Capitolo 21

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Il leggero oscillare della testa e i brividi che si formavano sulla schiena e sulle braccia ogni qual volta delle fredde gocce d'acqua cadevano sulla sua testa, lo risvegliarono da quello stato d'incoscienza nel quale per i primi secondi non ricordava come fosse avvenuto.

Attorno alla sua figura sembrava esserci solo la natura e la leggera pioggia che lo infastidiva ogni qual volta lo colpiva delicatamente sul volto. Si sentiva tranquillo, rilassato, come se non ci fosse alcun pericolo attorno a lui, ma quella strana sensazione all'altezza del petto e quel presentimento in un angolo remoto della sua mente lo avevano portata ad una situazione di dormiveglia che aveva iniziato a renderlo irrequieto.

Come dei brevissimi frammenti di ricordi, ad occhi chiusi, rivisse gli ultimi istanti che antecedevano la sua perdita di coscienza: del fuoco, un pubblico, risate, calci, fruscii di vestiti e la sensazione di soffocamento che gli aveva fatto mancare l'aria e di conseguenza fatto collassare sul pavimento.

Annaspò in cerca d'aria e, come se si trovasse sott'acqua, prese appiglio alla prima cosa le che sue mani trovarono di fronte a loro mentre i suoi occhi si aprirono di scatto per ritrovarsi d'avanti una chioma lunga e corvina, e delle spalle larghe su cui aveva appena premuto le dita.

Respirò affannosamente confuso dalla situazione che si era appena trovato davanti agli occhi, sbattendo più volte le palpebre quando poco più lontano rispetto alla sua posizione intravide Hoseok e l'odore familiare di ferormoni alfa del capitano Jeon gli colpirono i sensi facendolo boccheggiare per un attimo. Solo allora si rese conto che non si trovava più su quel palco, nudo, di fronte a centinaia di spettatori, bensì sulla schiena di colui che aveva permesso che una cosa del genere potesse accadere.

«Si è svegliato.» parlò la spia rivolta al capitano, il quale volto a Taehyung era impossibile vedere vista la posizione, ma che riuscì comunque a percepire il piccolo cenno d'assenso e poi un «Va avanti tu.» da quella voce calda ed al tempo stesso graffiante.

Dentro di sé Taehyung sentiva un miscuglio confusionario di emozioni e, adesso entrambi soli, aveva difficoltà anche solo nel dire una semplice parola o compiere una semplice azione. Le domande su cosa ci facesse lì erano tante quanto la rabbia e la delusione che provava in quel momento nei confronti del capitano.

«Stai... bene?» lo sentì domandare titubante ma l'omega non riuscì a dare voce a ciò che realmente sentiva. Avrebbe desiderato così tanto urlare qualsiasi cosa la sua mente gli avrebbe suggerito, ma l'unica cosa che riuscì a fare fu l'abbandonarsi completamente contro quella schiena ampia per nasconderci gli occhi e il volto che, ormai da rituale, si sarebbero ben presto riempiti di lacrime.

«Come credi possa sentirmi?» domandò sarcasticamente senza allontanarsi però dalla presa dell'alfa. Nonostante odiasse ammetterlo a sé stesso si sentiva troppo stanco e spossato per riuscire a camminare con le sue stesse gambe.

Seguirono minuti di silenzio interrotto solo dalla pioggia che con le sue piccole gocce si schiantava contro le verdi foglie degli alberi fitti sulla loro testa, e talvolta anche sul loro corpo. Taehyung si sentiva coperto, come se dei vestiti striminziti che era stato costretto a indossare e poi a togliere non ci fosse più traccia. Al contrario, con la coda dell'occhio, vide quella che era chiaramente una grande giacca di pelle che riprendeva lo stesso colore dei tronchi degli alberi, coprirgli le spalle mentre le gambe erano fasciate dai suoi vecchi abiti che ricordava aver lasciato nel retro del palco, là dove era stato costretto ad applicare del trucco sul suo volto.

Si chiese che orribile aspetto avesse in quel momento ma poco gli importava. Ciò che premeva nella sua mente era come Jungkook avesse fatto a trascinarlo fuori dall'inferno in cui lui stesso l'aveva abbandonato e perché fosse tornato indietro a prenderlo.

The Omega's Crown|ᴋᴏᴏᴋᴛᴀᴇDove le storie prendono vita. Scoprilo ora