10 - Segreti

348 29 28
                                    

21 agosto 2011

Tadashi corre verso il parco a perdifiato, tenendo in mano il telefono. Sono secoli che Tsukki non gli chiede di uscire, di vedersi da qualche parte e non è un'occasione che si possa sprecare.

Arriva sfiatato e si ferma a comprimersi la milza con la mano.

Tsukki sta volando sull'altalena. Era certo che lo avrebbe trovato lì.

Lo raggiunge ansimando, lui saluta con la mano senza smettere di dondolarsi. Tadashi coglie il messaggio: sarà una faccenda lunga. Ma non importa, ha tempo. Siede sull'altalena accanto e inizia a dondolarsi anche lui.

A un certo punto, senza preavviso, Kei frena con i piedi. «Ti devo parlare» dice.

Tadashi frena a sua volta e lo osserva. Sembra che niente sia mutato in lui, che stia solo crescendo a vista d'occhio, come sempre. Bisogna conoscerlo in profondità per notare il cambiamento, sottile ma permanente.

«Come stai, Tsukki?»

E' una domanda non tanto intelligente, ma tutto sommato lecita.

«Tu come credi che stia?»

«Male.» Come potrebbe stare bene? Non sono passati neanche due mesi.

«Quindi?»

«Quindi niente» Tadashi abbassa gli occhi. «Se posso fare qualcosa... »

Kei osserva una a una le reazioni del suo migliore amico: la timidezza che dopo tanti anni ancora lo fa arrossire di disagio ogni volta che Kei lo provoca; la gentilezza che gli illumina gli occhi; una bontà d'animo sincera e profonda che accetta ogni rimprovero; una lealtà assoluta. Ha già fatto tantissimo e neanche se ne rende conto.

«Non è di questo che volevo parlare.»

«Okay. Ti ascolto.»  E' così che bisogna prendere Tsukki: lasciandogli il controllo della situazione. Altrimenti si mette sulla difensiva e la corazza di sarcasmo diventa impenetrabile.

Kei si imbroncia, riflette, si dà una singola spinta e aspetta che l'inerzia la smorzi, dondolando piano. «Credo che non mi interessino le ragazze» dice, asciutto.

Tadashi allarga gli occhi. Si morde le labbra, strofina le dita, incerto su quale sia la risposta giusta. Come se ce ne dovesse per forza essere una.

Kei è certo che in questo momento stia esaminando freneticamente tutte le possibili interpretazioni della sua affermazione, per essere sicuro oltre ogni dubbio di non aver tratto conclusioni sbagliate. E' un processo che può metterlo in crisi per ore.

«Yama, mi piacciono i maschi» chiarisce Kei.

«Certo. Va bene. Okay» approva Tadashi, annuendo con la testa. E' arrossito fino alle orecchie e i suoi occhi vagano intorno a quelli di Kei, evitando di incrociarli.

«Volevo essere io a dirtelo, prima che ti arrivasse, che ne so, qualche pettegolezzo. Sei il mio migliore amico.»

Migliore amico. Parole rare e preziose, da parte di uno come Tsukki. Tadashi le accoglie con gratitudine, gustandone il calore fino in fondo. «Grazie» dice semplicemente.

Nella mente di Kei è già partito il conto alla rovescia. Dopo la prima reazione, la natura complessa di Tadashi si rivela pienamente: è curioso, profondo, ansioso di sviscerare i problemi, di scomporli in pezzi più piccoli. Da grande potrebbe fare il chirurgo, oppure l'ingegnere.

3...2...1

«Fra noi non cambia niente, vero?» E' una preoccupazione autentica, intensa e vibrante. Ma Kei l'aveva prevista.

Tsuki No Hikary (#KuroTsuki)Where stories live. Discover now