51. Memories ☆

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"Gli occhi sono un riflesso oscuro
in cui l'anima si specchia".

P.D

Daniele guidava a velocità moderata.

La giornata si profilava rovente, il sole aveva già fatto capolino sulle colline, e lui non vedeva l'ora di terminare le consegne.

Spinse sull'acceleratore quando incontrò la salita che conduceva in città.

Il panorama si profilava tranquillo sotto i suoi occhi, la campagna si alternava alle recinzioni delle villette e ai loro giardini perfettamente curati.

Si trovava in campagna, prima tappa delle sue fermate.

Lasciò i pacchi, poi si mise in marcia verso la città dove lo aspettava il grosso delle consegne.

Accese lo stereo e Highway to Hell ruggì furiosa nell'abitacolo.

Alzò il volume della musica, lasciandosi trasportare dalla voce graffiante degli AC/DC.

Non c'era traffico, così, poco prima della semicurva ingranò la marcia.

***

Notte e vento si coagulavano in un prisma di neri che guizzava fulmineo in una manciata di istantanee.

Uno sbalzo improvviso, un fotogramma spezzato, un gesto muto nel silenzio, uno sguardo interrotto e riallacciato, riallacciato e interrotto.

Un suono indefinito, il rombo di una moto che correva veloce.

Un abbraccio stretto, al limite tra tutto e niente, presenza e assenza, sogno e realtà.

La nostra moto imboccò l'autostrada che portava a Roma.

Roma.

Da quando l'avevamo lasciata non eravamo più tornati in città.

Era stata la mia casa, i miei ricordi felici, la mia infanzia.

Roma aveva il volto mio padre.

Roma sapeva di Alessandro, giochi e zucchero filato.

Ma dopo la sua morte...

Era diventata una prigione.

Le sue strade erano mutate in un labirinto senza uscita, la sua eterna bellezza era diventata una ferita sulla coscienza.

Non riuscivo più a vivere lì da quando papà era morto, non la sentivo più casa mia.

***

Una cameretta buia, la sua foto tra le mani, occhi spenti, lacrime.

"Andiamo via mamma".

Sofia si era accovacciata di fianco a Selene, sul pavimento.

UCCIDIMI DOLCEMENTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora