16 - Nausea

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1 novembre 2012

La festa di compleanno di Yama è un tributo annuale che Kei paga alla loro amicizia.

Quest'anno, Yama l'ha organizzata al club, dopo l'allenamento. Oltre alla squadra al gran completo, comprese le manager, ci sono tre o quattro dei loro compagni di classe, un tizio molto in gamba del basket che ha un debole inspiegabile per Hinata, due primine che seguono Kageyama ovunque vada e le pallavoliste del Karasuno femminile, invitate da Sawamura, che ha una cotta per il capitano e l'unico a non saperlo è lui stesso.

Nel complesso, Kei preferirebbe un anno di monacato in Tibet a dieci minuti di danze sfrenate in palestra con quella gente. Il bene che vuole a Yama si può misurare dal fatto che sia disposto a starsene lì buono per un paio d'ore senza le cuffie in testa. Che si metta a ballare, possono sognarselo.

Al momento, Kei sta osservando il tizio del basket che ascolta rapito i deliri di Hinata a base di onomatopee. E' chiaro che non ci stia capendo un tubo, ma finge il contrario. Kageyama li sta guardando malissimo, ma anche lui finge. Finge che non gliene importi niente e finge di interessarsi alle moine delle sue ammiratrici.

E' interessante che, a prescindere dall'età, dal genere, dal censo, dal contesto, la simulazione sia saldamente alla base delle interazioni sociali, specie di quelle di matrice sentimentale. L'ennesimo eccellente motivo per evitarle.

Kei si accorge che Yama lo ha raggiunto solo quando se lo trova davanti, sorridente, con in mano un vassoio colmo di cibo. «Non c'è niente che ti vada?» chiede Yama, guardando il piatto di plastica colorata di Kei, mezzo vuoto. «Una volta gli onigiri di mia mamma li adoravi.»

E' la verità: la Signora Yamaguchi è un portento in cucina. Ma stasera Kei non è dell'umore giusto per onorare un banchetto.

«Sei il festeggiato, Yama, non hai niente di meglio da fare che spiare il mio piatto?»

«Sono anche il tuo migliore amico e sono preoccupato: ultimamente stai mangiando ancora meno del solito, che già è poco.»

«Piantala. Non è vero. Non si preoccupa mia madre, devi andare in ansia tu? Sto benissimo.»

«Se stai benissimo non lo so, ma che non mangi è vero. E guarda che non me ne sono accorto solo io. Anche Suga-senpai lo ha notato, lo ha detto a Daichi-san che poi è venuto a chiedermelo.»

«E tu che gli hai detto?»

Yama non ha paura di fissare Kei negli occhi. Li conosce come fossero i propri. «Secondo te che gli ho detto?»

«Ti assicuro che anche col tutore sono in grado di darti un pugno in faccia.»

La risatina tipica di Yama, un po' divertita e un po' seccata, è un suono tutto sommato rassicurante. «Gli ho detto che si sbagliavano. Che non avevo notato niente.»

«Ottima risposta. Quindi, qual è il problema?»

«Va bene, Tsukki, ho capito, lasciamo perdere. Ma se continui così, finisci male. Almeno facci caso, sarebbe proprio da te ridurti da ricovero e non essertene nemmeno reso conto.»

«Che idiozia!» si ribella Kei, ma intanto gli torna in mente l'attimo di dubbio che ha avuto quella stessa mattina, quando non ricordava più se il buco solito della cintura fosse l'ultimo o il penultimo.

«Se lo dici tu... » risponde Yama, stringendosi nelle spalle. «Però ricordati che il mondo sulle spalle non lo devi portare da solo.»

«Fanculo Yama. Smetti di sparare a caso frasi prese dai giornaletti di tua sorella e torna lì in mezzo a quegli scemi a ballare e a divertirti. Perdere tempo con me lo fai tutti i giorni, sedici anni li compi solo oggi: vai a festeggiarli!»

Tsuki No Hikary (#KuroTsuki)Where stories live. Discover now