Capitolo 18

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Strinse le dite attorno al tessuto del cuscino che si trovava sotto di sé e dentro il quale aveva affondato la faccia per la vergogna. In esso poteva sentirsi il buonissimo odore del capitano Jungkook, lo stesso che, in quel momento, si trovava dietro di lui intento a fare qualcosa che Taehyung non poteva vedere.

La testa era affondata nella morbidezza delle piume che al tempo stesso assorbivano le lacrime che si lasciava sfuggire insieme alla saliva che, per la troppa eccitazione, gli usciva dalla bocca senza che potesse nemmeno accorgersi. Mordeva il cuscino, mordeva il labbro inferiore, mordeva persino il suo stesso braccio per non farsi sfuggire gemiti che l'avrebbero reso solo più imbarazzato.

Ma, quel cuscino, una cosa buona la stava facendo: nascondeva il suo imbarazzo e al tempo stesso lo nascondeva dagli occhi dell'alfa, troppo grandi, scuri e penetranti per essere guardati anche solo un secondo in quell'esatto momento.

La camicia era sgualcita e mezza sbottonata, e lasciava una parte abbondante del suo addome scoperto, ma al tempo stesso coperto dalla posizione a pancia in giù che aveva forzatamente assunto. Le gambe erano nude, così come la sua intimità, e rabbrividivano ogni qual volta l'alfa dietro di lui muovesse l'aria o piegasse il letto sopra il quale si era seduto per fare ciò che Taehyung stesso gli aveva pregato di fare.

Dopo due giorni si era lasciato sopraffare, si era lasciato vincere dal calore che necessitava qualcuno che lo aiutasse a fare ciò che mai aveva fatto. Si sarebbe pentito di quella sua decisione? Probabilmente sì, non avrebbe avuto più il coraggio di guardare nessuno negli occhi con la consapevolezza di essere un principe non in grado di resistere alla lussuria; si pentiva che fosse Jungkook a farlo? Tutto gli diceva di sì, perché quell'alfa era lo stesso che l'aveva rapito, costretto a lavorare per poter mangiare, l'aveva confuso facendogli credere che fosse diverso, che forse con lui non avrebbe dovuto aver timore di lasciare crollare il muro di insicurezze, lo stesso che poi aveva ripassato col cemento più volte quando l'alfa lo aveva baciato forzatamente. Lo aveva lasciato nelle mani dei suoi uomini che altro non volevano dare di lui se non il nulla e poi era tornato come al solito a salvarlo... aveva tutte le ragioni per dover non sopportare l'idea di essere toccato da quell'alfa!

Ma... sotto tutto quello strato di scuse e giustificazioni che si ripeteva come un mantra nella testa, sapeva che anche se lo odiasse per ciò che gli aveva fatto era anche l'unico a cui avrebbe potuto affidarsi – e fidarsi, anche se con dei limiti – e a cui avrebbe potuto affidare quel compito. Probabilmente era l'unico a non volerlo morto in quella ciurma e quindi, anche in quel momento in cui gli dava le spalle, non doveva preoccuparsi che potesse tirare fuori un coltellino e pugnalarlo letteralmente alle spalle. E perché, d'altronde, non si sarebbe lasciato toccare da nessun'altro.

Al contrario di Taehyung pervaso da tutti quei pensieri, a pochi metri di distanza, Jungkook guardava con la gola secca quella figura eterea che gli stava mostrando con quell'atteggiamento di insicurezza la sua nudità. Nel capitano c'era assoluto silenzio riempito solo da quella figura eterea e dall'istinto predominante da alfa che gli stava facendo ingrossare l'erezione sotto la cintura e pungere le gengive per quanta voglia avesse di calarsi su quel collo niveo e affondare i denti per marchiarlo, farlo completamente suo.

Il suo odore lo mandava completamente fuori di testa, riusciva solo a pensare che sotto di lui, a sua completa disposizione, ci fosse uno degli omega più belli che avesse mai visto. Le natiche nude, così come le gambe, erano bianche e le sue mani fremevano per poterle prima sfiorare e poi imprimere con forza il suo palmo su di esse così da poter lasciarvi le sue impronte. Dalla sua entrata colava lungo tutte le cosce e sulle sue lenzuola quel liquido che fungeva da lubrificante naturale.

Tutto del suo corpo gli diceva che lo stava aspettando, ma ancora una volta non riusciva a fare a meno di rimanere fermo lì a guardare. La voglia a premere da una parte e la calma a premere dall'altra.

The Omega's Crown|ᴋᴏᴏᴋᴛᴀᴇWhere stories live. Discover now