Capitolo 28

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«Cassidy Bonardi lavora in uno studio legale che si trova accanto alla stazione e al museo d'arte contemporanea.»

«Tu e Lucrezia ci siete già stati?»

«No, sarà la prima volta anche per noi.»

«Il coach non viene?"

«Ha bisogno di parlare con le sue ex giocatrici prima della partita. Tenete conto che alcune di loro non si vedono da ben sedici anni e Brovies è convinto che prima della partita, vadano aiutate a familiarizzare con la questione.»

Christopher guida fino al posteggio che dista qualche metro dallo studio. Scendo dalla macchina mentre Robin osserva il cellulare. Il negozio di abiti sportivi davanti al quale ci troviamo, ha numerosi cappellini da tennis e qualche racchetta. Ci sono anche articoli di diverse discipline ma puntualmente, manca la pallavolo. È un classico che ginocchiere, palloni e calze si trovino solo nei negozi specializzati.

«Venite, da questa parte.»

Lucrezia e il padre di Nathan ci fanno strada lungo il viale trafficato a quest'ora della mattina. Arriviamo ad una grande inferriata di ferro e ci fermiamo davanti all'insegna.

«Ingresso solo con appuntamento.» Leggo.

«Per fortuna, noi ce l'abbiamo.»

Christopher schiaccia il tasto del campanello per poi rivolgersi verso me, Nathan e Robin.

«Ricordate che non dobbiamo dare nell'occhio. Cassidy non sa che siamo stati noi ad aver richiesto un appuntamento e se lo scoprisse, potrebbe non volerci ricevere. Pertanto, attenetevi a quanto concordato.»

«Parleremo noi due.» ribadisce Lucrezia incentivando il mio desiderio di fare a modo mio. «Ce la faremo.»

Una voce roca dal citofono ci invita ad entrare e ad accomodarci senza ulteriori domande. Attraversiamo l'enorme giardino dalle aiuole fiorite e arriviamo all'ingresso. Lo spazio è ampio tanto da riuscire a passare nonostante la mole di gente che entra ed esce. Alcune persone hanno il cartellino riconoscitivo, altri sono come noi, apparenti clienti. Ci sediamo in sala d'aspetto. Nessuno sembra badare a noi. La segretaria dell'ingresso è impegnata a rispondere al telefono e quando Christopher e Lucrezia tentano di approcciare, distoglie lo sguardo.

«Attendete ancora un minuto.» Ripete.

Accavallo le gambe. Non riesco a stare ferma senza fare nulla. Passa all'incirca mezz'ora e ancora niente. Nathan e Robin cercano di impiegare il tempo al distributore automatico mentre io preferisco elaborare un mio piano di riserva. Guardo verso Lucrezia e Christopher. Loro hanno già deciso come andrà a finire e per qualche ragione non mi sta bene. Ho cominciato io quest'impresa e spetta a me concluderla. Mi guardo intorno e alla prima occasione, sgattaiolo via. Supero la porta che introduce nel corridoio riservato. La quantità di persone diminuisce e lascia il posto a numerosi uffici privati. Leggo le etichette una ad una. Quella che mi interessa non riesco a trovarla. Cerco di sbrigarmi sperando che gli altri si accorgano il più tardi possibile della mia assenza. Controllo meglio tra gli uffici ma non trovo niente e nessuno. Mi metto le mani tra i capelli. Farei più bella figura a tornare indietro e fare finta di non aver preso l'iniziativa.

«Ti sei persa?»

Mi volto e colgo una figura retta dinanzi a me. Una giovane donna dai capelli neri raccolti in uno chignon, gli occhi raggianti e gli orecchini di perla, mi studia con freddezza. Indossa un completo nero con gli occhiali da vista che pendono dalla camicia bianca e le scarpe col tacco a spillo leggermente allungate sulle punte.

«No, non mi sono persa.» Farfuglio cercando di non sembrare, coi miei capelli scompigliati e i pantaloni di due taglie in più, una ladra o una senzatetto in cerca di carità.

La Squadra Del 2000Onde histórias criam vida. Descubra agora