Capitolo 32

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Un manto di stelle ricopriva il cielo in quella notte fredda e spaventosa dove solo il bubolare dei gufi e lo spezzarsi dei rami sotto le zampe degli animali della notte facevano da sottofondo. La luce della luna quella notte non era lì per guidare il suo sentiero, rendendo la foresta meno spaventosa di quanto già non fosse.

Quando alzò lo sguardo con un sospiro una nuvoletta bianca andò a disperdersi nell'aria mentre quegli occhi scuri si assottigliarono per scorgere tra i rami secchi degli alberi sopra la sua testa il mare di stelle che dalla sua stanza sembrava così stupefacente ma che da quella prospettiva non facevano altro che rendere inqueto il suo cuore.

Mandò giù il groppo in gola e strinse le mani sulle redini del cavallo su cui era in sella e che camminava lentamente affondando le zampe nella neve caduta fino a poche ore fa. L'aveva vista scendere per la prima volta nell'inverno del suo regno ma non aveva potuto gioirne come invece era solito fare in età minore. Troppi pensieri gli avevano occupato la mente e troppe emozioni lo avevano costretto a chiudersi nella sua stanza così che potesse cercare per un minimo di calmarsi.

Tutto quello che stava facendo e che stava per fare erano la decisione migliore che potesse prendere, ne era sicuro. Doveva esserne sicuro.

Con un piccolo movimento dei fianchi i talloni toccarono le gambe del cavallo e quest'ultimo riprese la sua camminata ad un ritmo più sostenuto.

Doveva essere quasi giunto a destinazione ma ancora della piccola casa che stava cercando non vi era traccia. E a rendere il tutto ancora più complicato era l'impossibilità di poter accendere una fiaccola e farsi luce nel bosco – non poteva permettersi che qualcuno lo riconoscesse o trovasse – oltre a poter difendersi da un qualsiasi animale.

E se si fossero sbagliate... Non poté fare a meno di pensare ricordando come qualche giorno prima, mentre tornava nella sua camera dopo una passeggiata nel suo giardino aveva scorto da dietro un angolo la servitù intenta a chiacchierare animosamente mentre erano intente a lavare i panni sporchi in una grande bacinella piena di acqua e un rastello. Non aveva potuto fare a meno di ascoltare quei pettegolezzi attratto particolarmente dal fulcro del discorso che era lo stesso motivo per il quale si trovava in mezzo al bosco quella notte.

Prestò attenzione a tutto quello che lo circondava fino a quando non sembrò individuare il suo obbiettivo. Strinse gli occhi per mettere maggiormente a fuoco quelle che sembravano delle luci tenue provenienti da una piccola casa completamente circondata dal bianco della neve e accelerò il l'andamento del suo destriero con in mente adesso una vera destinazione.

Non ci mise molto a raggiungere l'abitazione e dopo un ultimo sguardo generale – solo per accertarsi che non ci fosse nessuno nei paraggi – scese da cavallo legando le redini di quest'ultimo al tronco di un albero poco distante per poi affondare i piedi nella neve e camminare fino l'ingresso di quella casa.

Abbassò il cappuccio del suo mantello per non avere un'aria troppo sospetta e spaventare chiunque si trovasse all'interno e prese a battere i pugni su quella porta annunciando a voce «So che qui si trova una levatrice!» urlò aspettando che qualcuno gli aprisse, al contrario però nessun movimento venne percepito dall'interno. Si mosse attorno alla casa per scorgere dalle finestre qualcuno ma quando fece per fare un altro passo una lama toccò la sua nuca e il suo corpo si paralizzò.

«Siete qui per ordine del regno?» la voce di una donna non troppo giovane ma neanche troppo anziana si espanse nell'aria. L'omega presuppose che quella donna doveva essere la levatrice che stava cercando da tutta la notte.

«No io—» non poteva ammettere quale fosse la sua vera identità ma poteva benissimo intuire che dai suoi abiti sfarzosi fosse difficile non collegarlo al regno. Tra quest'ultimo e le donne come quella dietro di lui – levatrici cacciate dal regno o imprigionate per le loro conoscenze che andavano contro le regole del regno – non correva buon sangue, motivo per il quale in quel momento il biondo avesse un pugnale a premere sulla nuca.

The Omega's Crown|ᴋᴏᴏᴋᴛᴀᴇWhere stories live. Discover now