34°Capitolo ❁ Don't Say It

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34°Capitolo

Flashback × 27 Dicembre 2018

POV HYUNAE

-Non dirlo. –lo bloccai sul nascere, ancor prima che potesse anche solamente prendere aria per pronunciare quelle due parole.
Il suo sguardo s'indirizzò immediatamente sul mio e ci guardammo per un po'.
Non so perché, ma mi aspettai della confusione nei suoi occhi e, quando non la vidi, mi sorpresi.
Se lo aspettava. Ne ero sicura.
-Ti prego, non dirlo. –lo pregai. Lo feci perché avevo estremamente bisogno che lui stesse zitto, che non dicesse niente.
Tutto doveva rimanere esattamente com'era. Niente poteva cambiare.
In verità avevo solamente paura di affrontare faccia a faccia quei sentimenti che da tempo si erano radicati fin troppo intensamente dentro di me.
Avevo paura che, una volta detto, non sarei più riuscita ad evitarlo, ad ingannare me stessa.
Continuò a fissarmi senza dire nulla, poi allungò una mano verso il mio braccio e lo accarezzò delicatamente, facendomi venire la pelle d'oca.
Come poteva un semplice gesto come quello provocarmi delle emozioni così forti?
-Non vuoi che lo dica o non devo dirlo? –la sua voce uscì rauca, come se si fosse appena svegliato da un sonno durato ore, eppure eravamo entrambi svegli da un pezzo. Lui sdraiato tra le coperte del suo letto e io seduta a gambe incrociate al suo fianco.
Odiavo quando mi poneva quel genere di domande.
Lo facevano sembrare molto più intelligente di quello che fosse realmente.
-Jungkook-
Fece perno col braccio libero e si alzò, arrivando alla mia stessa altezza. –Cosa cambierebbe? –potevo sentire il suo respiro premere contro il mio viso. –Lo sai già cosa provo per te, Hyunae.-
-Non devi dirlo. –abbassai lo sguardo e mi venne quasi da piangere. La nostra situazione era veramente orribile, ero arrivata oramai al limite. –Ti supplico. -
La sua fronte si appoggiò alla mia e chiuse gli occhi. Così feci anche io.
-L'importante è che tu lo sappia. -

Fine Flashback × 16 Giugno 2020

POV HYUNAE

Rimasi incantata a guardarlo per ore, fino a quando non decisi di affondare una mia mano tra i suoi capelli corvini e cominciare ad accarezzarglieli delicatamente.
Lo vidi fare una smorfia e aggiustarsi leggermente nel letto.
Mi allontanai il giusto per poi sfiorare la pelle del suo viso con un dito, percorrendo interamente la sua guancia, le sue labbra, scendendo giù per il collo, il pomo d'Adamo, fino alle clavicole.
La maglietta impediva l'intera visuale, ma si poteva intravedere tranquillamente dell'inchiostro nero sulla sua spalla.
La sua mano tinta era arrotolata su se stessa sotto il suo corpo, impedendo la visuale di quei disegni che si era fatto imprimere.
M'inumidii le labbra quasi senza accorgermene quando il mio sguardo s'impuntò sulla sua bocca leggermente aperta.
Il sole del tramonto gli illuminava delicatamente il viso e componeva dei giochi cromatici assieme ai suoi capelli.
Improvvisamente sentii la suoneria del suo telefono e cominciai a guardarmi attorno per controllare dove fosse.
Quando lo vidi poggiato sotto il cuscino su cui stava dormendo e allungai una mano per prenderlo prima che potesse svegliarsi, il ragazzo aprì gli occhi e mi bloccò la mano prendendomi il polso.
Il suo sguardo nocciola risaltò ancora di più a contatto con il sole e mi vennero i brividi per l'intensità con cui mi guardò.
-Ti stanno chiamando. –cercai di distogliere la sua attenzione da me, ma con scarsi risultati visto che si mise seduto solamente per guardarmi meglio in viso.
-Non mi interessa. –il suo tono caldo mi provocò un brivido lungo tutta la schiena.
Mi sentii improvvisamente e totalmente rapita dai suoi occhi. Non sapevo come descrivere il suo sguardo. Sembrava che io fossi l'unica cosa che vedesse in quel momento, che tutta la sua attenzione fosse concentrata solamente su di me, che volesse trasferire tutti i suoi pensieri, le sue emozioni in me.
-Eri sveglio da un po', vero? –chiesi, non notando alcun tipo di stanchezza sul suo viso.
La sua mano si staccò dalla presa sul mio polso e si poggiò sulla mia coscia. –Che ci fai qui? –ignorò completamente la mia domanda e me ne fece un'altra.
-Io... -lasciai la frase in sospeso e guardai in basso non riuscendo più a sostenere il suo sguardo.
-Vattene. –sussurrò.
Spalancai gli occhi, sconvolta. Non lo aveva detto in modo brusco o cattivo, era più un tono di supplica, disperazione.
-Ti prego, vattene. –ripeté, a voce più alta e con più convinzione.
I suoi occhi luccicavano a contatto diretto col sole.
-Non ne posso più dei tuoi tira e molla, sono stanco. –le sue spalle erano rivolte verso il basso, pesanti, come se portasse su di esse un peso difficilmente sopportabile.
-Io-
-Sei impegnata con Taehyung, perché vieni in camera mia? -
Deglutii a vuoto, guardandolo in quegli occhi supplicanti di una risposta, supplicanti per il dono della libertà.
-Non sono ancora impegnata. –sussurrai, torturandomi le dita delle mani.
Mi venne un nodo in gola quando vidi luccicare le sue iridi.
-Quante volte. – prese un grande respiro. –Quante volte dovremo ancora cadere in questa situazione? Quante volte ancora dovrai darmi delle minime speranze per poi stracciarle senza pietà davanti ai miei occhi? -
Trattenni il fiato. –Jungkook io-
-Non sono un giocattolo, Hyunae. Sono un umano, con dei sentimenti. E cazzo, quanto pagherei per liberarmene, per smettere di sentire quel dolore opprimente e lancinante ogni volta che ti vedo o che ti so con il mio migliore amico. -
Nonostante sentissi perfettamente il dolore che stava provando in quel momento, non riuscii a non ribattere.
-Io Jungkook sono libera di fare quello che voglio, lo sai vero? -
-Lo so. –sospirò e guardò per qualche secondo in basso. –Questo però non ti dà il diritto di trattarmi come una marionetta. –quando rialzò gli occhi, tutta la sua tristezza era scomparsa lasciando spazio ad una profondità così intensa da fargli scurire persino lo sguardo.
Sembrava arrabbiato.
-Non ti-
-Sì, lo stai facendo. –mi fermò ancora prima che potessi terminare la frase. –All'inizio stai ai miei giochi, mi dai corda baciandomi come se finalmente avessi fatto la tua scelta, poi vengo a scoprire che ti scopi Taehyung. E sì, sei libera di fare quello che vuoi, è vero, ma la cosa che fa più male è che tu non mi abbia mai detto nulla di questa tua relazione. -
-Da che pulpito. –sul mio viso si formò un sorriso sghembo. –Chi sarebbe quello che ho trovato scopare la mia migliore amica nello sgabuzzino? -
Ridacchiò nervosamente e si sfregò una mano sul coppino. –Dobbiamo veramente portare alla luce certi avvenimenti? Io avrei una vasta lista pronta nel caso. -
Cambiai l'oggetto della mia attenzione e lo spostai verso la finestra, fissandolo seria. –No. -
Rimanemmo in silenzio per un po', ascoltando semplicemente il suono della natura che si intrufolava nella stanza grazie alla piccola fessura aperta della finestra.
-Mi odio per quello che mi è passato per la testa e per quello che sto per chiederti. –ricominciò a parlare. Il suo tono era decisamente più calmo.
Non mi girai.
-Lasceresti mai Taehyung per me? -
Trattenni il fiato.
Sentii il mio cuore sprofondare nell'oblio.
Sapevo perfettamente la risposta alla domanda.
Mi era venuta talmente tanto spontanea la risposta da farmi rendere conto immediatamente quanto stessi prendendo in giro il ragazzo. Quanto stessi prendendo in giro me stessa.
Mi girai, lentamente. Osservando i suoi due occhi nocciola nei minimi particolari, come a voler imprimere nel mio cervello ogni più minima sensazione che mi smuovevano dentro.
-Senza pensarci due volte. –m'inumidii le labbra quando mi soffermai a guardare le sue. -E fidati, non vorrei farlo. Ma il mio cuore prenderebbe il sopravvento del cervello pur di non farmi compiere un errore del genere. -
I nostri visi erano talmente tanto vicini da poter sentire direttamente il calore dell'altro sulla pelle, i respiri mischiarsi e gli occhi incrociarsi.
Eppure nessuno dei due si muoveva.
-Lascialo. –sussurrò a fior di labbra. –Lascialo per me. -
Una sua mano cominciò a percorrere interamente il mio braccio, salendo dal polso fino alla spalla, finendo poi sul mio collo, col pollice premuto sulla giugulare. Non troppo forte, non troppo delicato. Il giusto per farmi sentire chiara la sua presenza.
-Ho bisogno di te, Hyunae. –
Lo disse supplicandomi.
Mi trapassò il petto da parte a parte.
Dovetti portarmi una mano su di esso solamente per controllare che non fosse bucato realmente.
Mi venne in mente la conversazione avuta con Namjoon. Di come lui lo avesse trovato per terra, con un attacco di panico.
Lo aveva descritto come se stesse morendo lentamente, consumandosi nel buio.
-Mi odio. Non sai quanto io mi odi per ciò. Ho visto quanto Taehyung è felice con te, non lo vedevo così serio e impegnato in una relazione da anni. È convinto di aver trovato la sua anima gemella, glielo posso leggere negli occhi. –ridacchiò. –Però... -il suo tono si abbassò nuovamente. –Una persona non può essere l'anima gemella di altre due, vero? -
Scossi leggermente la testa.
-Ci ho provato, così tanto. Ho provato ad accettare questo per il bene del mio migliore amico, per il tuo bene. Ma tutto quello che riesco a sentire è dolore. -
-Ho bisogno di tempo, Jungkook. –circondai le sue mani con le mie e le avvicinai alla mia bocca. Gli posai un leggero bacio sulla pelle. –Taehyung non merita tutto questo. -
-Posso spiegarglielo io, non è un problema io-
-Devo farlo io, glielo devo. –lo bloccai.
-Quindi lo lascerai davvero? –quel briciolo di speranza nei suoi occhi mi lasciò una brutta sensazione dentro.
Mi sembrava ancora una volta di prenderlo in giro.
-Devo... pensarci. –sospirai.
Da una parte volevo solamente mandare a quel paese tutto quello che era successo assieme a Taehyung e buttarmi a capofitto in quella che sarebbe stata sicuramente la mia rovina più grande ma allo stesso tempo la mia gioia più immensa.
Dall'altra però comprendevo perfettamente che lui non si meritava di essere trattato in quel modo da me, soprattutto dopo tutto quello che aveva fatto.
Speravo solamente che potesse capirmi realmente.
Speravo solamente che non fosse così tanto preso da me come diceva mio fratello.
-Vado a preparare da mangiare. –mormorai, con lo sguardo perso nel vuoto e la mente chiusa nei propri pensieri.
Mi alzai dal letto senza dire altro e Jungkook mi seguì con lo sguardo in silenzio fino a quando non raggiunsi lo stipite.
-Ti amo. -
Mi bloccai automaticamente a quelle parole.
Sentii esplodere qualcosa dentro il mio stomaco.
La sensazione fu talmente tanto intensa da farmi venire la nausea. Era troppo tutto insieme.
Le mie gambe tremarono per un momento e dovetti appoggiarmi completamente al muro per tenermi sollevata.
Inutile dire che il mio cuore stava viaggiando ad una velocità mai sentita.
Ogni fibra del mio corpo tentò di farmi uscire dalle labbra la risposta che da tempo quel ragazzo aspettava.
Eppure la bloccai con le ultime forze rimaste.
Rimasi in silenzio.
Mi voltai leggermente per guardarlo in volto solamente qualche secondo, poi ripresi a camminare e scomparii dalla sua vista.





ANGOLO AUTRICE

Oh. Mio. Dio.

Sì, potete uccidermi, trucidarmi, fare del mio corpo quello che volete.
@JoisLazzarini Date la colpa a quest'uomo.  
Quasi un mese che non aggiorno, non sapete quanto mi dispiaccia.No, non ho minimamente di mettere in pausa questa storia.Sono solo successe un sacco di cose insieme in un solo mese. Quell'uomo è il mio ragazzo e ha magicamente deciso di farmi uscire ogni giorno della settimana sia da soli che assieme ai suoi amici.Guardate, non ho avuto neanche tempo di respirare.Sono anche andata in vacanza e ho provato a scrivere, unica pecca? Mi si è cancellato tutto ovviamente.Ora, quest'uomo, è in vacanza per il weekend con i suoi amici e finalmente riesco ad avere due minuti per scrivere. 
Tranquilli, my hot stepbrother continuerà tranquillamente. Non la metterò in pausa. Tutto ciò è successo troppo velocemente e non sono riuscita ad organizzarmi.
Non ho neanche iniziato i compiti per la scuola, devo fare l'esame teorico di guida e quest'anno ho pure la maturità.
Dico solo: Aiuto.
Spero che possiate perdonarmi, so che non è un granché come capitolo ma non ho saputo fare di meglio ora come ora.
Vi amo :)
P.S Grazie a tutte quelle che mi hanno fatto gli auguri per il diciottesimo. Sempre degli amori.
E niente, mi dileguo.
Adieu.



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