Capitolo 3

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I giorni passavano ed io avevo ripreso la mia vita come sempre, lavoro, casa, studio e uscite tra amici. Quel misterioso ragazzo non lo avevo più rivisto davanti all'università e io non ero più uscito da solo la sera; sembrava fosse tornato tutto al proprio posto ed ero sollevato. Il venerdì sera lo avevo passato con il mio ragazzo rimanendo anche con lui la notte; era da un po' che non passavamo una serata solo noi due, piena di coccole e chiacchierate fino a tarda notte per poi risvegliarmi con solo il piumone addosso e le sue braccia stringermi da dietro. Con lui mi sentivo bene e la mia vita non aveva mai nessun tipo di ostacolo o di avventura, a tratti poteva sembrare una relazione noiosa e abitudinaria ma io non volevo nient'altro.

Il sabato mattina dopo essermi svegliato al suo fianco e aver fatto nuovamente l'amore, decisi di andare a casa per studiare ancora un po', per poi passare il pomeriggio con il mio migliore amico Jimin. E così feci; mi era passato a prendere in macchina e ci eravamo fermati in un paio di negozi in centro per fare dello shopping sfrenato come due adolescenti. Con Jimin mi sentivo sempre come a casa, come se lui fosse parte della mia famiglia, quasi più di Baekhyun, mi ascoltava e mi faceva ridere con le sue battute un po' oscene ma sempre molto divertenti

. -" andiamo a mangiare e poi andiamo a lavoro ti va?" con un sorriso sulle labbra annuisco e lo seguo verso l'auto bianca, posizionando i vari acquisti nel baule per poi sedermi al lato del passeggero.  Il ristorante che aveva scelto era piccolo ma accogliente, era un tipico ristorante coreano con piatti tradizionali che sembrava fossero fatti come ogni mamma o nonna cucina per la propria famiglia. Già mia nonna, quanto mi mancava il suo cibo e le nostre serate passate a giocare a carte bevendo soju. Se né andata due anni fa, io mi ero appena trasferito qui e dopo pochi mesi, mi era arrivata la telefonata che speravo non ricevere mai. Una parte fondamentale della mia vita era sparita con lei e mi sentivo strano e vuoto. Adoro i miei genitori questo è ovvio, ma lei era il mio posto sicuro, lei sapeva tutto di me e mi ascoltava asciugandomi le lacrime ogni qual volta che avevo problemi. Mi ricordo ancora la sua ultima frase prima che partissi per Seoul: "troverai qualcuno che ti sconvolgerà la vita e ti farà mettere in dubbio tutte le tue convinzioni ma sarà proprio quello l'amore vero, piccolo orso" questa frase me la porto sempre con me, e per quanto mia nonna sapesse che volevo una vita tranquilla ed agiata, sapevo che, quella frase, le era uscita dal cuore e io l'avrei costudita gelosamente dentro di me. -" Oi Tae tutto okay? C'è qualcosa che non va?" il mio amico mi riporta alla realtà e io gli faccio un sorriso visto la sua faccia preoccupata -"tranquillo Jiminie, stavo solo pensando" annuisce poco convinto e dopo pochi secondi, la cameriera viene a prendere le nostre ordinazioni. Iniziamo a parlare degli esami e di cose totalmente normali, finché la cameriera non ci porta i nostri piatti a base di riso, verdure e manzo. Iniziamo a mangiare gustandoci la cena parlando di qualcosa di tanto in tanto troppo occupati dal cibo squisito.
Quando finiamo di mangiare, ci alziamo e dopo aver deciso chi pagherà la cena con carta forbici e sasso usciamo dal ristorante salendo nuovamente in auto per dirigerci al pub dove entrambi lavoriamo.

Dopo circa un'ora di lavoro il capo, ci fa prendere una piccola pausa visto la poca clientela del momento. Usciamo entrambi fuori dalla porta sul retro, e mentre il biondo si accende una sigaretta, io tiro fuori il telefono per rispondere a qualche messaggio lasciatomi dal mio ragazzo. –" Tae?" metto via il cellulare e ripongo la mia attenzione sul ragazzo di fronte a me facendo un verso di consenso, lui sospira appena e io mi acciglio confuso -" sei strano da qualche giorno è successo qualcosa che ti ha destabilizzato?" inclino la testa di lato aggrottando le sopracciglia -" cosa? No io sto bene cioè" lascio la frase a metà e mi siedo su uno scalino -" sai che puoi dirmi tutto no? Ti vedo spesso distratto e non è da te, quando usciamo con gli altri sembra che hai la testa fra le nuvole sei sicuro che non c'è niente che ti preoccupa?" rimango in silenzio per qualche istante elaborando e ripensando ai giorni precedenti -" non so Jimin, ultimamente mi sento su un treno in corsa e non riesco a scendere capisci?" lui sta in silenzio per farmi continuare -"non è per gli esami su questo sono sicuro, è che mi sento un po' insicuro della mia vita attuale" lui scuote la testa -" in che senso?" prendo una boccata d'aria gelida e decido di raccontargli la mia piccola avventura/disavventura con quel ragazzo. Non mi interrompe nemmeno una volta e sta attento a tutto ciò che gli dico annuendo qualche volta -" Bhe Tae, sei sempre stato un ragazzo che si preoccupa per tutti forse hai paura che quel ragazzo non sia al sicuro, lo hai visto più giovane di te e da come me ne parli sembra anche senza casa" mi alzo dallo scalino e mi tolgo la polvere sui pantaloni beige a vita alta -"non so se non abbia una casa, non so niente di lui a dir la verità e forse è proprio questo che mi preoccupa" apro la porta e ritorniamo dentro rimettendoci i grembiuli e iniziando a servire qualche cliente al bancone.

Il nostro discorso rimane in sospeso e mentre sono occupato a ripulire i tavoli sento una voce alle mie spalle -" oh ma ti trovo da per tutto sfigato" strabuzzo gli occhi e faccio un salto tenendo nelle mani lo strofinaccio -" che ci fai qua?" si guarda intorno ed ecco che senza motivo, ritorna il suo inquietante sorriso -" devo vendere della coca ad un signore che è in quel tavolo laggiù" mi indica il tavolo e io mi giro verso quella direzione -" non puoi farlo qui dentro se ti beccano-" si avvicina a me e io blocco la frase -" tranquillo tigrotto è uno dei miei lavori se hai paura che succeda qualcosa va a farti un giro più in là" il mio viso assume un'espressione scioccata e lui scoppia a ridere -" adesso vado e stato un piacere rivedere la tua faccia da culo" rimango immobile sul posto con ancora lo straccio tra le mani -" hai detto che è uno dei tuoi lavori qual è l'altro?" si ferma e si rigira verso la mia figura -" ti interessa sul serio?" annuisco piano e abbasso la testa, sentendo il suo sguardo bruciarmi addosso -" lavoro in un posto simile a questo ma con più gentaglia e non qui in centro" ricomincia a camminare e sparisce tra i tavoli.

Dopo aver rivisto quel ragazzo, ho detto a Jimin che non serviva riaccompagnarmi a casa visto la poca distanza dal pub all'appartamento, così dopo qualche raccomandazione da parte del biondo su fare attenzione alla strada, sono rimasto fuori al locale per qualche minuto per poi incominciare a camminare in direzione di casa mia. Mentre camminavo, mi sentivo strano e quasi osservato, ma ogni qualvolta che mi giravo non c'era anima viva. -"Pure di ansia vivo adesso perfetto" continuo la mia camminata finché da lontano non vedo il mio palazzo bianco, tiro fuori dal cappotto le chiavi di casa e saltello su un piede per il freddo -"abiti qua?" un urlo poco virile, mi esce dalle labbra e con espressione terrorizzata mi volto ritrovandomi lo stesso ragazzo, che da qualche giorno, non fa altro che comparire alle mie spalle -" mi hai seguito? Vuoi per caso derubarmi ancora?" si avvicina a me scuotendo la testa da destra a sinistra -" tranquillo non mi interessano le tue cose, di solito rubo persone più ricche e con una certa importanza" sbuffo poco divertito e infilo la chiave nella serratura facendola scattare -" bhe allora che ci fai qui?" lo guardo aspettando una qualsiasi risposta, dopo qualche sguardo da parte sua che non riesco a decifrare, riprende a parlare -" stavo camminando verso il parchetto dell'altra volta e ti ho visto guardarti intorno come un gattino spaventato mi fai divertire" porto gli occhi al cielo e lui sorride come sempre -" adesso devo entrare domani ho lezione" annuisce e i suoi occhi costantemente rossi diventano di nuovo freddi, mi fa paura quando mi guarda così -" chiudi bene a chiave anche se abiti in centro città non è poi così strano trovare tipi come me in giro" si gira e lentamente si allontana -" tu dove abiti?" porta il cappuccio della felpa nera in testa e continua a camminare dandomi le spalle -"non ti interessa" e se ne va lasciandomi come sempre un strana sensazione allo stomaco.

YOUR LIGHTWhere stories live. Discover now