21 - Profondo blu

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8 agosto 2010 

A Kei la casa al mare è sempre piaciuta. Così come gli piace il mare, in un modo molto privato, però. Lo ama come un ammiratore, uno spasimante, uno spettatore affascinato dalla mutevolezza, dalla crudeltà, dalla quiete degli abissi. Gli piace camminare sulla riva, lasciando impronte leggere che si cancellano alla prima onda che le lambisce. Gli piace nuotare fino al largo e poi immergersi, fluttuando nella più totale solitudine che si possa sperimentare sul pianeta. Quella dei sensi attutiti e del respiro compresso nei polmoni: una rotonda bolla d'ossigeno a cui è appesa la vita e che deve bastare a se stessa.

Le grand bleu lo chiama suo padre, che gli ha mostrato quel mondo e a cui piace altrettanto, ed è molto di più di un colore, un luogo o una sensazione. E' uno stato d'animo, un sentimento. Che ha la pregevole e rara caratteristica di essere totalmente neutro: né positivo né negativo. E' la percezione di sé nella vastità, uno stato di equilibrio fra l'immenso e l'insignificante.

Kei sta nuotando a larghe bracciate verso il confine della scogliera, per arrivare al mare aperto. Akiteru è uscito di casa ieri in piena notte, ha preso l'auto e non è ancora tornato.

Come se fuggire dalla realtà potesse cambiarla. Come se le persone si potessero cambiare. Come se fosse lecito aspettarsi qualcosa dagli altri solo perché si condivide una porzione di DNA. Ne condividiamo parecchio con i maiali, ma non ci aspettiamo granché, da loro.

Forse è perché Aki ha il suo mondo: la scuola, la pallavolo, gli amici e magari, più che fuggire, ha un posto dove rifugiarsi, per schiarirsi le idee e passare oltre. Per Kei, invece, c'è solo quel blu profondo e freddo, a suo modo accogliente.

***

«Il divorzio è fra me e vostra madre, non fra me e voi, spero che questo sia chiaro.»

Papà parla sempre come se si rivolgesse a un'immaginaria platea di studenti o di collaboratori. Gente ansiosa di stare ad ascoltarlo, che prende appunti e pende dalle sue labbra. Kei per un attimo si è chiesto se non stesse aspettando un applauso.

Anziché applaudire, mamma ha annuito, guardando fisso i pezzi di tofu annegati nella zuppa di miso.

Aki ha sospirato. «Mamma?»

«Sì?»

«Non hai niente da dire?»

«Cosa dovrei dire, tesoro? E' una decisione ponderata.»

Ponderata. Come una media statistica, come una funzione matematica. Uno degli aggettivi preferiti di papà, ripetuto così tante volte da essere un caposaldo del lessico familiare.

Aki affonda il cucchiaio nella ciotola e ingurgita zuppa bollente, per obbligarsi a tenere chiusa la bocca.

«Posso fare una domanda?» chiede Kei, esattamente con il tono cortese e interessato di uno studente al primo banco.

«Certo» risponde il padre, incoraggiante.

«Che bisogno c'era?»

Papà si prende qualche attimo per confezionare una risposta che, evidentemente, viene da qualche rivista di psicologia da quattro soldi "Divorzio: 10 consigli per comunicarlo ai figli adolescenti nel modo giusto". «Certe volte, Keicchin, i matrimoni... »

«Non chiamarmi così, per favore, non ho più cinque anni.»

Leon sospira, ma ci tiene ad assecondare il figlio. «Hai ragione, Kei. Dicevo che certe volte i matrimoni finiscono e basta e in questi casi è opportuno... »

Tsuki No Hikary (#KuroTsuki)Where stories live. Discover now