22 - Fantasmi

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16 novembre 2012

Quando Kei riapre gli occhi è notte fonda. 

Dal bovindo si vede la strada immersa nel buio. I lampioni sono spenti, qualche luce lontana arriva da altri quartieri, dove le gente vive altre vite, indifferenti ed estranee.

Quando era piccolo, per Kei era un tormento quest'idea balzana che nello spazio di una vita si potessero incontrare solo un numero finito, e molto piccolo, di altri umani e solo con pochi di loro intrecciare relazioni. Per una mera questione statistica, si rischiava di vivere e morire senza aver conosciuto nessuna persona realmente significativa. Nessuna davvero compatibile.

Aveva posto questo problema a tutti e la risposta più convincente, nella sua totale assurdità, era stata quella di Aki: siamo in mano al destino. Significava che i calcoli di Kei erano giusti, ma che forse non era tutto lì, in poche brutali righe di algebra su un foglio. Dopotutto c'era la Bellezza al mondo, che non si quantificava facilmente: si poteva oggettivare in qualche misura, ma non ridurre in cifre. C'era la fede, per quanto poco gli interessasse, al livello personale. Esistevano tutta una serie di istanze umane sfuggenti, riluttanti a essere rappresentate da una formula e capaci di ribaltarne il risultato.

Forse, pensa Kei, è una di queste che lo ha portato esattamente dove si trova ora, a infilarsi gli occhiali alla cieca nel buio, cercando di distinguere i volumi di una stanza sconosciuta, in una casa sconosciuta, in una città ancora più sconosciuta.

Una cosa sola non è sconosciuta, anche se dovrebbe esserlo, ed è il respiro regolare di Tetsurou, immerso nel sonno più profondo.

Dorme prono, con la faccia incastrata fra la seduta e lo schienale del divano e la testa premuta contro le cosce di Kei. Se si muovesse, finirebbe per svegliarlo. Allunga il braccio e tasta la superficie del tavolino a fianco del divano, in cerca del telefono. Lo trova e controlla l'ora: 05:08. La sveglia è puntata alle sei e un quarto.

Kei non è uno che dorma molto: sei ore per notte al massimo, qualche volta di meno. Stanotte ne avrà dormite quattro scarse. Cerca di stiracchiare le spalle intorpidite con la massima economia di movimenti. Si è addormentato da seduto, rannicchiato nell'angolo e, nel sonno, è crollato di lato, tutto storto, con la testa contro i cuscini dello schienale, un braccio ripiegato sotto il viso e l'altro abbandonato. Nel momento in cui ha ripreso coscienza, la mano attaccata in fondo a quel braccio vagante era posata sul dorso di Kuroo.

Kei si massaggia il collo e si concede di non pensare per qualche minuto ancora. Di non fare assolutamente nulla, se non chiudere gli occhi e ascoltare il respiro di Kuroo nel silenzio.

E' un mistero come possa riuscire a respirare in quella posizione, eppure sembra sereno. Domani, o meglio oggi, sarà una giornata dura per lui e il giorno successivo anche di più, dovrebbe accumulare più ore di sonno possibile.

Kei non ha ancora deciso cosa farà: vorrebbe presenziare alla cerimonia funebre, ma non ha alcuna intenzione di restare ospite lì quando la casa si riempirà di gente. La soluzione più sensata è andare a dormire a casa di Akiteru la notte successiva e ripartire sabato, subito dopo il rito. Condoglianze. Buon compleanno. Addio.

E' piuttosto chiaro che  tutta questa faccenda sia una forma particolarmente infida di sadomasochismo, nutrito dallo scemo che russa lì a fianco, che si è messo in mente di voler esplorare i confini del proprio orientamento sessuale proprio adesso. Con la persona sbagliata.

A monito di come stanno le cose, la foto sulla mensola, di Kuroo con la ragazza bionda. Kei iesce a distinguere solo la cornice, ma è più che sufficiente: prima ha avuto modo di studiarla attentamente. Lei sembra sulla ventina, forse anche ventidue o ventitré, ma sarebbe proprio da Kuroo cercarsi una più grande. La cosa che fa impazzire Kei è che, guardandola bene, in qualche modo... beh, occhiali a parte...

Tsuki No Hikary (#KuroTsuki)Where stories live. Discover now