27 - Sette ore filate

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16 novembre 2012 

«Ti sembra normale che io debba dormire scomodo a casa mia?»

«Non è esattamente casa tua.»

«Più mia che tua, in ogni caso. Che senso ha questo affare?» Kei spinge con le ginocchia contro il cuscino che Kuroo ha posizionato per lungo in mezzo a loro, sul letto di Aki.

«Grazie Kami! Si è dimenticato quello che ho detto prima!» esclama Tetsurou ispirato.

Kei sbotta a ridere di nuovo, ripensandoci, e tira un calcio sulle ginocchia di Kuroo, subito sotto il limite del cuscino «Vattene per terra, o sul divano, se sei così animale.»

«Ahia! Ma quanto sei violento?»

«Te lo meriti. Odio stare scomodo. Ma poi, sul serio pensi che ti lascerei fare quello che ti pare?»

No. Sì. Si guardano e nessuno dei due sa la risposta. In più, pensarci non aiuta. Tetsurou si passa una mano sulla faccia, per dissimulare l'imbarazzo e ringrazia mentalmente la presenza del cuscino.

Improvvisamente, la stanza piomba nell'oscurità. L'illuminazione del soggiorno che, con la porta aperta, aveva creato una penombra amichevole, è temporizzata. Kei lo aveva dimenticato. Dalle tende non filtra neanche un filo di luce, perché ad Aki è sempre piaciuto dormire nel buio assoluto. 

Resta solo il suono dei respiri.  E per un po' è più che abbastanza. 

Persino troppo.  Tetsurou si smarrisce nei contorni di Kei che emergono dall'oscurità, lungo il profilo della sua mano poggiata sotto il viso, fra le ombre che disegnano i volumi del suo corpo. Altroché, quel cuscino è un baluardo di sanità mentale.

E' Kei a spezzare il silenzio. «Dimmi dei vigneti.»

«Quindi i cinque minuti non sono ancora finiti?» lo provoca Tetsurou.

«Finiscono quando lo decido io.»

«E quando?»

«Quando mi avrai stancato.»

«Io non ti stancherò mai» replica Tetsurou. Lo dice con scioltezza, come fosse una verità semplice e assodata.

Kei deve concentrarsi per mettere insieme la strafottenza necessaria. «Fuori da questo letto!» intima, tirando un'altra pedata; stavolta Tetsurou reagisce in fretta e gli blocca la caviglia, imprigionandola fra le proprie. 

Kei si divincola il minimo necessario per non perdere la faccia.  «Lasciami, scemo.»

«Come si dice?»

«Crepa... »  lo pronuncia con l'intonazione leziosa di un per favore.

Tetsurou ride e gli libera la gamba. «Siamo a ventidue: non ho perso il conto. Sai che c'è? Potrei stare qui a provocarti fino alla fine dei tempi.»

«Io invece potrei buttarti fuori casa anche subito. Adesso basta cazzate, Kuroo-san: vigneti!»

«Vigneti» ripete Tetsurou. Prende fiato per parlare, ma poi ci ripensa. «Non crederai che sia gratis... »

«Cosa?»

«Le informazioni. Hanno un valore. E un prezzo» sussurra, cospiratorio.

«In denaro o in natura?»

«In natura è un'idea...»

«Guarda che il cuscino lo hai messo tu» lo sfida Kei, con la massima arroganza. E' tutta apparenza, naturalmente. In realtà sta annaspando in un oceano di contraddizioni. Quasi non respira per la violenza del desiderio che sente di buttare nel cesso sedici anni di pretese di indipendenza insieme al maledetto cuscino.

Tsuki No Hikary (#KuroTsuki)Where stories live. Discover now