25 - Il nido del mondo

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16 novembre 2012 

Dallo spioncino, Kei vede la trama fitta del guanto di lana verde. Apre la porta, facendosi da parte. Kuroo lascia le scarpe sull'uscio e scivola all'interno; la stanza sembra improvvisamente molto più stretta.

«Ciao» saluta Kei svogliato, mentre richiude la porta. Gli manca il coraggio di guardarlo negli occhi.

«Ciao» risponde Kuroo tranquillo. E tende entrambe  le braccia in avanti: in una mano stringe il guanto, nell'altra tiene una busta di carta, con il logo di una pasticceria di Nerima.  «Doni d'ingresso» spiega.

Kei afferra il guanto e guarda sospettoso la busta. «Cos'è?»

«Non hai ancora imparato come funzionano i regali? Guardaci da solo!»

Sembrano passati cent'anni da quella sera sull'altalena.

Kei estrae una scatoletta trasparente che contiene un monoporzione di meringa e fragola. «Una pavlova? E tutte quelle chiacchiere sulle fragole fuori stagione?»

«Così ora sai che anche a Tokyo esistono le serre. Ma in primavera ti farò assaggiare qualche fragola vera.»

Finalmente Kei solleva lo sguardo. Quello di Kuroo è attento, diretto, ma non sfrontato. Ha gli occhi concentrati di un acrobata che stia camminando sospeso nel vuoto.

«Come sta tuo nonno?» Kei apre il frigo e ci infila il dolce.

«Ho solo cinque minuti, vorrei usarli per parlare di noi» risponde Tetsurou, togliendosi il giubbotto. «Dove lo metto? E' un po' bagnato.»

«Lì» Kei indica un attaccapanni vicino all'ingresso.

«Siamo a casa di tuo fratello, giusto?»

«Sì. Lui non c'è. E non esiste nessun noi, Kuroo-san. Mettitelo bene in testa. Comunque, tuo nonno non è nel conteggio dei minuti. Dimmi come sta.»

Kuroo sorride. Uno tipo di sorriso che Kei non ha ancora mai visto: sfacciatamente sicuro, ma in qualche modo anche dolce. «Molto meglio. Grazie. E non intendo grazie come formula di cortesia. Intendo che ti sono grato.»

Kei riesce a trattenere il compiacimento, ma non può nascondere il sollievo. «Che significa meglio?»

«Che si è svegliato stamattina. Che ci sta con la testa. Che il bypass probabilmente non servirà. Ho passato con lui tutto il tempo che potevo, oggi.»

«A parte le ore che hai sprecato cercando me in giro per Tokyo.»

«Ero preoccupato.»

«Sei uno stalker.»

«Sono...» innamorato. Tetsurou trattiene le parole e le soffia via con una lunga espirazione. «Lasciamo perdere. Piuttosto: adesso come funziona? Fai partire il cronometro? Posso sedermi?»

«Certo, dove vuoi.»

Fra lo snack della cucina all'americana e il tavolo basso del soggiorno, Tetsurou sceglie la terza opzione. Va a sedersi per terra, davanti alla porta finestra chiusa, che dà su un finto balconcino, solo una ringhiera aggettante pochi centimetri dal muro.

L'ennesimo tratto della personalità di Kuroo che Kei adora: la capacità di guardare il mondo fuori dagli schemi, di vedere, e di scegliere, il percorso meno ovvio. Quello imprevedibile, inaspettato, alternativo.  Va a sedersi al suo fianco. «Sei affascinato dai muri scrostati delle periferie industriali?»

«Punta alla luna, mal che vada avrai vagato fra le stelle... »

«A parte l'assurdità scientifica della frase, date le distanze astronomiche... stai citando la tua maglietta? Seriamente?»

Tsuki No Hikary (#KuroTsuki)Where stories live. Discover now