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× × ×

"Tieni." mormora mentre gli passa un bicchiere di succo, sedendosi poi sulla poltrona accanto alla sua, guardando altrove.

"Grazie." sussurra lui, sospirando pesantemente quando vede che si sente completamente in imbarazzo e cerca di guardare tutto fuorché lui stesso. "Non credi che dovremmo parlare?"

"Direi di sì." risponde con un tono di voce decisamente basso.

"E potresti almeno guardarmi negli occhi?" la osserva mentre prende qualcosa dal cassetto, degli occhiali da sole che indossa.

"Meglio?"

"No." risponde con un sorriso, alzandosi per toglierglieli, poggiando una mano sotto il suo mento per poter guardare i suoi occhi blu.

"Dai."

"Perché non vuoi guardarmi in faccia?"

"Perché sei arrabbiato." risponde, giocando con le dita delle mani.

"Non sono arrabbiato."

"È quello che direbbe una persona arrabbiata."

"Non lo sono, davvero." accarezza la sua guancia e lei sospira leggermente, mordendosi il labbro inferiore per il nervosismo.

"A me lo sembri."

"Perché dovrei esserlo?"

"Perché.. lo sai il perché."

"Immagino a cosa tu stia pensando, ma non ho capito perché dovrei essere arrabbiato. La gente si bacia di continuo."

"Così non aiuti per niente." sbuffa.

"Non intendevo definirlo in maniera negativa, ma voglio farti capire che ti stai facendo troppi problemi per nulla."

"Non puoi dire che non è nulla."

"Nulla nel senso di semplice." le accarezza il mento. "Non fraintendere le mie parole."

Lei annuisce ma resta in silenzio, sentendosi comunque in imbarazzo anche se lui le ha detto di non essere arrabbiato o qualcosa del genere.

"Non è una cosa che ha fatto uno die due, l'abbiamo fatti insieme." riprende lui.

"Ho notato."

"E allora perché hai questa faccia?"

"Perché ho passato giorni su giorni a pensare a cosa dirti e ho dimenticato ogni singola parola, mi sento una scema adesso." confessa.

"Con me non devi premeditare dei discorsi." sorride per tranquillizzarla. "Puoi dire qualsiasi cosa."

"Ehm.." ci pensa. "Non lo so, cosa vuoi che ti dica?"

"Ho bisogno di sapere se le cose tra noi resteranno le stesse o cambieranno, Noemi." dice con un tono serio.

"Dipende."

"E da cosa?"

"Da quello che intendi per 'cambieranno'."

"Tu cosa intendi?" chiede ma lei gira la testa dall'altro lato, mordendosi ancora più freneticamente il labbro inferiore.

"E se rispondo in una maniera che non ti piace?"

"Me ne farò una ragione." accarezza i suoi capelli. "Per me le cose non sono più le stesse." risponde e a lei cade il mondo addosso.

"Nel senso che.. che non vuoi vedermi più?" borbotta e si forza a non lasciarsi vincere dalla forte emotività.

"No, non intendevo dire questo." risponde. "Ho amato quel bacio." confessa poi.

Noemi sussulta e si da della stupida per aver pensato che fosse davvero capace di andarsene e non vederla più. Raccoglie tutto il coraggio che ha in corpo e accarezza il dorso della mani fredda del ragazzo, sorridendo quando la vede prendere la sua per stringerla.

"Già, anche io." risponde poi, poggiando la testa contro la sua spalla e lui sorride, chiudendo per un momento gli occhi e riaprendoli subito dopo mentre si gira e le afferra il viso, contornando le sue labbra con il dito. "Non guardarmi così." ridacchia mentre si copre il viso.

"Perché no?"

"Mi metti in imbarazzo."

"Dai nena fatti guardare." afferra le mani che coprono la sua faccia e le stringe tra le sue, cogliendola di sorpresa quando si avvicina e bacia le sue labbra.

Lei sorride e ricambia, poggiando le mani sulle sue spalle e facendosi più vicina a lui. Si staccano e si sorridono ancora, facendo unire le loro fronti mentre si prendono del tempo per guardarsi, tornando a baciarsi poco dopo.

"Dovrei ucciderti, ho pensato al peggio per tutti questi giorni." sospira lei.

"Potrei dirti lo stesso, non c'eri mai quando venivo qui."

"Volevo del tempo per pensare e.. dopo la partita del 23 ho pensato che non fosse il momento più adatto per parlare."

"Perché abbiamo perso? Il mio lavoro non c'entra niente con noi due."

"E tu me lo stai dicendo adesso, non lo sapevo e non ho voluto rompere le scatole."

"Va bene, va bene." la ferma e ride mentre lei fa una smorfia. "Ho afferrato il concetto."

"Sarà meglio."

"Non stiamo insieme da nemmeno 15 minuti e già mi minacci?"

"Ah, stiamo insieme?" alza un sopracciglio. "A me non hai chiesto nulla, playboy."

"Lo siamo da quando ti ho baciata poco fa."

"E se io non fossi d'accordo?"

"Lo sei, te lo leggo negli occhi."

"Ti concendo questo punto." sorride lei, baciando la sua guancia.

"È un si?"

"Lo hai detto che stiamo già insieme."

"Perfetto." mormora. "Adesso però dobbiamo fare qualcosa che avremmo dovuto fare prima, molto probabilmente."

"Ovvero?"

"Non ho idea di come mettermi in contatto con te."

"Ah!" sussulta. "È vero, non ci avevo minimamente pensato. Dammi il telefono."

"Tieni." glielo porge e lei salva il suo numero, entrando poi su whatsapp per inviarsi un messaggio. "Perché ti stai mandando un messaggio?"

"Perché mi secca alzarmi per prendere il mio, sto bene qui."

"Ti direi lo stesso, ma ho il bracciolo della poltrona che mi perfora la schiena."

"Ops, scusa." si mette dritta e pensa a come fargli spazio, ma lui la prende in braccio e si sposta sul divano.

"Adesso va decisamente meglio."

"Se dovesse entrare qualcuno adesso, saremmo nei guai."

"Claudio non tornerà prima di questa notte e Davide.. lui non lo so, ma sono fiducioso sul suo restarsene a casa."

"Dovrei dirglielo."

"Hai tutto il tempo del mondo, prenditi il tuo tempo."

"Però potrei dirlo alla mamma per adesso. E a Marika."

"Come vuoi." mormora e bacia la sua guancia.

"Tu lo vuoi dire a qualcuno?"

"Diciamo che lo sanno già."

"Comunichi telematicamente a lunga distanza?"

"No, ma diciamo che ho detto a mia madre di come ci sia questa ragazza con cui voglio stare e come mi sarei impegnato a prendermela."

"Sei fiducioso, ok ti concedo anche questo punto." sorride e si avvicina per baciarlo, di sua completa iniziativa.

Favola / Paulo DybalaWhere stories live. Discover now