1- Quattrocentosette chilometri

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6 Ottobre 2012

«Kei, scendi! C'è un tuo amico, qui di sotto!»

La voce arriva attutita dalle scale oltre lo spiraglio della porta socchiusa. Kei si solleva a sedere e abbassa le cuffie intorno al collo. Nell'istante in cui la musica tace, il suo cervello reinizia a girare a pieno ritmo, senza tregua, come sempre.

Un tuo amico. Chi si permette di disturbare il sabato sera a quest'ora? Tadashi avrebbe chiamato, sa perfettamente quanto Kei odi le improvvisate. Bakeyama e Mandarino preferirebbero una pallonata sulla nuca che passare a trovarlo a casa. I senpai non sanno neanche dove abita. I compagni di classe hanno capito già dal primo giorno che devono tenersi alla larga. Dunque chi c'è di sotto?

Mentre si alza in piedi, Kei esplora con la mente gli avvenimenti degli ultimi giorni, ipotizzando conseguenze, mosse e contromosse che avrebbero potuto condurre guai alla porta di casa. Una fulminea partita a shogi con se stesso, del tutto inutile vista la monotonia della sua vita. Niente. Nessun indizio.

Nel frattempo si è ravviato i capelli con la mano e ha indossato un'enorme felpa grigia sopra quella che aveva già addosso. Tira su la zip e si affaccia dal ballatoio.

Sua madre è già sparita dalla circolazione, se possibile ancora più misantropa di lui. In piedi di fronte all'ingresso, ostentando la sua sovrana noncuranza, c'è Kuroo.

Kuroo Tetsurou. In carne e ossa. A... quattrocento chilometri da casa propria.

Quattrocentosette, dice una voce odiosa dal fondo della sua mente. Da stazione a stazione.

Kei ciondola svogliatamente sui gradini.

«Ciao» dice Kuroo, come se non si vedessero da due giorni. Come se fossero vecchi amici. Come se il loro rapporto giustificasse una visita senza preavviso. Come se...

«Ciao?» risponde Kei interrogativo. «Ti sei perso mentre facevi una corsetta? Pessimo senso dell'orientamento...»

Kuroo sorride, sollevando un angolo delle labbra.

«Si può sapere che ci fai qui?» insiste Kei, diffidente.

«A Osaki? Turismo. Passeggiata di salute. Spionaggio del Karasuno. Scegli tu.»

«A casa mia.»

«Hai battuto la testa, Tsukki? Sono venuto a trovarti, non è ovvio?»

«Non chiamarmi Tsukki!»

«E tu non fare domande idiote.»

Kei deve concentrarsi per evitare di lasciarsi sfuggire un sorrisetto. Scruta il capitano del Nekoma da dietro le lenti spesse, in cerca di cambiamenti che non ci sono. La solita imperturbabilità, il solito sguardo affilato, la solita pettinatura da disadattato.

E anche Kuroo lo sta scrutando a sua volta, da capo a piedi. All'improvviso, gli si allargano gli occhi e si riempiono di luce. Dura un attimo, giusto il tempo per Kei di notare la cosa, senza riuscire a decifrarla.

«Allora? dentro o fuori?» incalza Kuroo.

«Io dentro, tu fuori da casa mia» risponde Kei, acido. Se ne pente un secondo dopo.

Ma Kuroo sta ridendo. «Decisamente, ne valeva la pena.»

«Cosa?» Kei lo ha capito, ma vuole sentirlo.

«Venire fin qui» risponde Testurou, deprivando le parole della loro importanza con un tono di banale casualità. E' bravissimo a usare il tono della voce per comunicare emozioni che contrastano con il senso delle parole. E' una trovata efficace e terribilmente irritante.

Tsuki No Hikary (#KuroTsuki)Where stories live. Discover now