Complimenti per la borsa di studio, sei stata brava. –sussurrò all'orecchio, piazzandomi poi un bacio delicato sulla fronte.
Alzai lo sguardo verso di lui e lo vidi ridacchiare. –Hai sentit-
-Sì, tutto. -
Le mie guance andarono letteralmente in fiamme. E io che pensavo che per una volta il suo sonno pesante mi avesse aiutato.
-Sono fiero di te. –mi strinse a sé ancora più forte e rimanemmo in silenzio per un po', ad osservare il panorama, sapendo che quello sarebbe stato uno dei pochi momenti in cui potevamo rilassarci. –Tu non sarai mai mia sorella. –lo sussurrò, ma lo sentii perfettamente.


┏My Hot Stepbrother┛✻ Jeon JungkookWhere stories live. Discover now