7°Capitolo ❁ Camera

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7°Capitolo

Flashback × 4 Agosto 2018

Bussai delicatamente alla porta già aperta, fissando la schiena del ragazzo chinato in un angolo con le mani infilate dentro uno scatolone. –Hai bisogno di una mano? -
Lo vidi girarsi di scatto e, dal viso serio e concentrato che aveva, comparve un sorriso. –Tranquilla, ce la faccio da solo. Stavo cercando di rimettere a posto questa. –tirò fuori dalla scatola una macchina fotografica abbastanza grande, mi sembrò una di quelle che utilizzavano i professionisti.
Mi avvicinai, incuriosita, e si girò completamente verso di me. –Si è rotta durante il viaggio? –chiesi, notando dei leggeri graffi ai lati, allungando una mano per sfiorarla e notare ulteriori ammaccature.
-No, in verità è già da un po' che è messa così. Dovrei comprarne una nuova ma sto risparmiando per comprarmi la moto. –cominciò a pigiare qualche tasto, senza un'apparente logica, e dopo qualche minuto sembrò avviarsi.
Guardò indietro e si mise a sedere sul letto, per stare più comodo, e io lo seguii a ruota.
-Non ti basta il motorino che hai ora? –lo dissi ridacchiando, sapendo benissimo quanto odiasse quello che lui chiamava costantemente "rottame".
-Finché ho 16 anni va bene così, a 18 mica posso andare in giro con una vespa. -
-Ah no? Secondo me faresti bella figura, porteresti in giro le ragazze sul motorino orgogliosamente. -
Rise divertito. –Fidati, una bella BMW nera farebbe più scena. -
Potevo benissimo immaginarmelo. –Effettivamente. -
-Ti piace andare in moto? Ci sei mai andata? –alzò gli occhi verso di me dopo averli tenuti per un bel po' sullo schermo della macchina fotografica.
Scossi la testa e lo vidi sorpreso. –Non ci sono mai andata. -
-Allora sfoggeremo insieme la mia nuova moto. -
"Che carino" pensai, quando vidi quel sorriso così tanto sincero. –Va bene, ci sto. -
Si sentì un suono provenire dalla fotocamera e tutti e due abbassammo lo sguardo verso di essa. –Oh, funziona. –la avvicinò al suo occhio, controllando l'obiettivo e provò a scattare qualche foto. –Mettiti davanti alla finestra, ti faccio una foto. –si alzò in piedi e indicò il davanzale.
-In queste condizioni? –abbassai lo sguardo e indicai i pantaloni della tuta e la maglietta arrotolata sull'addome perché di qualche taglia di troppo.
-Sei sempre bella, non fare storie. -
Guardai da un'altra parte, sentendo improvvisamente le mie guance arrossarsi. Ero abituata ai complimenti, ma per qualche motivo i suoi mi facevano sempre un certo effetto. Lo aveva detto fin troppo seriamente.
Mi sedetti sul bordo della finestra aperta e guardai dietro di me più volte sperando di non perdere l'equilibrio.
-Non cadere che dopo mi tocca pure pulire il sangue. –disse, allontanandosi da me per poi inginocchiarsi e mettendosi in pose strane per prendere l'angolo perfetto. Ignorai la sua battuta ma non riuscii a mantenere una faccia seria.
Mi diede delle istruzioni su come mettermi e io le seguii senza controbattere. Il professionista lì era lui, non di certo io.
Ad un certo punto, un sorriso enorme gli comparve sul viso e si alzò, dirigendosi verso di me a passo veloce. –Guarda che bella. –disse, allungando la fotocamera verso di me.
Ero particolarmente venuta bene, dietro di me si poteva vedere il sole che si preparava a tramontare e le foglie degli alberi in giardino giocare con la luce.
-Sei molto fotogenica, potresti fare la modella. –
Mi venne da ridere. Gli diedi un leggero schiaffo sulla spalla. –Ma per piace- nel farlo, però, mi sbilanciai all'indietro e se non mi avesse preso lui in tempo mi sarei ritrovata con qualche osso rotto e direttamente in giardino.
-Ehi, ti avevo detto di non cadere. –disse, con un tono particolarmente serio. La sua mano era pressata dietro la mia schiena, irrigidita per evitare di farmi cadere, e la mia posata sulla sua spalla, per riflesso istintivo di aggrapparmi a qualcuno.
-Come se lo avessi fatto apposta! –sbottai, incrociando gli occhi coi suoi.
Un brivido mi scosse il corpo mentre lo sentii deglutire rumorosamente.
Vicini. Troppo vicini.

Fine Flashback × 13 Aprile 2020

-La smetti di fare foto? Non c'è niente di interessante in un corridoio. –lo rimproverò Seokjin, girandosi verso il ragazzo dopo aver sentito l'ennesimo suono di uno scatto.
-E io che pensavo gli fosse passata la fissazione dopo aver comprato quella dannata motocicletta. -Hoseok incrociò le mani dietro la testa e gli lanciò uno sguardo.
-Tutto può diventare interessante se fotografato bene. –ribatté il colpevole, aggiustando proprio in quel momento l'obbiettivo.
-E tu la smetti di farti fotografare?! –Namjoon indicò Taehyung che si stava giusto mettendo in posa davanti ad una vetrata.
Lui era sempre stato il soggetto preferito di Jungkook da fotografare poiché estremamente fotogenico e adatto a qualsiasi tipo di scatto.
In poche parole, potevi persino prenderlo di sorpresa o di nascosto e sarebbe sembrato un fotomodello.
Passai giusto davanti all'obbiettivo nel momento dello scatto e vidi sia Jungkook che Taehyung guardarmi a bocca aperta.
-Hyunae! –piagnucolarono insieme, cercando di avere un tono autoritario ma fallendo miseramente.
Normalmente, mi piaceva vederlo alle prese con le fotografie, ma ci stavamo mettendo un'eternità per percorrere un corridoio e lo spettacolo sarebbe iniziato presto. –Muoviamoci, non voglio perdermi Yoongi e Jimin solo per colpa vostra. –dissi, affiancandomi poi a Hoseok e Namjoon che erano già verso la fine del corridoio. Jin si era voluto rendere utile ed era andato a prendere i posti.
Quando entrammo, quello che pensavo fosse un teatro enorme si rivelò più piccolo del mio immaginario. Era abbastanza grande da far entrare una buona quantità di gente, ma in confronto al teatro nazionale era piccolissimo.
Raggiungemmo Seokjin, riuscito a prendere delle sedute piuttosto vicine per garantirci un'ottima visuale. Mi sedetti tra Namjoon e Taehyung e le luci si abbassarono improvvisamente.
-Arrivati appena in tempo. –commentai, lanciando un'occhiataccia al fotografo e al modello, seduti alla mia destra.
Sorrisero imbarazzati e io scossi la testa.
Le luci presenti puntarono sul palco e illuminarono un pianoforte a coda nero, poco dopo comparve una persona e lo riconobbi immediatamente.
Era in smoking nero, i capelli biondi scuro appena tinti tutti acconciati per bene da scoprire la sua fronte, sguardo serio e passo elegante. Quello era Suga.
Si era creato un nome d'arte e, insieme ad esso, si era anche creato una seconda personalità.
Il mio Yoongi non sarebbe stato in grado di affrontare con così tanta leggerezza un pubblico così ampio, sapevo della sua ansia sociale, sapevo quanto fosse difficile per lui rivolgersi ad un pubblico, per questo aveva creato Suga, per questo si era nascosto dietro un'altra facciata. Voleva vivere il suo sogno di fare musica, ma per farlo doveva cancellare Min Yoongi.
S'inchinò davanti a tutti e poi si sedette davanti allo strumento, poggiando delicatamente le dita sui tasti.
La sala si fece terribilmente silenziosa, ansiosa di sentire le note musicali che avrebbe creato il pianista.
Le luci si spensero nuovamente e si riaccesero facendo apparire il primo ballerino. Era angelico.
Vestito completamente di bianco, con i suoi capelli striati biondi e la base castana, un velo bianco in mano.
La musica iniziò e Jimin cominciò a ballare. Tutti gli occhi erano puntati su di lui. Era bravo ad attirare l'attenzione. Era talmente tanto delicato e leggero nelle sue movenze che rapiva. Sembrava un tutt'uno con il velo che faceva volteggiare attorno al suo corpo.
Ad un improvviso scatto delle sue mani verso l'alto, si alzò la maglietta fino ai suoi pettorali e vidi una scritta nera sulla parte destra del costato. Aguzzai la vista ma fu troppo tardi per leggere, la maglia era già scesa.
-Joon, Jimin si è fatto un tatuaggio? –chiesi, toccandogli la mano posata sul poggia braccio del sedile per richiamare la sua attenzione.
-Sì, non lo sapevi? –mi girai di scatto verso di lui, sconvolta.
-No! Che ha scritto? -
-Nevermind. -
Aprii la bocca, emettendo un "oh", tornandolo a guardare. Era una delle composizioni di Yoongi, dedicata a lui durante uno dei periodi più difficili della sua vita. Aveva smesso praticamente di mangiare per dimagrire essendo che la danza che praticava lui lo richiedeva, passava intere giornate in sala ballo ad esercitarsi, finendo molte volte per collassare. Praticamente tutto l'ospedale lo conosceva.
Yoongi, preoccupato dal vederlo così tanto fissato, compose questa melodia, con parole annesse, e la chiamò Nevermind.
Mi ricordavo ancora la sua reazione a quella canzone, aveva pianto talmente tanto da farsi venire il mal di testa. Tutti eravamo rimasti senza parole. Da quel momento Jimin migliorò: diminuì le ore in sala ballo, cominciò a mangiare meglio e non vide più l'ospedale se non per qualche distorsione.
Per lui quel tatuaggio doveva essere veramente importante.
Lanciò il velo sopra la sua testa, lasciandolo cadere lentamente ai suoi piedi mentre Yoongi toccò gli ultimi tasti prima di interrompere il contatto con il pianoforte.
Ma non finì lì. Quando la folla fece per applaudire, le luci si spensero e, quando si riaccesero, al fianco di Jimin c'era un altro ragazzo.
Mi sporsi leggermente per vedere meglio. Aveva una giacca nera ma sotto era privo di maglietta, lasciando spazio alla pelle nuda. Sotto, aveva dei pantaloni lunghi del medesimo colore ed era scalzo.
La sua schiena era poggiata a quella del compagno e, solamente quando Yoongi riprese a suonare e il ragazzo si girò lo riconobbi.
-Jongin. –sussurrai.
Taehyung si girò verso di me e alzò un sopracciglio. –Lo conosci? -
Annuii. –È il figlio del preside della nostra scuola, l'ho incontrato qualche settimana fa. -
Il tono della musica, da delicato e calmo che era precedentemente, diventò improvvisamente più movimentato e intenso. Vidi subito come Jimin s'adattò allo stile di danza di Jongin, più forte e virile, e cominciarono a danzare insieme sulle note di quella composizione che mi fece rabbrividire.
Non mi sarei mai aspettata di ritrovare quel ragazzo proprio lì, forse perché apparentemente non mi era sembrato il tipo da ballo, ma vederlo in quel momento ballare con Jimin mi fece ricredere.

-Yoongi! –lo chiamai non appena lo vidi comparire da dietro il backstage. Si girò verso di me giusto in tempo prima che io potessi saltargli praticamente addosso, inglobandolo in un abbraccio. –Sei stato bravissimo! –dissi, con le braccia circondate al suo collo e le sue mani poggiate sui miei fianchi.
-Sì ma calmati. –ridacchiò, divertito dalla mia reazione quasi esagerata.
Sciolsi l'abbraccio e lo guardai negli occhi. –Mi hai fatto venire i brividi! Come al solito. -
Fece un sorrisetto imbarazzato e abbassò lo sguardo, cercando di nascondere il leggero colorito che aveva invaso le sue guance pallide. –Mi fa piacere. –disse subito dopo.
-Hyung. –sentii dire dietro di me. Mi girai e vidi Jungkook avanzare verso di noi, pronto a complimentarsi con lui. Mi scostai, lasciandolo ai suoi amici e nel frattempo mi guardai attorno.
Riuscii a intercettare Jimin tra la tanta gente che affollava il dietro le quinte e mi riuscii a fare spazio fino a raggiungerlo.
-Jimin. –lo chiamai, facendolo girare verso di me e, assieme a lui, Jongin, che stava esattamente davanti a lui.
-Hyunae! Siete venuti allora. –sorrise, notando anche i ragazzi qualche metro più in là di noi. Annuii e mi girai verso il ragazzo di fianco a lui. –Oh, lui è Kim Jongin, un mio compagno di corso. –ci presentò ma capì immediatamente dal sorriso fin troppo splendente di Jongin che c'era qualcosa di strano.
-Ci conosciamo già, ci siamo incontrati a scuola. –spiegai, vedendo il ragazzo particolarmente confuso.
-È un piacere incontrarti nuovamente, Hyunae. –disse il ragazzo, ammiccando.
-Ehi, Jimin-ah! –sentimmo chiamare Taehyung da lontano, attirando l'attenzione del ragazzo e facendolo allontanare solamente dopo essersi scusato adeguatamente.
-Quindi... -cominciai a parlare, cercando di non far calare del silenzio imbarazzante su di noi. –Non pensavo ballassi. -
Lui, in tutta risposta, alzò un sopracciglio e sul suo viso comparve un sorrisetto beffardo. –Ah no? Non ce l'ho scritto in faccia? -
Ridacchiai, portando automaticamente una mano a coprire la bocca. –Intendo che non mi sembravi il tipo. -
-Sono pieno di sorprese. –si appoggiò con l'avambraccio allo spigolo del muro a cui eravamo vicini e, facendolo, si sporse verso il mio corpo.
Fortunatamente si era cambiato d'abito, quello precedente aveva rivelato fin troppe parti del suo fisico palestrato.
-Ah sì? Mi vuoi mettere curiosità? -
Sorrise sinceramente e annuì. –Se vuoi posso toglierti queste curiosità la prossima settimana. -commentò, cercando di rimanere vago e di non far intendere il reale significato di quella frase.
-Prima dovrai ottenere il mio numero, Jongin. –incrociai le braccia al petto e assunsi un'aria di sfida, che lui colse immediatamente. Non pensava seriamente che sarebbe stata una passeggiata uscire con me.
-Allora non sei così facile. -
-Hyunae! –la voce di mio fratello ci fece girare entrambi, quando incrociai il suo sguardo lo vidi particolarmente infastidito. Lanciò un'occhiataccia al ragazzo con cui stavo parlando per poi tornare a guardare me. –Noi ci avviamo, muoviti. –detto questo, scomparve con gli altri tra la folla.
Dovevo andare o si sarebbe arrabbiato sul serio.
-Chi era? –chiese, incuriosito ma allo stesso tempo confuso, molto probabilmente dal suo comportamento.
-Mio fratello, lascialo stare. –dissi, rigirando gli occhi. –Devo andare o mi uccidono. -
-Allora ci sentiamo per telefono? –chiese, sperando magari che gli dessi il mio numero.
-Sì, quando lo avrai. –gli feci l'occhiolino per poi allontanarmi di qualche passo. –Chiederlo a Jimin non è un'opzione. -
Sorrise e si morse il labbro, mi sa che avevo colto in pieno il suo piano.
-Buonanotte, allora. -
-Buonanotte. –alzai una mano in segno di saluto e me ne andai, raggiungendo gli altri.
Non appena Jungkook si rese conto della mia presenza, mi prese per un fianco e mi avvicinò a lui. –Lo sai che ci stava provando spudoratamente con te. –mi sussurrò in un orecchio, alludendo palesemente a Jongin.
-Sì, lo so. –risposi, a voce alta.
-Hyunae, non voglio fare lo scassa palle, ma lo sai che è uno che ci prova con chiunque abbia delle fattezze femminili... -
Non mi sorpresi del suo commento e per evitare di litigare feci le spallucce. –Va bene. -
-Cosa va bene? -
-Jungkook, stai tranquillo, mica me lo devo scopare. -




┏My Hot Stepbrother┛✻ Jeon JungkookOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz