Capitolo 10

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«Perché non mi hai chiamata prima Lex? Questa è una svolta decisamente importante!»

Imbocco una stradina isolata e salto sul marciapiede. Il bar dove vado a fare colazione è abbastanza pieno e mi sbrigo a cercare un tavolo. La voce di Robin mi richiama e riprendo il telefono.

«Lex, ci sei?»

«Sì, ci sono. Cosa stavamo dicendo?»

«Parlavamo della lettera. Perché non me lo hai detto appena l'hai trovata?»

«Diciamo che sono stata un po' occupata.»

«Dai racconta, di cosa parla? C'è forse una specie di segreto che la tua famiglia ti ha nascosto e ora che l'hai scoperto, vuoi riportarlo alla luce?»

«Cavolo, ma dove vivi, Robin. In un film horror?»

«Scusa, scusa. Mi sono lasciata prendere dall'entusiasmo.»

«Comunque è qualcosa del genere ma è complicato spiegarlo al telefono. Raggiungimi al bar dove andiamo a fare i compiti e ti dico tutto.»

«Perfetto. Non ti muovere che arrivo.»

Spengo la chiamata e metto il cellulare in tasca. Prendo il menù lasciato dalla cameriera al mio tavolo e fingo di scegliere cosa ordinare per non dare troppo nell'occhio. Non sono abile nel fare questo genere di cose ma devo ammettere che questo è un buon campo di prova per cominciare. Le cameriere e i clienti mi ignorano e tiro un sospiro di sollievo. Robin appare dall'ingresso e le faccio cenno agitando il braccio. Ci mette un po' per individuarmi ma alla fine mi raggiunge. È vestita con dei jeans neri e la maglietta bianca con lo scollo a V che spesso le vedo indossare a scuola.

«Allora, dimmi della lettera.» mormora eccitata appoggiando lo smanicato sullo schienale e la borsetta sulla sedia libera. Ordina un caffè e una brioche mentre io mi limito ad un cappuccino.

«Mi raccomando, non tralasciare alcun particolare.»

«Praticamente l'ho trovata nella cassaforte dei miei genitori la sera in cui la Pres mi ha parlato della storia del Coach. Il contenuto è personale ma prometto che prima o poi ti darò il permesso di leggerla.»

Tiro fuori il foglio con la lista di nomi e gliela appoggio davanti. Lei lo prende tra le mani facendo scorrere gli occhi dalla cima al fondo.

«Ho bisogno del tuo aiuto.»

Rialza lo sguardo e mi fissa perplessa.

«Cos'è? Un elenco della spesa? Perché mai qualcuno dovrebbe allegare un elenco della spesa ad una lettera?»

«Non è quello ma una lista di persone. Sono quindici nomi di gente coinvolte nelle vicende della squadra del 2000 di cui parlava la Pres. Vorrei parlarci, sapere cos'è successo, ascoltare la loro versione ma non ho idea di come contattarle.»

«Magari possiamo domandare alla Pres. Lei conosce tutti.»

«Ci ho pensato anche io ma prima in realtà, pensavo di fare un tentativo con mio zio. So che le possibilità che ci aiuti sono scarse ma magari riesco a tirargli fuori qualcosa per quanto minima. Nessuno meglio di lui, eccetto mia madre e mia zia (riposi in pace), può sapere come sono andate le cose.»

«Lex, non credi che se non te ne ha mai parlato prima, non lo farà neanche ora? Insomma, non penso possa cambiare idea a meno che non gli dici che hai scoperto tutto.»

«Devo comunque provarci e vedrò quale approccio è meglio usare. Ti chiamo a cose fatte.»

Pago il conto e ritorno a casa con la lista stretta nella tasca. Entro usando le chiavi sotto lo zerbino dato che le mie le ho dimenticate nello zaino di scuola. Mamma non c'è mentre zio Dominic sta bevendo il caffè in soggiorno. La televisione è accesa a gran volume ma le sue orecchie colgono all'istante la mia presenza.

«Ehi, vagabonda.» borbotta appoggiando la tazzina sul tavolo. «Sei uscita presto, dove sei andata?»

«A fare alcune ricerche. Sto cercando di recuperare alcune materie prima della fine della scuola.»

«I tuoi voti sono eccellenti, Lex. Forse dovresti smettere di preoccuparti così tanto.»

«La prudenza non è mai troppa. Comunque, vorrei parlarti. Hai cinque minuti da dedicarmi?»

Mi fa cenno col capo di accomodarmi e mi siedo occupando l'altro lato del divano.

«Di cosa vuoi parlarmi?» Chiede mentre abbassa il volume della TV.

«Non voglio girarci intorno perciò andrò dritta al sodo. Mia madre giocava a pallavolo e tu lo sai, vero?»

«Sì, immaginavo anche che prima o poi lo avresti scoperto. Riley non è mai stata brava con le bugie e devo dire che questa, a discapito delle mie predizioni, è durata anche più del previsto.»

«So anche di mia zia, quella morta.»

L'espressione di Dominic si irrigidisce e cerco di mantenere la calma.

«È per lei che mamma non viene mai alle mie partite o ad una delle feste della società? Perché mia zia è morta durante una partita?»

Dominic non risponde. Si alza pronto a fuggire. Sbuffo e incrocio le braccia. Dovevo immaginare che Robin aveva ragione. Mi appresto a sentire i suoi passi allontanarsi ma questi si fermano. Mi volto e vedo mio zio vicino alle scale.

«Dimentica questa storia, Lex.» dice. «Fallo per tua madre.»

«Lo so che per te è difficile ma per una volta potresti essere mio zio piuttosto che il fratello di mia madre? Ho bisogno del tuo aiuto, ti prego.»

Lui rimugina impassibile ma poi torna a sedersi accanto a me. Lo fissò sconvolta. Ha le lacrime agli occhi.

«Non amo discuterne, parte di me vorrebbe aver seppellito quella storia tempo fa.»

Prende un fazzoletto e si soffia il naso.

«Per troppo tempo ho seguito le linee guida di mia sorella senza pensare che tu, magari, un giorno non lo avresti fatto. Sei mia nipote e ti voglio bene più che a me stesso. Malgrado ciò, la mia devozione resta verso Riley e dunque, non posso tradire la promessa che le ho fatto.»

Abbasso lo sguardo. Eppure una parte di me quasi ci aveva sperato. Faccio per alzarmi ma lui sospira pregandomi di aspettare un momento.

«Non posso dirti quello che vuoi sapere. È la sua storia e spetta a lei il compito di parlartene.»

Mi volto verso di lui e il suo volto si addolcisce.

«Fammi una domanda Lex.» Mi esorta. "Fa una sola richiesta e ti risponderò sinceramente a patto che resti tra noi.»

Mi risiedo e mille pensieri travolgono la mia mente. Devo trovare la domanda perfetta. Inizio a pensarci e decine di opzioni mi appaiono sensate come, per esempio: Com'era mia madre, com'era mia zia, oppure cosa è successo dopo che Ginevra è morta.. Ma un'altra ha la meglio su tutte.

«Come posso rintracciare Andrea Brovies?» Domando d'istinto dopo aver cacciato le altre opzioni dalla testa.

«Perché chiedi di lui? Che intenzioni hai?»

«Hai detto che avresti risposto. Hai il suo numero?»

Non risponde ma si mette a cercarlo. Dopo averlo rintracciato nella rubrica, lo trascrive su un foglietto ma prima di consegnarmelo, mi rammenta:

«Fossi te prima di pensare a questa storia, mi concentrerei sulla semifinale di domani. Quella di certo non può aspettare.»

La Squadra Del 2000Where stories live. Discover now