21. All about us ☆🔞

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"Sfiorami con un sospiro
sussurrami dentro un bacio".

P.D

Kevin mi agguantò con un'occhiata e le sue iridi feline cominciarono a scolpirmi per intero.

Era ancora seduto sul mio letto, quando, con andamento lento, le sue pupille languide iniziarono a modellarmi, defluendo su di me in una piena di libidine.

Con attenzione, percorse il contorno sottile delle mie caviglie, dipingendo, con estrema lentezza, il segmento longilineo delle mie gambe nude.
Lo vidi indugiare sulla curva dei miei fianchi, abbozzandone i margini arrotondati.
Con calma, si dilungò sul mio seno, smosso da un'altalena di respiri palpitanti, fino a quando non raggiunse le mie labbra.

Quegli occhi stavano facendo razzia del mio corpo, lo stavano depredando passo dopo passo, lo stavano saccheggiando, come un antico popolo vittorioso su una città caduta.

Lo vidi inghiottire il vuoto, mentre il suo sguardo s'infiltrava nel mio.
Quel viola elettrico anticipava un tifone in arrivo, lo annunciava come una premonizione delfica.

"Kevin...".

Stavo per sfilare le cuffie, ma lui m'invitò a tenerle con un cenno, poi si alzò, dirigendosi verso di me.

Non mi aveva ancora toccato, ma già lo sentivo ovunque.

Kevin era in grado di incidermi col pensiero, di inchiodarmi a lui con una sola occhiata.

Non mi ero accorta di avere lo specchio alle spalle, fino a quando non mi fece voltare, con un'impronta gentile, verso il mio riflesso.

Mi sfilò delicatamente il telefono dalle mani.

Vacillai.

Quegli occhi addosso mi offuscavano la mente.

Pigiò su una traccia della mia playlist, prima di appoggiarlo sul comodino accanto a noi. Poco dopo, in un sottofondo di note, "All about us" si fondeva con il battito accelerato del mio cuore. Il volume basso della musica non mi isolava dall'esterno, permettendomi di udire ogni suo movimento.

Lo guardai attraverso lo specchio, mentre lui avvolgeva le mie spalle tra le sue braccia.

La sua bellezza era abbacinante.

Era alto un metro e novanta e con quella cazzo di tuta grigia, che aderiva come una colla ai muscoli definiti del suo corpo, era irresistibile.
I capelli neri cadevano a ciocche ondulate sulla fronte, ombreggiando il suo sguardo tenebroso, e le sue labbra carnose s'incurvarono in un tenero sorriso quando mi vide arrossire per via di quell'innocente contatto.

Sentirlo dietro di me in quell'intimo abbraccio mi innalzò sull'Olimpo.
Il suo fiato sulla nuca era il soffio di Zefiro e le sue braccia intorno a me erano le sponde di Eea. Come Circe da Ulisse, io ero incantata da Kevin, giunto sulla spiaggia del mio esilio da terre lontane e perigliose. Arrivato dopo un'epica battaglia che aveva impegnato greci e troiani per dieci anni. Come questi antichi uomini, anche noi stavamo lottando contro un'esercito di nemici pronti a sferragliare un attacco imminente.

Un esercito guidato dal desiderio e armato di sesso.

Chiusi gli occhi, quando le sue dita ambrate tratteggiarono una lieve carezza sulla carotide, dondolando, intrepide, fino al bordo della scollatura.

Lo sentii schiarirsi la voce roca.

"Guardati" ordinò, graffiandomi con un bisbiglio.

Aprii gli occhi e lo vidi scrutare con solerzia il ritmo del mio respiro.

Quel viola era sottile e lascivo, mi assaggiava lussurioso, mi piluccava millimetro per millimetro.

"Sei bellissima, Selene".

Quel sussurro rauco creò dentro di me un delirio di emozioni.

Discese, piano, lungo la stoffa dell'accappatoio, fermandosi esattamente sul nodo della cintura, tirò un lembo, mentre venivo travolta da un flutto ebbro di desiderio.

"Kevin... io..."

Ansimavo, sotto quegli occhi e quelle mani.

"Non ho mai...".

Lui abbassò le palpebre, perdendosi nel profumo dei miei capelli.

"Lo... so" mormorò, gracido.

Le sue iridi mi immobilizzarono nel mio riflesso con un cipiglio perverso.
Lo avvertii mentre si assodava sul mio fondoschiena. Era turgido e teso contro di me, in un palpeggio duro e pressante.

Nel mio ventre si addensò un calore stringente, mentre i suoi fianchi oscillavano sulle mie curve. Sentivo la spugna premere sulla mia cute cocente, mentre le sue dita sfilavano leggiadre la cordina dell'accappatoio.

La stoffa si allargò, mentre Kevin deglutiva, estasiato dalla vista del mio corpo seminudo.

Arrossii di nuovo e la sua eccitazione aumentò.

Era rigido e in tensione, ma i suoi movimenti erano guidati da una calma meticolosa.

I suoi polpastrelli tracciarono un segno quasi impercettibile lungo il mio addome, in un saliscendi di brividi incontenibili, mentre la sua mano scendeva sempre più giù, sfiorandomi l'inguine in un cerchio appena accennato.

Sobbalzai.

Un gemito strozzato mi attraversò la gola mentre l'ossigeno continuava a diminuire.

"Apri... le gambe" sussurrò, sfiorandomi l'interno della coscia.

Aveva lo sguardo fisso sullo specchio, nel punto esatto in cui aveva le mani.

Obbedii, fremendo a quel contatto.

"Senti... l'effetto che mi fai" disse rauco, facendo aderire completamente il suo turgore contro la curva morbida del mio bacino.
Le sue dita si mossero ancora, scesero sul pube, accompagnate dalla solita lentezza snervante, poi lo trovarono, il mio centro, e iniziarono a divagare in un vortice ondeggiante.

Oh... mio... Dio!

Come poteva un semplice tocco dare tutto quel piacere?

Non avevo mai provato niente di simile, era come essere assunti in Paradiso, vagare tra le nuvole, ed essere risputati nelle fiamme dell'Inferno.

Sentivo nel mio grembo un urgenza implacabile, una follia che stava per scuotere ogni cellula del mio corpo.

"Come sei... pronta, Selene" bisbigliò, completamente immerso nella visuale che aveva innanzi.

Quando quelle dita entrarono dentro di me raggiunsi l'apice. Fui attraversata da una scossa di terremoto che investì tutti i cinque sensi, mentre la ragione si spegneva, lasciando soltanto la scia di un rumore bianco.

Mi abbandonai tra le sue braccia, inerme. Mi prese in braccio e mi portò a letto, poi posò la bocca sulla mia in un soffio delicato.

"Sei la mia dea, Selene" disse, catturando la mia bocca nella sua.

UCCIDIMI DOLCEMENTENơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ