5 - Golden Week

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5 maggio 2012

Di fronte a Hinata, Kei trova sempre da stupirsi. E non è uno stupore piacevole. A parte la capacità di fare cose incredibili e inquietanti, tipo saltare più del doppio della propria altezza o schiacciare con gli occhi chiusi una palla che potrebbe arrivarti in faccia anziché sulla mano, è la sua personalità a lasciarlo sconcertato.

L'ottimismo ingiustificato dovrebbe avere dei limiti. Limiti naturali, imposti dalla realtà dei fatti, tipo non arrivare a un metro e sessantacinque. Oppure da una semplice (im)probabilità statistica, ad esempio essere indecente in ricezione e restare comunque convinto di arrivare ai nazionali. Che le evidenze, concrete o matematiche, non smentiscano le convinzioni di Hinata, per Kei è il fatto più incredibile.

Al momento, finita l'amichevole, Mandarino sta parlando, se parlare può considerarsi il verbo giusto, con il centrale del primo anno del Nekoma, tale Inuoka, un altro che schiaccia e mura senza pensare e riceve da cani, ma almeno non è un nano. La conversazione, interamente basata su onomatopee di colpi alla palla, smorfie demenziali ed esplosioni gestuali incontrollate, è del tutto incomprensibile.

«Che diamine stanno dicendo? Come faranno a capirsi?» si lascia scappare Kei, rivolto più che altro a se stesso. In realtà, anche se non del tutto consapevolmente, il suo tono basso contiene una minima intenzione di farsi udire dall'unica persona a portata d'orecchio, il capitano del Nekoma, che sta guardando la stessa scena.

Kuroo Tetsurou è un tizio che Kei non è ancora riuscito a classificare ma che, a dispetto di un taglio di capelli incommentabile, possiede il minimo di requisiti necessari per rientrare nel novero degli umani: non è psicopatico e non è cretino. Non è neanche brutto. Per niente brutto.

«Hai ragione. Sono molto infantili per essere dei liceali» risponde Kuroo indulgente.

A quanto pare è attento.

«Però forse tu hai il problema opposto: magari potresti lasciarti andare un po' e comportarti come un adolescente ogni tanto» aggiunge Kuroo, con un sorrisetto che potrebbe essere tanto di sfida quanto di sarcasmo.

Touché. E' anche perspicace.

«Non fa proprio per me» replica Kei, con il migliore sguardo impassibile del suo arsenale. 

E' il colmo che un perfetto sconosciuto pretenda di dargli lezioni di psicologia spicciola mentre pulisce il pavimento di una palestra. E' anche il colmo che in qualche misura colga nel segno.

«Hai intenzione di fingere di essere già vecchio finché non sarai vecchio?» lo provoca Kuroo.

«Ho intenzione di essere esattamente come mi pare, a qualsiasi età» ribatte Kei.

Finora, ha evitato di guardarlo in faccia, ma a questo punto non si può più rimandare. Kuroo gli offre un sorriso smagliante e un po' sghembo, i suoi occhi dicono che è quasi impossibile farlo vacillare. Sono arroganti, brillanti e curiosi. Troppo curiosi.

Dietro le lenti degli occhiali, Kei cerca di rendersi impenetrabile. E' un maestro, in questo. Sguardo fisso e diretto, spalle rilassate, una specie di sorrisetto che può tramutarsi in fastidio o in insolenza solo arcuando un po' la piega delle labbra. Gli mancano le cuffie, deve trattenere il gesto automatico di portarle dal collo alla testa.

Kuroo scoppia a ridere. «Ah i giovani d'oggi!» commenta sospirando, come se avesse cent'anni più di lui anziché appena un paio. «Sei un tipo strano, lo sai?»

E' ovvio che non si aspetta una risposta; sarebbe il momento perfetto per defilarsi senza conseguenze, ma le parole scivolano fuori dalle labbra di Kei contro la sua volontà. «Perché sarei strano? In che senso?»

Tsuki No Hikary (#KuroTsuki)Where stories live. Discover now